Archivi tag: neo paganesimo

May Day Festa del Primo Maggio

May Day è una festa celebrata il primo maggio nell’emisfero settentrionale, è una festa di Primavera, la festa che segna l’inizio della Primavera inoltrata, della stabilità della bella stagione e l’avvento dell’Estate, la vera fine della stagione fredda, dell’Inverno ed è un periodo adatto a festeggiare all’aperto. E’ l’equivalente delle antiche feste pagane di Primavera come Calendimaggio, Beltaine, Walpurgisnacht, Maiuma, Floralia, che, con l’avvento del cristianesimo sono state inglobate e trasformate in feste religiose cristiane oppure sono sopravvissute sotto forma di feste della tradizione popolare. Oggi, con la crescita del Neopaganesimo, molte feste della Tradizione Spirituale pre-cristiana vengono celebrate di nuovo con lo spirito di un tempo, come feste religiose e spirituali.
Nella festa di May Day non possono mancare i fiori, le ghirlande di fiori, i canti e le danze, il Palo di Maggio, il Re e la Regina di Maggio e, a volte, l’accensione di falò.
May Day è una festa che celebra la primavera inoltrata celebrata in paesi e villaggi sin dai tempi più antici quando si smetteva di lavorare nei campi, perchè il periodo di semina era giunto al termine, e nelle fattorie e le persone si riunivano per fare festa insieme e celebrare la fertilità delle Terra, erigendo solitamente il Palo di Maggio, spesso nella piazza principale del paese, palo al quale venivano appesi dei nastri di vari colori, ciascun nastro era tenuto da un danzatore che, danzando in circolo, avvolgeva il nastro attorno al palo. In altre regioni il Palo di Maggio era invece i Palo della Cuccagna, un palo eretto nella piazza principale del paese al quale venivano appesi dei vasi contenenti cibo o denaro, o dei salami e dei prosciutti, o altri generi alimentari e varie, il palo veniva cosparso di grasso e chi voleva si poteva iscrivere per arrampicarsi sul palo e tentare di aggiudicarsi un premio. Il primo di maggio è anche il giorno dedicato ai santi Filippo e Giacomo che sono diventati in Inghilterra i patroni dei lavoratori.
In Gran Bretagna la festa di May Day si celebra innalzando un Palo di Maggio, incoronando la Regina di Maggio e danzando la Morris Dance, una danza popolare inglese basata su passi ritmati e nell’esecuzione di figure coreografiche da gruppi di ballerini. Nella Morris Dance si usano bastoni, spade, e fazzoletti che vengono maneggiati dai danzatori.
La Festa dei Lavoratori, che si celebra in molti paesi del mondo il primo maggio, affonda le sue radici in questa antichissima festa.
Il nome Morris Dance deriva da “Moorish Dance”, “Danza Moresca”, che diventa nel 17° secolo Morris Dance. Questa tradizione deriva principalmente dalle tradizioni pagane celtiche e anglo-sassoni.
La festa di May Day fu soppressa dal parlamento puritano nel periodo dell’Interregno inglese e fu reintrodotta da Carlo II nel 1660. Il 1° maggio 1707 è il giorno in cui entrò in vigore l’Atto di Unione che unì l’Inghilterra alla Scozia nel Regno di Gran Bretagna.

A Oxford è tradizione che a “May Morning”, la festa locale del Primo Maggio, i “festaioli” si riuniscono sotto la Great Tower del Magdalen College alle 6:00 di mattina ad ascoltare il coro del college che canta i madrigali tradizionali in occasione della conclusione delle celebrazioni della notte precedente. La tradizione vuole che, dopo aver ascoltato il coro, alcune persone si tuffino dal Magdalen Bridge (Ponte Magdalen) nel fiume Cherwell. Questa usanza è stata praticata legalmente fino agli anni 1970, poi è stata vietata e il ponte è stato chiuso per evitare che le persone si tuffassero, a causa dall’alto numero di feriti, anche gravi, causato dal basso livello del fiume, solo 61 cm. Nonostante i divieti ci sono ancora delle persone che scavalcano le recinzioni e si tuffano nel fiume e restano feriti.
A Durham, per la festa di May Day, gli studenti dell’Università di Durham si riuniscono sul Ponte di Prebend fino al sorgere del sole festeggiando per tutta la notte con musica folk, danze, cantando madrigali e facendo delle grigliate. Questa di Durham è comunque una tradizione più recente rispetto alle altre tradizioni di May Day.
A Whitstable, nel Kent, la festa di May Day ha un sapore decisamente più tradizionale con le celebrazioni del Jack in the Green festival, ripreso nel 1976, con la sua processione annuale di morris dancers. Un altro Jack in the Green festival si svolge a Hastings dal 1983 ed è diventato un evento di grande importanza per la città; ed un altro ancora si svolge a Rochester, sempre nel Kent, dove Jack in the Green viene svegliato all’alba del Primo maggio dai Morris dancers.
Jack in the Green è un personaggio tradizionale delle parate della festa di May Day, un figurante recita annualmente la parte di Jack in the Green e si traveste con un’ampia tunica di foglie, di forma piramidale o conica, che lo ricopre completamente dalla testa ai piedi. Il nome Jack in the Green si usa anche soltanto per intendere il costume di foglie o alle ghirlande di foglie.

A Edimburgo May Day è celebrata a partire dalla sera del 30 aprile con il Beltane Fire Festival, di cui abbiamo parlato in “Beltaine -parte 4-”. Sempre ad Edimburgo, la tradizione racconta che il Primo Maggio, a May Day, le ragazze si arrampicavano su Arthur’s Seat e si bagnavano il viso con la rugiada del mattino per ottenere una bellezza durevole per tutta la vita.

In Irlanda la festa di May Day coincide con la festa di Beltaine e in Italia con la festa di Calendimaggio. In Germania si celebra la festa della Notte di Valpurga; in Finlandia si celebra la festa di Vappu; in Svezia la festa di Sista April (l’Ultimo di Aprile) o Valborgsmässoafton (Notte di Valpurga).
La festa di May Day è celebrata anche alla Hawaii con il nome di Lei Day, introdotta nel 1920 da un poeta e giornalista locale è stata adottata dallo Stato perché è diventata subito popolare.
Negli Stati Uniti d’America la festa di May Day è celebrata in modi diversi a seconda del posto dove si festeggia e spesso unisce entrambe le feste, quella di tradizione pagana, “Green Root” e quella della tradizione del lavoro “Red Root”, ed è chiamata anche Law Day.
In tutto il mondo la festa di May Day è la Festa dei Lavoratori, detta in italiano anche Primo Maggio.

Felice Beltaine 2024

Felice Beltaine, Festa di Luce, Calore e Umidità!

Beltane (Beltaine) è la forma in inglese moderno della parola in Antico Irlandese Bel(l)taine o Beltine in Irlandese Moderno, Bealltainn in Gaelico Scozzese, il nome indica il mese di maggio e la festa celebrata dal tramonto del 30 aprile al tramponto del 1° maggio. Nell’emisfero sud è celebrata dal tramonto del 31 ottobre al tramonto del 1° novembre. Beltaine segnava l’inizio dell’estate per i popoli Gaeli, e assieme a Samhain erano le date dell’inizio e della fine dell’anno civile nell’Irlanda medievale.
Beltaine era una festa Gaelica celebrata in Gallia, Irlanda, Scozia, nell’Inghilterra Celtica e nell’Isola di Mann. Oggi Beltaine è celebrata in Galless e da diversi gruppi Neopagani e Wicca in tutto il mondo.
La festa di Beltaine è conosciuta anche come Lá Bealtaine, Bealltainn, Beltain, Beltaine, Boaltinn, Boaldyn, Belotenia, Gŵyl Galan Mai, ed è messa in relazione con altre feste simili che cadono nello stesso periodo: la Notte di Walpurga, Calan Mai (il primo giorno d’estate in Galless, chiamato anche Calan Haf) e il festival di primavera di Calendimaggio o Palo di Maggio, che nella seconda metà del 1800 coinciderà con la neonata festa dei Lavoratori.

La festa di Beltaine è celebrata da diversi gruppi Neopagani in modi e con nomi diversi dato che i gruppi Neopagani differiscono anche molto tra le diverse tradizioni e le celebrazioni sono spesso molto diverse tra loro nonostante il nome della festa sia lo stesso. Alcuni gruppi Neopagani dicono di seguire fedelmente le antiche tradizioni, anche se tutto quello che si sa delle antiche tradizioni di popoli dalla cultura orale è stato tramandato attraverso dei libri scritti in epoca ormai cristiana e dai reperti archeologici, che sono comunque interpretai dai vari accademici di turno secondo la loro cultura e le loro conoscenze. Porre pertanto l’enfasi sulla corretta ricostruzione storica di tradizioni così antiche è limitato e limitante e certamente per nulla più valido di quelle Vie Neopagane che vivono le antiche usanze tenendo conto del periodo storico in cui si collocano nella loro esistenza presente e della loro cultura sostenuta dalle conoscenze dell’epoca in cui vivono.

