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Calendimaggio

Calendimaggio è una festa stagionale che segna l’inizio della Primavera inoltrata che volge all’Estate, della stagione calda e coincide con l’inizio del mese di maggio, viene da “calendae” (o kalendae) che indicava il primo giorno del mese. La festa di Calendimaggio deriva da antiche feste pagane celebrate ancor prima delle feste dell’Antica Roma di Floralia e Maiuma. I popoli di lingua celtica celebravano, e a volte ancora celebrano, la festa di Beltaine, mentre i popoli di lingua germanica e scandinava celebrano la Notte di Valpurga, chiamata anche Vappu, Sista April e innalzano i Pali di Maggio.
La festa di Calendimaggio è una tradizione ancora viva ai nostri giorni in tutta Italia con tradizioni, nomi e sfumature differenti, segna il ritorno della luce, dell’umidità e del calore che è simbolo della rinascita della vita rigogliosa  sulla Terra, la Primavera inoltrata che annuncia l’arrivo dell’Estate.
La festa di Calendimaggio viene celebrata con maggior attenzione in Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, alcune parti del Lazio, l’Umbria, la zona delle Quattro Province (Piacenza, Pavia, Alessandria e Genova), ma anche in Basilicata dove si prepara l’Albero del Maggio.

Ancora oggi in Basilicata, ad Accettura in provincia di Matera, ci celebra un antichissimo rito nuziale propiziatorio. Nel giorno dell’Ascensione, taglialegna e boscaioli vanno alla ricerca dell’albero più alto e dritto del bosco di Montepiano, l’albero del maggio. Il giorno della Pentecoste, i giovani nei boschi vanno alla ricerca della Cima, un agrifoglio spinoso e ramificato, che diventerà la Sposa del Maggio.

Nei giorni in cui si celebra la Festa del Maggio, vengono intonati poetici canti d’amore e di corteggiamento, per accompagnare l’incontro tra i due sposi. Il martedì successivo, il Maggio viene trasportano da alcuni buoi, mentre la Cima viene portata a spalla, preceduta da una lunga fila di costruzioni votive, le “cende”. Dopo che la cima è innestata sul maggio, questo viene eretto nell’imponenza dei suoi 35 metri.
Come per incanto, la cima fruttifica rapidamente, e gli abitanti iniziano a sparare sui cartellini che vi hanno appeso. L’antica usanza della scalata del maggio, prova di forza e rito di passaggio all’età adulta è andata persa nel tempo, ma la festa mantiene comunque il suggestivo sapore di rituali di fecondazione della natura.

In Campania “Il canto ‘a ffigliola’ è un particolare tipo di canto intonato per le feste dedicate alla Madonna, in special modo per la Madonna di Montevergine e per la Madonna di Castello. Molto meno melismatico e melodico delle ‘fronne’, si presta ad essere cantato sillabicamente e lascia molto più spazio all’improvvisazione degli esecutori.
Con questi canti, nella zona vesuviana si usa offrire nel mese di maggio alla propria donna il caratteristico dono della ‘perticella’, un ramo tagliato al quale sono appesi vari doni e su cui è sempre messa un’immagine della Madonna. In tal caso il canto ‘a ffigliola’ è eseguito sotto le finestre della donna che riceve l’omaggio.
Una volta, specialmente a Napoli, il canto ‘a ffigliola’ era anche tipico e rappresentativo della malavita locale. Con la stessa forma di canto, poi, si sfidavano i cantatori dopo il pellegrinaggio a Montevergine e la competizione veniva fatta a Nola.
Oggi però, quasi scomparso con tale funzione rappresentativa, il canto ‘a ffigliola’ resta essenzialmente legato al solo culto della Madonna nera, Mamma Schiavona, e alla funzione della ‘perticella’.

Nelle province della Montagna pistoiese la festa di Calendimaggioviene celebrata nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio e consiste nell’itinerare lungo il paese cantando i canti del Maggio sotto ogni casa. La tradizione vuole che un ramo molto grosso di ontano venga trasportato dai “Maggerini”, i cantori del maggio, e su di esso vengano appesi i doni dati nelle case. Attorno alla pianta si tenevano danze e l’elezione della Regina del Maggio. Alla fine del percorso questo ramo, a seconda dei luoghi, poteva venire issato con i doni per diventare il palo della cuccagna. Le feste popolari di Calendimaggio furono proibite nel periodo della dittatura fascista e molto probabilmente è anche per questo motivo, oltre al fatto di essere stateassorbite dalle feste in onore della Madonna cristiana, che la tradizione si è persa in alcune province italiane. Il Collettivo Folcloristico Montano ripropone la tradizione sulla Montagna pistoiese dal 1976 come pure da parte di altre forme associative fra le quali i Cantori Appennino Toscano dal 1977.

La festa di Calendimaggio viene celebrata nella Quattro Province col nome di Cantamaggio e in questa zona è strettamente lagata alle questue, che prendono aspetti e nomi differenti a secondo della località in cui si tengono. Il periodo in cui si svolge sono i primi giorni di maggio, anticipato al sabato prima di Pasqua (Sabato Santo) a Romagnese (PV) o posticipato al 3 maggio, festa della Santa Croce, nella zona fra il passo del Brallo, Bobbio e Corte Brugnatella o alla prima domenica di maggio.
In val Tidone la festa di Calendimaggio si chiama La galina grisa o La galëina grisa, a Marsaglia di Corte Brugnatella in val Trebbia Carlin di maggio, storpiatura di Calendimaggio.

Le celebrazioni della festa di Calendimaggio, chiamata a volte anche Maggiolata o Cantamaggio, iniziano di solito la notte del 30 aprile e si protraggono anche per una settimana.
Ecco alcune delle feste di Calendimaggio che si tengono in Italia:
Calendimaggio ad Assisi (PG)
Calendimaggio a Vernasca (PC), in val d’Arda
Cantar Maggio su tutta la Montagna Pistoiese, dove per tutto il mese si svolge il Festival del Maggio Itinerante,
Carlin di maggio a Corte Brugnatella in val Trebbia, (PC)
Cantamaggio a Prataccio, provincia di Pistoia
Santa Croce, in una zona compresa fra i comuni di Brallo di Pregola, Bobbio e Corte Brugnatella, nelle province di Pavia e Piacenza
E bene venga maggio a Monghidoro (BO)
Galina grisa o Galëina grisa in val Tidone, a Pianello Val Tidone o a