I Neopagani Ricostruzionisti Celtici celebrano Beltaine (Là Bealtaine) quando fiorisce il biancospino nei loro territori, o la prima notte di luna piena più prossima al primo maggio.
Per la festa di Beltaine è tradizione recarsi in pellegrinaggio ai pozzi sacri dove vengono fatte delle offerte e delle preghiere agli Spiriti del Luogo e alle Divinità dei pozzi.
I Wicca a Beltaine celebrano anche l’unione rituale della Signora di Maggio e del Signore di Maggio, e praticano la danza del Palo di Maggio.

A Beltaine gli esseri si aprono al calore, alla luce e all’umidità e celebrano nell’unione il mistero della danza della vita. E’ la festa della Primavera al suo massimo splendore e segna l’avvento dell’Estate. In questo periodo le Pleiadi sorgono la mattina poco prima del Sole all’orizzonte. A Samhain le Pleiadi sorgonola sera poco prima del tramonto del Sole all’Orizzonte.
Le Pleiadi sono chiamate anche le Sette Sorelle, sono un ammasso aperto visibile nella costellazione del Toro, costituito da circa duemila stelle poste a circa 380 anni luce dalla Terra. Sono chiamate le Sette Sorelle perché ad occhio nudo sono visibili solo sette stelle più brillanti.
Nella mitologia greca, le Sette Sorelle erano tradizionalmente chiamate Asterope, Merope (o Dryope o Aero), Elettra, Maia, Taigete, Celaeno e Alcyone. Questi nomi sono oggi assegnati a singole stelle dell’ammasso. Erano, secondo la mitologia, ninfe delle montagne (Oreadi), le figlie di Atlante e Pleione, anch’essi rappresentati da stelle nell’ammasso; erano anche nipoti di Giapeto e Climene, e sorelle delle Iadi, di Calipso e Dione. Si suicidarono dopo la morte delle loro sorelle, le Iadi.
Le Ninfe della Mitologia Greca erano suddivise in gruppi distinti:
5 Iadi: “propiziatrici di pioggia”, a loro venne affidato Dioniso, il Dio dei Misteri.
7 Pleiadi: guidate dalla Ninfa Alcyone, figlia di Atlante e Pleione.
3 Esperidi: Espera, Egle, Eriteide, vissute in occidente, figlie di Atlante ed Esperia.
3 Arpie: figlie di Taumante e della Ninfa oceanica Elettra, figlia di Atlante.

Beltaine e Samhain dividono l’anno in due parti, in una prevale la luce, a Beltaine, nell’altra prevale l’oscurità, a Samhain.
Beltaine e Samhain si aprono le porte tra i mondi, questi sono i giorni del “tempo non tempo”, ed è un ottimo periodo per le operazioni magiche.
Beltaine segna il tempo dello sbocciare della maggior parte dei fiori e dell’ sbocciare della sesualità nei giovani che si uniscono nell’atto sessuale per generare nuova vita, e lo sbocciare della forza, del vigore della creatività per praticare un’unione anche su altri piani per generare nuova vita e nuove opere anche su altri piani. E’ il tempo della creatività, sbocciano i fiori dell’Arte che daranno frutto in seguito.

I primi giorni di maggio in molti paesi d’Europa, dal Mediterraneo al Mare del Nord, si celebravano e si celebrano riti di fecondità, le Nozze sacre tra la Dea e il Dio, tra la Sposa e lo Sposo di Maggio che simboleggiavano e garanivano la ciclicità della Vita e la fecondità della Terra.

Il mese di maggio era dedicato dagli Antichi Romani alla Dea Maia, Dea della Terra, figlia di Atlante che con Zeus generò Hermes. Maia era anche una delle Pleiadi e sembra che la Dea dell’Antica Roma sia derivata proprio dalla Maia greca. Maia era associata alla Terra, a Fauna, alla Bona Dea e alla Magna Mater.

Nel periodo che coincide con la festa di Beltaine, nell’Antica Roma, in epoca imperiale, si celebrava una festa orgiastica della durata di 5-7 giorni su un’isoletta del Tevere chiamata Maiuma. Questa festa di maggio era celebrata anche nella Palestina Romana come festa orgiastica di fertilità connessa all’acqua.
Sempre nell’antica Roma, alle calende di Maggio, veniva celebrata la festa di Floralia, conosciuta anche col nome di Florifertum, una festa di fertilità dedicata alla Dea Flora. La festa di Floralia iniziava il 28 aprile e terminava il 2 maggio (Ovidio, Fasti), celebrava il rinnovarsi del ciclo della vita, rappresentato con danze, fiori e consumo di bevande alcoliche, le persone vestivano con vesti colorate, i templi erano decorati con fiori di vario tipo e venivano fatte offerte di latte e miele a Flora, la Dea della Primavera che fa germogliare e crescere le piante, e fa sbocciare i fiori. I riti in onore di Flora erano officiati da un sacerdote che rappresentava lo sposo di Flora, il Flamen Floralis.

Nell’Antica Roma il Pontefice Massimo (che in origine non era associato al Papa dei cristiani) dava l’annuncio delle festività di maggio, le feste di calendimaggio, da “calendae” (o kalendae) che indicava il primo giorno del mese.  Le feste del Calendimaggio consistevano in lunghe processioni nei campi e in riti propiziatori alle divinità agresti. In seguito i cristiani trasformeranno le feste di fertilità del Calendimaggio in processioni dedicate alla loro divinità privandole della parte dell’unione sessuale.
La notte del 30 aprile in molti paesi europei si accendevano i fuochi di maggio che segnavano il culmine delle feste di fertilità e di unione sessuale. I cristiani hanno stravolto anche il significato dei sacri fuochi di fertilità di maggio e la notte del 30 aprile  è diventata la loro notte di Santa Valpurga e i falò sono diventati dei fuochi accesi per cacciare le streghe!

Nel 17° secolo Calendimaggio venne sostituito con il cosiddetto Maggio Sacro della chiesa cattolica, e nel 1889 venne istituita la Festa dei Lavoratori, una festa laica del lavoro fatta coincidere proprio con il giorno del 1° maggio.

Tra il 30 aprile ed il 1° maggio ad assisi e dintorni, gruppi di quattro o cinque uomini detti “maggiaioli” andavano a piedi per le campagne passando di casa in casa, cantando e suonando. Partivanoi subito dopo il tramonto del sole il 30 di aprile e andavano di casa in casa cantando gli stornelli di maggio, tutti dedicati al ritorno della Primavera e della fertilità della terra, e finivano all’alba del 1° maggio. I “maggiaioli” chiedevano un’offerta di uova, pane e vino a tutti coloro che venivano svegliati dai canti di maggio.

A Firenze la festa di Calendimaggio, o del Maggio Sacro, cominciava il 30 aprile e durava per tutto il mese di maggio o quasi. Al suono di liuti e mandole dei gruppi di ragazzi e ragazze con corone di fiori giravano per le vie della città cantando i “Maggi”, stornelli che parlavano di prosperità e di fertilità. Questi gruppi di giovani andavano di casa in casa danzando e cantando e ricevevano dei doni. Erano guidati dalla “Regina di Maggio” ed erano preceduti da un giovane, il “Re di Maggio” che portava il “majo”, un ramo fiorito con nastri intrecciati.
Si racconta che Dante, all’età di 9 anni, durante il Calendimaggio del 1274 incontrò per la prima volta la sua Beatrice, che aveva 8 anni.

Felice Equinozio di Primavera 2024

Felice Equinozio di Primavera! Felice festa di Luce e Calore! Felice Ostara! Passate tutte e tutti una buona festa di Equinozio di Primavera, comunque voi la chiamiate e di qualunque tradizione…

La parola “equinozio” deriva dal latino “equi -noctis” e significa “notte uguale” al giorno. La definizione puramente teorica di lunghezza del giorno si riferisce all’intervallo di tempo compreso fra due intersezioni temporalmente consecutive del centro apparente del disco solare con l’orizzonte del luogo geografico. Usando questa definizione, la lunghezza del dì risulterebbe di 12 ore. In realtà, gli effetti di rifrazione atmosferica, il semidiametro e la parallasse solare fanno sì che negli equinozi la lunghezza del dì ecceda quella della notte. Gli Equinozi di Primavera e d’Autunno sono i due giorni dell’anno nei quali hanno inizio le stagioni di primavera e autunno. Agli equinozi, intesi come giorni di calendario, il Sole sorge quasi esattamente ad est e tramonta quasi esattamente ad ovest; ma non esattamente, in quanto l’equinozio è un preciso istante che quindi può, al massimo, coincidere con uno solo dei due eventi, ma non prodursi due volte nell’arco di 12 ore.
Nell’emisfero settentrionale, l’Equinozio di Primavera cade il 20 o 21 marzo,  e l’equinozio d’autunno cade il 22 o il 23 settembre; nell’emisfero meridionale, questi termini sono invertiti.

Gli equinozi possono essere considerati anche come punti ideali nel cielo. Anche se la luce diurna nasconde le altre stelle, rendendo difficile vedere la posizione del Sole rispetto agli altri corpi celesti, il Sole ha una posizione definita relativa alle altre stelle.

Mentre la Terra gira attorno al Sole, l’apparente posizione del Sole si sposta di un intero cerchio nel periodo di un anno. Questo cerchio è chiamato eclittica, ed è anche il piano dell’orbita della Terra proiettato sulla sfera celeste. Gli altri pianeti visibili ad occhio nudo (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno) sembrano muoversi lungo l’eclittica poiché le loro orbite sono su un piano simile a quello della Terra.

L’altro cerchio nel cielo è l’equatore celeste, ovvero la proiezione dell’equatore terrestre sulla sfera celeste. Poiché l’asse di rotazione della Terra è inclinato rispetto al piano dell’orbita, l’equatore celeste è inclinato rispetto all’eclittica. Due volte l’anno, il Sole incrocia il piano dell’equatore terrestre. Questi due punti sono gli equinozi.

Il punto dell’Equinozio di Primavera dell’emisfero settentrionale è anche chiamato punto vernale (parola derivante da latino, da “ver” che significa “primavera”), punto dell’Ariete o punto gamma (γ), mentre quello dell’equinozio d’autunno è anche chiamato punto della Bilancia (ω). Tuttavia, a causa della precessione degli equinozi, questi punti non si trovano più nella costellazione da cui prendono il nome, anche se va detto che l’astrologia è un sistema basato sulle stagioni (le costellazioni fisse,i 12 segni zodiacali, sono infatti i 12 mesi dell’anno) e sul loro “dialogo” con i pianeti e con le stelle, con il cielo. La Precessione degli Equinozi pertanto non va ad influire sull’interpretazione di un tema natale basato sull’astrologia per come la conosciamo in occidente.

L’istante nel quale il Sole passa attraverso ogni punto di equinozio può essere calcolato accuratamente, così l’equinozio è sempre e solo un particolare istante, e non un giorno intero.

Nell’Equinozio di Primavera:
all’equatore il Sole sorge in linea verticale dall’orizzonte est fino allo zenit, e poi tramonta in linea verticale dallo zenit all’orizzonte ovest;
al Tropico del Cancro il Sole passa a sud, dove giunge alla sua massima altezza per quel giorno che è 66°33′;
al Tropico del Capricorno il Sole passa a nord, dove giunge alla sua massima altezza per quel giorno che è 66°33′;
al polo nord il Sole passa da una notte lunga 6 mesi ad un dì lungo 6 mesi;
al polo sud il Sole passa da un dì lungo 6 mesi ad una notte lunga 6 mesi.

Nell’originale calendario giuliano stabilito da Giulio Cesare, l’Equinozio di Primavera cadeva il 25 marzo. La ragione dell’odierno spostamento al 21 marzo si lega alle motivazioni stesse della messa in essere del calendario gregoriano. Ciò che spinse infatti Gregorio XIII a promulgare la sua riforma non fu infatti un omaggio al dittatore romano, ma il desiderio di riallinearsi alle votazioni del Concilio di Nicea, svoltosi quasi quattro secoli dopo la vita del famoso politico. Il papa deliberò quindi di recuperare l’errore accumulatosi dopo il concilio, ma non ebbe interesse alcuno a fare lo stesso per le date del 29 febbraio degli anni 100, 200 e 300. Dato che un quarto giorno si era già generato a causa del caos nell’applicazione del giorno bisestile intervenuta fra l’omicidio di Cesare e il definitivo decreto di riordino di Augusto dell’anno 8, fu così che l’equinozio fu stabilmente spostato rispetto alla sua data originaria.

Ecco una serie di feste celebrate in occasione dell’Equinozio di Primavera.
Sham El Nessim, celebrata all’Equinozio di Primavera, era un’antica festività egiziana le cui tracce risalgono a circa 4700 anni fa, ed è ancora oggi una delle feste pubbliche Egiziane ed è celebrata il lunedì più prossimo all’Equinozio di Primavera.
La Pasqua ebraica è una festa che coincide con l’Equinozio di Primavera e cade di solito il primo giorno di luna piena seguente all’Equinozio di Primavera, anche se occasionalmente, di solito 7 volte in 19 anni, cade il secondo giorno di luna piena dopo l’Equinozio di Primavera.
La Pasqua cristiana che cade la prima domenica dopo la prima luna piena contemporanea o successiva all’Equinozio di Primavera.
La festa neopagana dell’Equinozio di Primavera, celebrata da molti gruppi neopagani europei e Wicca, che viene chiamata anche Ostara, Alban Eiler (o Alban Eilir) e Dísablót.

L’Equinozio di Primavera segna il primo giorno dell’anno per una varietà di calendari, inclusi il calendario Iraniano, il calendario Bahá’í. Il festival Persiano (Iraniano) del Naw-Ruz viene celebrato all’Equinozio di Primavera. Nell’antica mitologia persiana, Jamshid, il re mitico della Persia, ascese al trono in questo giorno e ogni anno quest’evento viene commemorato con feste per due settimane. Queste feste rievocano la storia della creazione e l’antica cosmologia del popolo Iraniano e Persiano. È un giorno di festa anche per l’Azarbaijan, l’Afganistan, l’India, la Turchia, Zanzibar, l’Albania e diversi paesi dell’Asia Centrale, è festa anche per i Kurdi. È inoltre una festività Zoroastrina, è anche un giorno sacro per i seguaci della Fede Bahá’í e per i musulmani Ismaili Nizari comunemente chiamati come gli Aga Khanis.

In molti paesi arabi la festa della mamma è celebrata all’Equinozio di Primavera.
In Giappone il giorno dell’Equinozio di Primavera (春分の日 Shunbun no hi) è una festa nazionale ufficiale che si trascorre visitando le tombe di famiglia e celebrando le riunioni di famiglia.
Il primo giorno dell’anno per i Tamil e i Bengali segue lo zodiaco Hindu e sono celebrati rispetto al Equinozio di Primavera siderale (14 aprile). Quello Tamil viene festeggiato nello stato dell’India del Sud del Tamil Nadu, l’altro viene festeggiato in Bangladesh e nello stato dell’India dell’est del Bengala Ovest.

Il giorno del Pianeta Terra venne celebrato inizialmente il 21 marzo 1970, giorno dell’equinozio. Attualmente è celebrato in diversi Stati il 22 aprile.
In molti paesi arabi il Giorno della Madre viene celebrato nell’equinozio di marzo.
In Tamil e nel Bengala all’Equinozio di Primavera, che segue lo zodiaco siderale, il 14 aprile, si celebra l’Anno Nuovo. Anche nello stato indiano di Orissa l’anno nuovo, ‘Vishuva Sankranti’, che significa “uguale” in sanscrito, si celebra all’Equinozio di Primavera secondo lo zodiaco siderale.
Nell’Andhra Pradesh, Karnataka e Maharastra l’Anno Nuovo si celebra la prima mattina dopo la prima luna nuova dopo l’Equinozio di Primavera.

Le feste collegate all’Equinozio di Primavera celebrano tutte il risveglio della Natura, il ritorno della luce, del calore e dell’umidità, nel giorno in cui la notte e il giorno sono in equilibrio, ma la luce prevale sull’oscurità e il caldo e l’umidità tornano a scaldare la Terra. In questo periodo si celebra la Conoscenza del Mistero della Danza della Vita, la resurrezione, il risveglio, dei sensi e della scintilla che da la vita. Le piante fioriscono, gli alberi si riempiono di germogli, le prime foglie e i primi fiori sbocciano di nuovo al mondo, gli animali si svegliano definitivamente dal letargo e si risvegliano i loro sensi, si piantano i semi che daranno i frutti del primo raccolto.

Alcuni Neopagani europei e molti gruppi Wicca chiamano l’Equinozio di Primavera “Ostara”. Ostara deriva dal nome di una Dea Germanica associata con la Primavera, Eostre per i Sassoni, secondo quanto riportato da Beda il Venerabile.
Nell’Antica Roma al tempo dell’Equinozio di Primavera si celebrava la festa della Dea Cibele e di Attis il suo sposo nato da una vergine. Attis muore qualche giorno prima e risorge all’Equinozio di Primavera. La festa di Cibele è molto antica ed è stata introdotta e celebrata a Roma nel 204 prima della nascita di Cristo.

A Roma si narrava una storia più antica di quella di Cristo ma molto simile alla sua, la storia del Dio Mitra nato al Solstizio d’Inverno e risorto all’Equinozio di Primavera. Anche Mitra, come Gesù, era noto per aiutare i suoi fedeli ad ascendere al regno di luce dopo la morte.
I popoli Germani celebravano la festa di Ostara o di Eostre la luna piena seguente l’Equinozio di Primavera. La leggenda racconta che Eostre trovò a terra in tardo inverno, un uccello ferito. Per salvargli la vita lo trasformò in una lepre, ma la trasformazione non riuscì alla perfezione perché l’uccello aveva le sembianze di una lepre ma continuava a deporre le uova che la lepre decorava e lasciava in dono per la dea Eostre. Da questa leggenda nasce la storia del coniglio pasquale e delle uova decorate.

L’origine dell’Uovo di Pasqua è collegata al Mito Pelasgico della Creazione, dove la Dea di Tutte le Cose Eurinome danzando sulle onde del mare crea e si accoppia con il Grande Serpente Ofione e depone l’Uovo Universale dal qual nascono tutte le cose.

Margaret Alice Murray, The Witch-Cult in Western Europe: A Study in Anthropology (1921)

Margaret Alice Murray, The God of the Witches (1931)

James George Frazer, The Golden Bough (1906-1915)

Robert Graves, The White Goddess (1948)

Robert Graves, The Greek Myths (1955)

Gerald Gardner, Witchcraft Today (1954)

Ronald Hutton, The Pagan Religions of the Ancient British Isles

Nora K. Chadwick, The Celts

Starhawk, The Spiral Dance: A Rebirth of the Ancient Religion of the Great Goddess (1978)

Zsuzsanna E. Budapest (1980), The Holy Book of Women’s Mysteries

Janet Farrar & Stewart Farrar, A Witches Bible (1981)

Raven Grimassi, Encyclopedia of Wicca & Witchcraft (2000)

Flavia Wolfrider, Antico Sentiero Europeo Scuola di Draco (1980)

Merlin Stone, When God Was a Woman (1976)

La Befana

La Festa della Befana ha origini molto antiche, anzi antichissime, risale ad un tempo remoto quando le prime civiltà dell’Europa, di quella civiltà chiamata dell’Antica Europa da Marija Gimbutas, sviluppatasi nel nostro continente molto prima dell’arrivo della cultura indoeuropea, una civiltà antica e matrilineare.

La Festa della Befana viene celebrata ancora oggi il 6 gennaio in molti paesi dell’Europa, ma anticamente, molto tempo prima dell’apparizione di Babbo Natale, era una festa legata al Solstizio d’Inverno dove una vecchia signora chiamata Befana, porta dei doni e dei dolci per i bambini buoni e del carbone per quelli che sono stati meno buoni.

La Befana, che non si chiamava con questo nome al tempo delle civiltà matrilineari dell’Antica Europa, rapprenentava la Dea Madre ormai anziana, la Nonna, che veniva in visita la villaggio la notte più lunga dell’anno e portava dei doni alle famiglie, non solo ai bambini, per aiutarli a superare il periodo più buio e più freddo e per festeggiare la fine del periodo dominato dall’oscurità e dal freddo e il lento ritorno del periodo dominato dalla luce e dal calore. La Befana, la Dea Madre/Nonna era rappresentata dall’anziana del villaggio e i suoi doni erano cibo, dolci, frutta secca e soprattutto semi di vari tipi, alcuni dei quali potevano essere piantati con la nuova primavera.

Con il tramonto delle civiltà dell’Antica Europa non tramonta il mito della Befana e la festa viene ancora celebrata, la Befana era la Dea Madre, la Nonna, legata allo spirito della foresta, della terra e del passaggio del tempo, ed è spesso associata alla figura della Dea Ecate. Nell’antica Grecia era associata ad Hera che portava dei doni alla fine del vecchio anno e all’inizio del nuovo.

All’epoca dell’Antica Roma la Befana era Diana che volava sui campi per renderli fertili, ma era anche la Dea Romana della Sabina di nome “Strina” o “Strenia“, e la festa era la festa delle strenne, i doni portati dalla dea Strina. Il Rev. John J. Blunt, nel suo libro “Vestiges of Ancient Manner and Customs, Discoverable in Modern Italy and Sicily”, del 1832, scrive: “La Befana discende dalla Dea pagana Strenia, che portava i doni dell’anno nuovo, le “strenne” che da lei prendono il nome. I doni portati dalla Dea Strenia sono gli stessi di quelli che porta oggi la Befana: frutta secca e miele. La festa era osteggiata con forza dai primi cristiani per via dei costumi troppo rumorosi e licenziosi delle celebrazioni”.

La Befana è la Dea Madre porta abbondanza e rende fertili i campi, gli animali e gli esseri umani e dona i nuovi semi da piantare in futuro quando assume il suo aspetto di crona, di anziana, ormai non più fertile lascia gli ultimi doni prima di morire per rinascere di nuovo giovane e vigorosa nel nuovo anno. In un’incisione di Bartolomeo Pinelli del 1825, la Befana è rappresentata come la Dea Madre assisa su un trono e circondata da frutta, semi e altri prodotti del raccolto.

Oggi la Befana è rappresentata come una vecchia signora che vola nel cielo a cavallo di una scopa, vestita con abiti logori con un foulard in testa e uno scialle di lana nera sulle spalle, che porta un sacco pieno di doni per i bambini. La Befana mette i suoi doni nelle calze che i bambini lasciano appese al camino, e lascia i suoi doni la notte della vigilia del 6 gennaio. Ma la Befana, secondo alcune tradizioni popolari, deve morire, come deve morire il vecchio anno e come deve morire il periodoi dell’anno dominato dall’oscurità e dal freddo e come devono morire, per completare il ciclo naturale di nascita-vita-morte, i vecchi. La morte simbolica della Befana è rappresentata ancora oggi bruciando un pupazzo di legna secca dalla forma di una vecchia signora con una scopa.

I cristiani, gli ultimi arrivati in Europa, non potendo soffocare la festa della Befana e un’usanza così antica, pensarono bene di mascherarla sotto le spoglie delle storie legate all’Epifania di Gesù.

Flavia Wolfrider

Felice Solstizio d’Inverno 2018

Felice Solstizio d’Inverno 2018, Festa di Rinnovamento e Rinascita del Ciclo della Vita!

Nel periodo del Solstizio d’Inverno, la maggior parte dei popoli del mondo, si riuniscono per celebrare la ri/nascita della vita e del Sole.

Sin dal Neolitico gli esseri umani hanno considerato il solstizio un momento di particolare importanza nel ciclo dell’anno. Anticamente i solstizi, come gli equinozi e le altre quattro feste stagionali, segnavano il ciclo della vita degli umani sulla Terra, regolavano i raccolti e l’allevamento del bestiame e hanno generato molte tradizioni e molti racconti mitologici legati al sole, alla luna e alle stagioni. Esistono inoltre molti siti archeologici del Neolitico legati ai Solstizi, come Poggio Rota in Italia, Stonenge in Gran Bretagna e Newgrange in Irlanda.

Il Solstizio d’Inverno era ed è associato alla ri/nascita del Sole e di tutte le divinità connesse al Sole, perché proprio dal giorno seguente le giornate cominciano lentamente ad allungarsi ed il Sole comincia lentamente a “crescere”, a scaldare sempre un po’ di più la Terra, dapprima in modo impercettibile fino a culminare con il suo massimo vigore nei mesi estivi successivi al lento accorciarsi del giorno a favore dell’allungarsi della notte al Solstizio d’Estate.

Nella mitologia Greca le divinità si incontrano ai Solstizi ed in questo periodo ad Ade è concesso di entrare nell’Olimpo.

Nel periodo del Solstizio d’Inverno si celebravano, tra le tante feste, Saturnalia, Bruma, Yule, Alban Arthuan, Natale. E’ una festa connessa al parto, alla ri/nascita, all’incarnazione, all’ispirazione. Nella Rosa dei Venti corrisponde alla Tramontana.

Il Solstizio d’Inverno viene festeggiato dai cristiani non ortodossi come la festa della nascita del Cristo, il Natale, il 25 dicembre perché questa era la data fissata dal Calendario Giuliano nel 46 aC per il Solstizio d’Inverno che segnava la festa del Sol Invictus, il Sole Invitto dispensatore di vita che verrà identificato in seguito con Gesù Cristo.

Il Solstizio d’Inverno è per molti neopagani, la festa di ri/nascita del Sole e la festa di ri/nascita della Vita. La Dea che era “Morte in Vita” al Solstizio d’Estate è ora la Dea connessa alla “Vita in Morte”. Core è ora Persefone, Colei che Porta la Distruzione, la Bianca signora dell’Inverno, Regina della fredda Oscurità che cela in sé il calore del nuovo Sole.

Nell’Antico Egitto la ri/nascita del Sole e la ri/nascita della vita segnata dal Solstizio d’Inverno, viene descritta da un rituale nel quale Iside gira intorno al santuario di Osiride cantando i lamenti funebri per la morte del suo sposo. Questo rituale rappresenta il viaggio della Dea Iside alla ricerca del corpo del Dio Osiride. Osiride era stato ucciso dal fratello Set che era geloso di lui e voleva regnare al suo posto. Set aveva gettato le parti del corpo di Osiride ai quattro angoli della Terra, ma Iside ne aveva conservata una parte. Iside recupera le parti del corpo di Osiride con l’uso dei suoi poteri magici, lo riporta alla vita e concepisce suo figlio, Horus che verrà partorito al Solstizio d’Inverno.Horus è considerato lo stesso Osiride riportato alla vita. Esistono delle statue di Iside che allatta Horus e la Dea è rappresentata con un copricapo a forma di corna di mucca con il disco solare tra le corna.

Sir James George Frazer, nel suo lavoro “Il Ramo d’Oro” e Robert Graves, nei suoi lavori “La Dea Bianca” e “I Miti Greci”, hanno descritto una cerimonia rituale che veniva secondo loro praticata nell’Antica Roma e in altre culture antiche europee: la lotta rituale tra il Re Agrifoglio e il Re Quercia. Il Re Agrifoglio corrisponde alla parte oscura dell’anno, all’inverno e il Re Quercia invece alla parte di luce dell’anno, l’estate. Il Re Agrifoglio e il Re Quercia combattono ai solstizi e a turno uno prevale sull’altro garantendo così l’alternarsi delle stagioni invernale e estiva.

La cerimonia rituale della lotta ai solstizi del Re Quercia e del Re Agrifoglio è un’ottimo simbolo dell’alternarsi delle stagioni invernale ed estiva ed è stata ripresa, praticata e resa popolare da molti culti neopagani, alcuni dei quali che associano il Re Quercia e il Re Agrifoglio alla Divinità maschile, alla polarità maschile che si esprime come figlio e sposo della Dea.

Nell’antica Grecia nel periodo corrispondente all’incirca al Solstizio d’Inverno si celebrava la Festa di Lenaea, la Festa delle Donne Selvagge; nell’Antica Roma si celebravano Brumalia, Saturnalia e Juvenalia, in seguito si celebrava anche la festa del Sole Invitto; i neodruidi celebrano Alban Arthuan; gli Inca celebrano la festa di Inti Raymi; in Iran Shabe Yalda; gli ebrei celebrano il Festival delle Luci di Hanukkah; i neopagani celebrano la festa di Yule; nei paesi celtici si celebrava la festa di Lá an Dreoilín; in Cornovaglia si celebra Mummer’s Day; in Sardegna a gennaio c’è la processione dei Mamuthones. I Dogon del Mali festeggiano la festa del Solstizio d’Inverno e la chiamano Goru, questa è la festa dell’ultimo raccolto e celebra l’arrivo dell’umanità creata dal Dio Amma che a sua volta fu creato dal Dio Nommo, nell’Aduno Koro, o “Arca del Mondo”. Lohri è la festa del Solstizio d’Inverno celebrata in India, nel Punjab, è stata unita alla festa di Makar Sankranti che cade un giorno dopo Lohri ed è conosciuta come Maghi. Soyal, o Soyalangwul è il nome della cerimonia del Solstizio d’Inverno dei nativi del Nord America Zuni e Hopitu Shinumu, “I Pacifici”, conosciuti con il nome più semplice di Hopi. La Festa del Solstizio d’Inverno di Soyal, o Soyalangwul si tiene in 21 dicembre, il giorno più corto dell’anno. Ziemassvētki che significa festa d’inverno in antico Lettone, era una delle feste del Solstizio d’Inverno celebrata in Lettonia e nel Baltico, il 21 dicembre ed era una delle feste più importanti celebrate in quelle regioni assieme alla festa di Jāņi, la festa del Solstizio d’Estate. Karachun, Korochun o Kračún era una festa slava nella quale il Dio Nero e gli spiriti maligni erano molto potenti ed era celebrata la notte più lunga dell’anno, la notte del Solstizio d’Inverno, quando il Sole, Hor è più debole e il giorno è più corto. La notte del Solstizio d’Inverno Hors viene sconfitto dal Dio Nero. In onore di Hors gli slavi danzavano un girotondo, una danza circolare chiamata horo, ancora oggi le danze circolari tradizionali in Bulgaria sono chiamate horo, mentre in Russia e in Ucraina sono chiamate khorovod. Il 23 dicembre Hors risorge come il nuovo Sole con il nome di Koleda, e gli slavi dei territori occidentali accendevano dei falò nei cimiteri per tenere al caldo i loro cari defunti e organizzavano dei banchetti in onore dei morti per non far soffrire loro la fame. Sempre il 23 dicembre venivano accesi dei ciocchi di legno ai crocevia. Kaleda, Koleda, Коляда, Sviatki, Dazh Boh, sono altri nomi dati ad una festa del Solstizio d’Inverno celebrata dai popoli Slavi Orientali e Sarmati. La festa di Kaleda iniziava al Solstizio d’Inverno e durava dieci giorni. Ogni famiglia accendeva il fuoco nel camino e invitava i propri numi familiari ad unirsi alle feste. I bambini si travestivano e la sera andavano di casa in casa a cantare canzoni di buona fortuna e ricevevano in cambio dei regali. La Festa di Beiwe, Beaivi, Beiwe, Bievve, Beivve or Biejje, è una festa Sami (Finlandia e Norvegia) dedicata alla Dea del Sole che porta lo stesso nome della festa, alcune fonti ci descrivono anche un Dio del Sole dallo stesso nome. Il Midwinterblót, “Sacrificio di Mezz’Inverno”, era una festa del periodo del Solstizio d’Inverno, celebrata in Svezia e in altri paesi norreni politeisti, durante la quale si facevano dei sacrifici animali in onore degli Dei. Hogmanay è una festa scozzese della vigilia dell’anno nuovo connessa alle feste del Solstizio d’Inverno per celebrare la rinascita della vita, l’inizio della fine dell’inverno e il ritorno del sole. Le origini di Hogmanay sembra risalgano alla festa del Solstizio d’Inverno di Yule celebrata dagli invasori norreni, unita alle cdelebrazioni per l’anno nuovo di Samhain per i popoli celtici. Festa di Perchta è una festa che veniva celebrata in prossimità del Solstizio d’Inverno, nella zona delle Alpi e in Germania in onore della Dea Germanica Perchta, Percht, Berctha, in inglese Bertha, il suo nome significa “la splendente”. Viene associata con la Dea germanica Holda e le Dee norrene Frigg e Hela. Perchta e Holda erano entrambe guardiane e protettrici del bestiame, della casa e della vita domestica. Alcune fonti descrivono Perchta come Dea dal duplice aspetto: bellissima e splendente, bianca come la neve, ma anche come un’anziana curva e stanca. Con l’avvento del cristianesimo, in alcune regioni europee, Perchta diventa Santa Lucia.

Molti pagani e molti esoteristi tendono ad attribuire una polarità messa in relazione con la sessualità ad una o ad un’altra festa della Ruota della Vita, anche ai Solstizi. Sull’attribuzione delle festività ad una o ad un’altra polarità messa in relazione con la sessualità ho un’opinione diversa, non ritengo che una festa possa essere attribuita ad una sola polarità ma ad entrambe, sempre e comunque, tenendo ovviamente conto che le polarità sessuali non hanno nulla a che spartire con i ruoli di genere. Il Sole inoltre non è sempre messo in relazione con una divinità maschile, in molti paesi del mondo è messo in relazione con una divinità di sesso femminile ed il nome che definisce il sole è coniugato al femminile.

Quest’anno il Solstizio d’Inverno cade il il 21 dicembre alle ore 23:23

Le origini dell’Albero di Natale

Le origini dell’Albero di Natale, che veniva decorato in corrispondenza con il Solstizio d’Inverno, periodo della rinascita del Sole, sono molto antiche, notizie storiche della decorazione del primo albero o oggetto a forma di albero, risale all’antico Egitto, dove era associato ai miti di morte e rinascita del Sole nella personificazione della divinità di Osiride e al concetto di albero sacro, datore di vita, legato anche al concetto di axis mundi.

Le origini dell’Albero di Natale sono di fatto molto più antiche della festa cristiana del Natale, l’ultima in ordine di apparizione, a celebrare la rinascita del Sole al Solstizio d’Inverno. La tradizione dell’antico Egitto consisteva nell’addobbare una piccola sagoma in legno a forma di piramide, a ricordare anche l’abete, alla quale venivano appesi dei bastoncini che venivano bruciati. Se questo Albero di Natale primordiale prendeva fuoco significava che l’anno a venire sarebbe stato molto fortunato. Nell’antico Egitto è proprio tra le fronde di un albero di abete, nella città di Biblo, che Iside nasconde il corpo di Osiride ed è proprio dall’abete che Osiride rinasce.

Quasi tutte le feste antiche di rinascita della vita e del Sole erano celebrate con l’accensione di luci o la decorazione di un albero sempreverde.

L’usanza moderna di decorare un albero sempreverde per la festa del Solstizio d’Inverno viene fatta risalire ad un’usanza germanica del 16° secolo e trae le sue origini dalla festa germanica di Yule con la sua usanza di bruciare un ceppo nel camino. Addobbare l’Albero di Natale con sfere di vetro colorate che riflettono la luce, candele e lumini colorati ricorda i falò che venivano accesi nelle notti del Solstizio d’Inverno per celebrare la rinascita della vita.

Nel 1600 l’usanza dell’Albero di Natale era diffusa in tutta l’Europa Settentrionale e venne ben presto adottata anche dalle popolazioni slave. Fino al XVIII secolo, però, la consuetudine dell’albero natalizio venne guardata con sospetto dai rappresentanti della Chiesa di Roma, che lo consideravano un rituale protestante. Col tempo la tradizione di decorare l’Albero di Natale si diffuse anche nei paesi cattolici dove venne associato alla rinascita di Gesù Cristo.

Nel 1800 decorare l’Albero di Natale era popolare per le famiglie nobili d’Europa e anche in Russia.

La tradizione di allestire e decorare l’Albero di Natale in Italia si diffuse nel 1800, quando la regina Margherita, moglie di Umberto I, ne fece allestire uno in un salone del Quirinale, dove la famiglia reale abitava. La novità piacque moltissimo e l’usanza si diffuse tra le famiglie italiane in breve tempo.

La principessa Henrietta di Nassau Weilburg lo introdusse a Vienna nel 1816 e la nuova moda conquistò nel giro di poco tutti i territori austriaci.

Nel 1840, la principessa Elena di Mecklenburg, moglie del duca di Orleans, lo fece installare per la alle Tuileries.

Nel Regno Unito la prima raffigurazione della famiglia reale ritratta con un abete addobbato a festa fu stampata nel dicembre 1848 sull’”Illustrated London News”.

Il primo Albero di Natale degli Stati Uniti d’America risale, secondo Windsor Lock, al 1777, mentre altri dicono che il primo albero di Natale sia stato allestito da alcuni immigrati tedeschi nel 1816 a Easton, Pennsylvania.

E’ preferibile non comprare alberi recisi per allestire l’Albero di Natale, ma preferire quelli vivi da ripiantare, se vivete in zone climatiche adatte, o decorare uno degli alberi che crescono nel vostro giardino, o ancora acquistarne uno ecologico o realizzare il vostro in cartone o compensato, a memoria dell’Albero di Natale dell’Antico Egitto.

Foto: Flavia Wolfrider

Felice Beltaine 2018

Felice Beltaine, Festa di Luce, Calore e Umidità!

Beltane (Beltaine) è la forma in inglese moderno della parola in Antico Irlandese Bel(l)taine o Beltine in Irlandese Moderno, Bealltainn in Gaelico Scozzese, il nome indica il mese di maggio e la festa celebrata dal tramonto del 30 aprile al tramponto del 1° maggio. Nell’emisfero sud è celebrata dal tramonto del 31 ottobre al tramonto del 1° novembre. Beltaine segnava l’inizio dell’estate per i popoli Gaeli, e assieme a Samhain erano le date dell’inizio e della fine dell’anno civile nell’Irlanda medievale.
Beltaine era una festa Gaelica celebrata in Gallia, Irlanda, Scozia, nell’Inghilterra Celtica e nell’Isola di Mann. Oggi Beltaine è celebrata in Galless e da diversi gruppi Neopagani e Wicca in tutto il mondo.
La festa di Beltaine è conosciuta anche come Lá Bealtaine, Bealltainn, Beltain, Beltaine, Boaltinn, Boaldyn, Belotenia, Gŵyl Galan Mai, ed è messa in relazione con altre feste simili che cadono nello stesso periodo: la Notte di Walpurga, Calan Mai (il primo giorno d’estate in Galless, chiamato anche Calan Haf) e il festival di primavera di Calendimaggio o Palo di Maggio, che nella seconda metà del 1800 coinciderà con la neonata festa dei Lavoratori.

La festa di Beltaine è celebrata da diversi gruppi Neopagani in modi e con nomi diversi dato che i gruppi Neopagani differiscono anche molto tra le diverse tradizioni e le celebrazioni sono spesso molto diverse tra loro nonostante il nome della festa sia lo stesso. Alcuni gruppi Neopagani dicono di seguire fedelmente le antiche tradizioni, anche se tutto quello che si sa delle antiche tradizioni di popoli dalla cultura orale è stato tramandato attraverso dei libri scritti in epoca ormai cristiana e dai reperti archeologici, che sono comunque interpretai dai vari accademici di turno secondo la loro cultura e le loro conoscenze. Porre pertanto l’enfasi sulla corretta ricostruzione storica di tradizioni così antiche è limitato e limitante e certamente per nulla più valido di quelle Vie Neopagane che vivono le antiche usanze tenendo conto del periodo storico in cui si collocano nella loro esistenza presente e della loro cultura sostenuta dalle conoscenze dell’epoca in cui vivono.

I Neopagani Ricostruzionisti Celtici celebrano Beltaine (Là Bealtaine) quando fiorisce il biancospino nei loro territori, o la prima notte di luna piena più prossima al primo maggio.
Per la festa di Beltaine è tradizione recarsi in pellegrinaggio ai pozzi sacri dove vengono fatte delle offerte e delle preghiere agli Spiriti del Luogo e alle Divinità dei pozzi.
I Wicca a Beltaine celebrano anche l’unione rituale della Signora di Maggio e del Signore di Maggio, e praticano la danza del Palo di Maggio.

A Beltaine gli esseri si aprono al calore, alla luce e all’umidità e celebrano nell’unione il mistero della danza della vita. E’ la festa della Primavera al suo massimo splendore e segna l’avvento dell’Estate. In questo periodo le Pleiadi sorgono la mattina poco prima del Sole all’orizzonte. A Samhain le Pleiadi sorgonola sera poco prima del tramonto del Sole all’Orizzonte.
Le Pleiadi sono chiamate anche le Sette Sorelle, sono un ammasso aperto visibile nella costellazione del Toro, costituito da circa duemila stelle poste a circa 380 anni luce dalla Terra. Sono chiamate le Sette Sorelle perché ad occhio nudo sono visibili solo sette stelle più brillanti.
Nella mitologia greca, le Sette Sorelle erano tradizionalmente chiamate Asterope, Merope (o Dryope o Aero), Elettra, Maia, Taigete, Celaeno e Alcyone. Questi nomi sono oggi assegnati a singole stelle dell’ammasso. Erano, secondo la mitologia, ninfe delle montagne (Oreadi), le figlie di Atlante e Pleione, anch’essi rappresentati da stelle nell’ammasso; erano anche nipoti di Giapeto e Climene, e sorelle delle Iadi, di Calipso e Dione. Si suicidarono dopo la morte delle loro sorelle, le Iadi.
Le Ninfe della Mitologia Greca erano suddivise in gruppi distinti:
5 Iadi: “propiziatrici di pioggia”, a loro venne affidato Dioniso, il Dio dei Misteri.
7 Pleiadi: guidate dalla Ninfa Alcyone, figlia di Atlante e Pleione.
3 Esperidi: Espera, Egle, Eriteide, vissute in occidente, figlie di Atlante ed Esperia.
3 Arpie: figlie di Taumante e della Ninfa oceanica Elettra, figlia di Atlante.

Beltaine e Samhain dividono l’anno in due parti, in una prevale la luce, a Beltaine, nell’altra prevale l’oscurità, a Samhain.
A Beltaine e Samhain si aprono le porte tra i mondi, questi sono i giorni del “tempo non tempo”, ed è un ottimo periodo per le operazioni magiche.
Beltaine segna il tempo dello sbocciare della maggior parte dei fiori e dell’ sbocciare della sesualità nei giovani che si uniscono nell’atto sessuale per generare nuova vita, e lo sbocciare della forza, del vigore della creatività per praticare un’unione anche su altri piani per generare nuova vita e nuove opere anche su altri piani. E’ il tempo della creatività, sbocciano i fiori dell’Arte che daranno frutto in seguito.

I primi giorni di maggio in molti paesi d’Europa, dal Mediterraneo al Mare del Nord, si celebravano e si celebrano riti di fecondità, le Nozze sacre tra la Dea e il Dio, tra la Sposa e lo Sposo di Maggio che simboleggiavano e garanivano la ciclicità della Vita e la fecondità della Terra.

Il mese di maggio era dedicato dagli Antichi Romani alla Dea Maia, Dea della Terra, figlia di Atlante che con Zeus generò Hermes. Maia era anche una delle Pleiadi e sembra che la Dea dell’Antica Roma sia derivata proprio dalla Maia greca. Maia era associata alla Terra, a Fauna, alla Bona Dea e alla Magna Mater.

Nel periodo che coincide con la festa di Beltaine, nell’Antica Roma, in epoca imperiale, si celebrava una festa orgiastica della durata di 5-7 giorni su un’isoletta del Tevere chiamata Maiuma. Questa festa di maggio era celebrata anche nella Palestina Romana come festa orgiastica di fertilità connessa all’acqua.
Sempre nell’antica Roma, alle calende di Maggio, veniva celebrata la festa di Floralia, conosciuta anche col nome di Florifertum, una festa di fertilità dedicata alla Dea Flora. La festa di Floralia iniziava il 28 aprile e terminava il 2 maggio (Ovidio, Fasti), celebrava il rinnovarsi del ciclo della vita, rappresentato con danze, fiori e consumo di bevande alcoliche, le persone vestivano con vesti colorate, i templi erano decorati con fiori di vario tipo e venivano fatte offerte di latte e miele a Flora, la Dea della Primavera che fa germogliare e crescere le piante, e fa sbocciare i fiori. I riti in onore di Flora erano officiati da un sacerdote che rappresentava lo sposo di Flora, il Flamen Floralis.

Nell’Antica Roma il Pontefice Massimo (che in origine non era associato al Papa dei cristiani) dava l’annuncio delle festività di maggio, le feste di calendimaggio, da “calendae” (o kalendae) che indicava il primo giorno del mese.  Le feste del Calendimaggio consistevano in lunghe processioni nei campi e in riti propiziatori alle divinità agresti. In seguito i cristiani trasformeranno le feste di fertilità del Calendimaggio in processioni dedicate alla loro divinità privandole della parte dell’unione sessuale.
La notte del 30 aprile in molti paesi europei si accendevano i fuochi di maggio che segnavano il culmine delle feste di fertilità e di unione sessuale. I cristiani hanno stravolto anche il significato dei sacri fuochi di fertilità di maggio e la notte del 30 aprile  è diventata la loro notte di Santa Valpurga e i falò sono diventati dei fuochi accesi per cacciare le streghe!

Nel 17° secolo Calendimaggio venne sostituito con il cosiddetto Maggio Sacro della chiesa cattolica, e nel 1889 venne istituita la Festa dei Lavoratori, una festa laica del lavoro fatta coincidere proprio con il giorno del 1° maggio.

Tra il 30 aprile ed il 1° maggio ad assisi e dintorni, gruppi di quattro o cinque uomini detti “maggiaioli” andavano a piedi per le campagne passando di casa in casa, cantando e suonando. Partivanoi subito dopo il tramonto del sole il 30 di aprile e andavano di casa in casa cantando gli stornelli di maggio, tutti dedicati al ritorno della Primavera e della fertilità della terra, e finivano all’alba del 1° maggio. I “maggiaioli” chiedevano un’offerta di uova, pane e vino a tutti coloro che venivano svegliati dai canti di maggio.

A Firenze la festa di Calendimaggio, o del Maggio Sacro, cominciava il 30 aprile e durava per tutto il mese di maggio o quasi. Al suono di liuti e mandole dei gruppi di ragazzi e ragazze con corone di fiori giravano per le vie della città cantando i “Maggi”, stornelli che parlavano di prosperità e di fertilità. Questi gruppi di giovani andavano di casa in casa danzando e cantando e ricevevano dei doni. Erano guidati dalla “Regina di Maggio” ed erano preceduti da un giovane, il “Re di Maggio” che portava il “majo”, un ramo fiorito con nastri intrecciati.
Si racconta che Dante, all’età di 9 anni, durante il Calendimaggio del 1274 incontrò per la prima volta la sua Beatrice, che aveva 8 anni.

Felice Solstizio d’Inverno 2016

Felice Solstizio d’Inverno 2016, Festa di Rinnovamento e Rinascita del Ciclo della Vita!

Nel periodo del Solstizio d’Inverno, la maggior parte dei popoli del mondo, si riuniscono per celebrare la ri/nascita della vita e del Sole.

Sin dal Neolitico gli esseri umani hanno considerato il solstizio un momento di particolare importanza nel ciclo dell’anno. Anticamente i solstizi, come gli equinozi e le altre quattro feste stagionali, segnavano il ciclo della vita degli umani sulla Terra, regolavano i raccolti e l’allevamento del bestiame e hanno generato molte tradizioni e molti racconti mitologici legati al sole, alla luna e alle stagioni. Esistono inoltre molti siti archeologici del Neolitico legati ai Solstizi, come Poggio Rota in Italia, Stonenge in Gran Bretagna e Newgrange in Irlanda.

Il Solstizio d’Inverno era ed è associato alla ri/nascita del Sole e di tutte le divinità connesse al Sole, perché proprio dal giorno seguente le giornate cominciano lentamente ad allungarsi ed il Sole comincia lentamente a “crescere”, a scaldare sempre un po’ di più la Terra, dapprima in modo impercettibile fino a culminare con il suo massimo vigore nei mesi estivi successivi al lento accorciarsi del giorno a favore dell’allungarsi della notte al Solstizio d’Estate.

Nella mitologia Greca le divinità si incontrano ai Solstizi ed in questo periodo ad Ade è concesso di entrare nell’Olimpo.

Nel periodo del Solstizio d’Inverno si celebravano, tra le tante feste, Saturnalia, Bruma, Yule, Alban Arthuan, Natale. E’ una festa connessa al parto, alla ri/nascita, all’incarnazione, all’ispirazione. Nella Rosa dei Venti corrisponde alla Tramontana.

Il Solstizio d’Inverno viene festeggiato dai cristiani non ortodossi come la festa della nascita del Cristo, il Natale, il 25 dicembre perché questa era la data fissata dal Calendario Giuliano nel 46 aC per il Solstizio d’Inverno che segnava la festa del Sol Invictus, il Sole Invitto dispensatore di vita che verrà identificato in seguito con Gesù Cristo.

Il Solstizio d’Inverno è per molti neopagani, la festa di ri/nascita del Sole e la festa di ri/nascita della Vita. La Dea che era “Morte in Vita” al Solstizio d’Estate è ora la Dea connessa alla “Vita in Morte”. Core è ora Persefone, Colei che Porta la Distruzione, la Bianca signora dell’Inverno, Regina della fredda Oscurità che cela in sé il calore del nuovo Sole.

Nell’Antico Egitto la ri/nascita del Sole e la ri/nascita della vita segnata dal Solstizio d’Inverno, viene descritta da un rituale nel quale Iside gira intorno al santuario di Osiride cantando i lamenti funebri per la morte del suo sposo. Questo rituale rappresenta il viaggio della Dea Iside alla ricerca del corpo del Dio Osiride. Osiride era stato ucciso dal fratello Set che era geloso di lui e voleva regnare al suo posto. Set aveva gettato le parti del corpo di Osiride ai quattro angoli della Terra, ma Iside ne aveva conservata una parte. Iside recupera le parti del corpo di Osiride con l’uso dei suoi poteri magici, lo riporta alla vita e concepisce suo figlio, Horus che verrà partorito al Solstizio d’Inverno.Horus è considerato lo stesso Osiride riportato alla vita. Esistono delle statue di Iside che allatta Horus e la Dea è rappresentata con un copricapo a forma di corna di mucca con il disco solare tra le corna.

Sir James George Frazer, nel suo lavoro “Il Ramo d’Oro” e Robert Graves, nei suoi lavori “La Dea Bianca” e “I Miti Greci”, hanno descritto una cerimonia rituale che veniva secondo loro praticata nell’Antica Roma e in altre culture antiche europee: la lotta rituale tra il Re Agrifoglio e il Re Quercia. Il Re Agrifoglio corrisponde alla parte oscura dell’anno, all’inverno e il Re Quercia invece alla parte di luce dell’anno, l’estate. Il Re Agrifoglio e il Re Quercia combattono ai solstizi e a turno uno prevale sull’altro garantendo così l’alternarsi delle stagioni invernale e estiva.

La cerimonia rituale della lotta ai solstizi del Re Quercia e del Re Agrifoglio è un’ottimo simbolo dell’alternarsi delle stagioni invernale ed estiva ed è stata ripresa, praticata e resa popolare da molti culti neopagani, alcuni dei quali che associano il Re Quercia e il Re Agrifoglio alla Divinità maschile, alla polarità maschile che si esprime come figlio e sposo della Dea.

Nell’antica Grecia nel periodo corrispondente all’incirca al Solstizio d’Inverno si celebrava la Festa di Lenaea, la Festa delle Donne Selvagge; nell’Antica Roma si celebravano Brumalia, Saturnalia e Juvenalia, in seguito si celebrava anche la festa del Sole Invitto; i neodruidi celebrano Alban Arthuan; gli Inca celebrano la festa di Inti Raymi; in Iran Shabe Yalda; gli ebrei celebrano il Festival delle Luci di Hanukkah; i neopagani celebrano la festa di Yule; nei paesi celtici si celebrava la festa di Lá an Dreoilín; in Cornovaglia si celebra Mummer’s Day; in Sardegna a gennaio c’è la processione dei Mamuthones. I Dogon del Mali festeggiano la festa del Solstizio d’Inverno e la chiamano Goru, questa è la festa dell’ultimo raccolto e celebra l’arrivo dell’umanità creata dal Dio Amma che a sua volta fu creato dal Dio Nommo, nell’Aduno Koro, o “Arca del Mondo”. Lohri è la festa del Solstizio d’Inverno celebrata in India, nel Punjab, è stata unita alla festa di Makar Sankranti che cade un giorno dopo Lohri ed è conosciuta come Maghi. Soyal, o Soyalangwul è il nome della cerimonia del Solstizio d’Inverno dei nativi del Nord America Zuni e Hopitu Shinumu, “I Pacifici”, conosciuti con il nome più semplice di Hopi. La Festa del Solstizio d’Inverno di Soyal, o Soyalangwul si tiene in 21 dicembre, il giorno più corto dell’anno. Ziemassvētki che significa festa d’inverno in antico Lettone, era una delle feste del Solstizio d’Inverno celebrata in Lettonia e nel Baltico, il 21 dicembre ed era una delle feste più importanti celebrate in quelle regioni assieme alla festa di Jāņi, la festa del Solstizio d’Estate. Karachun, Korochun o Kračún era una festa slava nella quale il Dio Nero e gli spiriti maligni erano molto potenti ed era celebrata la notte più lunga dell’anno, la notte del Solstizio d’Inverno, quando il Sole, Hor è più debole e il giorno è più corto. La notte del Solstizio d’Inverno Hors viene sconfitto dal Dio Nero. In onore di Hors gli slavi danzavano un girotondo, una danza circolare chiamata horo, ancora oggi le danze circolari tradizionali in Bulgaria sono chiamate horo, mentre in Russia e in Ucraina sono chiamate khorovod. Il 23 dicembre Hors risorge come il nuovo Sole con il nome di Koleda, e gli slavi dei territori occidentali accendevano dei falò nei cimiteri per tenere al caldo i loro cari defunti e organizzavano dei banchetti in onore dei morti per non far soffrire loro la fame. Sempre il 23 dicembre venivano accesi dei ciocchi di legno ai crocevia. Kaleda, Koleda, Коляда, Sviatki, Dazh Boh, sono altri nomi dati ad una festa del Solstizio d’Inverno celebrata dai popoli Slavi Orientali e Sarmati. La festa di Kaleda iniziava al Solstizio d’Inverno e durava dieci giorni. Ogni famiglia accendeva il fuoco nel camino e invitava i propri numi familiari ad unirsi alle feste. I bambini si travestivano e la sera andavano di casa in casa a cantare canzoni di buona fortuna e ricevevano in cambio dei regali. La Festa di Beiwe, Beaivi, Beiwe, Bievve, Beivve or Biejje, è una festa Sami (Finlandia e Norvegia) dedicata alla Dea del Sole che porta lo stesso nome della festa, alcune fonti ci descrivono anche un Dio del Sole dallo stesso nome. Il Midwinterblót, “Sacrificio di Mezz’Inverno”, era una festa del periodo del Solstizio d’Inverno, celebrata in Svezia e in altri paesi norreni politeisti, durante la quale si facevano dei sacrifici animali in onore degli Dei. Hogmanay è una festa scozzese della vigilia dell’anno nuovo connessa alle feste del Solstizio d’Inverno per celebrare la rinascita della vita, l’inizio della fine dell’inverno e il ritorno del sole. Le origini di Hogmanay sembra risalgano alla festa del Solstizio d’Inverno di Yule celebrata dagli invasori norreni, unita alle cdelebrazioni per l’anno nuovo di Samhain per i popoli celtici. Festa di Perchta è una festa che veniva celebrata in prossimità del Solstizio d’Inverno, nella zona delle Alpi e in Germania in onore della Dea Germanica Perchta, Percht, Berctha, in inglese Bertha, il suo nome significa “la splendente”. Viene associata con la Dea germanica Holda e le Dee norrene Frigg e Hela. Perchta e Holda erano entrambe guardiane e protettrici del bestiame, della casa e della vita domestica. Alcune fonti descrivono Perchta come Dea dal duplice aspetto: bellissima e splendente, bianca come la neve, ma anche come un’anziana curva e stanca. Con l’avvento del cristianesimo, in alcune regioni europee, Perchta diventa Santa Lucia.

Molti pagani e molti esoteristi tendono ad attribuire una polarità messa in relazione con la sessualità ad una o ad un’altra festa della Ruota della Vita, anche ai Solstizi. Sull’attribuzione delle festività ad una o ad un’altra polarità messa in relazione con la sessualità ho un’opinione diversa, non ritengo che una festa possa essere attribuita ad una sola polarità ma ad entrambe, sempre e comunque, tenendo ovviamente conto che le polarità sessuali non hanno nulla a che spartire con i ruoli di genere. Il Sole inoltre non è sempre messo in relazione con una divinità maschile, in molti paesi del mondo è messo in relazione con una divinità di sesso femminile ed il nome che definisce il sole è coniugato al femminile.

Quest’anno il Solstizio d’Inverno cade il 21 dicembre alle ore 10:44 TU (ore 11:44 TMEC).

Pagan Moot di dicembre 2016 al FullMoonClub Roma

Il Pagan Moot di dicembre 2016 al FullMoonClub Roma si terrà giovedì 8 dicembre dalle ore 22:00.
Il Pagan Moot di Roma si tiene al FullMoonClub Roma dall’8 dicembre 2005 ed è il primo evento di questo tipo nella capitale.
La comunità pagana di Roma e dintorni si incontra al FullMoonClub Roma di via Luigi Santini 12/13, nel quartiere di Trastevere, ogni secondo giovedì del mese, a partire dalle ore 22:00.

Tema di discussione del Pagan Moot di dicembre 2016 sarà “Religio Romana” tenuta dalle relatrici Vanessa Rasna Piccinelli e Livia Plauta, della Communitas Populi Romani, a partire dalle ore 22:30. Un viaggio nella Religio Romana, gli aspetti del Culto privato: Genio, Lari, Penati. Rituale; gli aspetti del Culto pubblico: le divinità principali, la suddivisione in divinità celesti, terrestri e infere. La forma del fuoco e degli altari, i gesti e il rituale.

Il Pagan Moot di dicembre 2016 è a cura di Fra Lumen Bufo.
La Communitas Populi Romani è un sodalizio spontaneo di uomini liberi che si riconoscono negli stessi valori spirituali e culturali che la religione di Roma antica, pubblica o privata, sapeva esprimere e trasmettere diventando un collante dell’intera società.
Lo scopo principale è di ridare vita a una Comunità che senza distinzioni politiche o sociali si unisca e si incontri in nome della comune fede, in convivialità e solidarietà, così come era per l’antico Popolo Romano che incontrandosi nella collettività del rito metteva da parte ogni differenza ed astio. Così noi superiamo le barriere e gli ostacoli della politica e delle opinioni personali per ritrovarci nella condivisione di un credo universale e comunitario che invece di dividere unisce uomini e popoli.

Il FullMoonClub Roma è un’Associazione Culturale alla quale si aderisce tramite richiesta associativa e non accetta persone che sostengono ideali neonazisti, neofascisti, basati sull’odio razziale, religioso, di orientamento sessuale di un individuo e su qualsiasi tipo di fondamentalismo religioso incitante all’odio e al terrorismo. QUI il testo del modulo di adesione all’Associazione Culturale FullMoonClub Roma.

Il FullMoonClub Roma/La Pietra del Sole così come è strutturato e come lo vedete oggi, nasce nel 2001, da un’idea di Flavia Wolfrider che vuole creare a Roma una realtà diversa da qualsiasi altro locale già esistente. Una realtà che sia punto di aggregazione esoterica, spirituale, musicale, culturale, artistica e ludica; un luogo dove si può ascoltare musica che non trova molti spazi negli altri locali della capitale; un posto dove si può parlare di scienza, musica, esoterismo, “sociale”, di arte, e cultura.  Al FullMoonClub Roma si incontrano diversi mondi, diverse realtà ed entità incarnate e disincarnate che riescono a dialogare tra loro. Non si tratta quindi di una realtà  commerciale ma che permette anche la sopravvivenza materiale  di chi gestisce quotidianamente il posto al bancone sostenendo le proprie idee ed il proprio progetto artistico.

moot_dic_2016

24 febbraio Giorno della Memoria Pagana

Il 24 febbraio cade il Giorno della Memoria Pagana, oggi ricordiamo tante, troppe vittime dell’odio religioso ormai da tempo dimenticate.

Il 24 febbraio, Giorno della Memoria Pagana, si vogliono ricordare tutte quelle persone cadute per mano dell’ignoranza e dell’intolleranza religiosa in Europa e nel mondo, vittime dell’odio in nome di una religione per lo più monoteista e patriarcale che oggi ancora domina il mondo nelle tre religioni monoteiste patriarcali più diffuse: ebraismo, cristianesimo e islam.

Il 24 febbraio, Giorno della Memoria Pagana, ricordiamo per non commettere di nuovo gli stessi errori.

 

Per tutte le erboriste morte ammazzate, per le levatrici, per le vecchie sagge, per le “streghe”, per le donne “troppo belle”, per le donne libere, per gli uomini liberi, per gli artisti, gli scienziati, gli illuminati, gli omosessuali, gli stregoni, i maghi, gli zingari, i “devianti” di ogni estrazione sociale, i “diversi”.

Per chi credeva nella sua personale rappresentazione del Divino, seguiva un’altra via o semplicemente voleva essere se stesso e pensare con il suo cuore.

Per chi è stato imprigionato, torturato, seviziato, abusato,ridotto al silenzio, arso vivo dall’elite religiosa al potere oscurantista e violenta accecata dalla barbarie della “cancellazione”. ‪#‎24febbraioGiornoMemoriaPagana‬ ‪#‎DirittiPagani‬ io non dimentico sei milioni di vittime…

Fonte e foto: Diritti Pagani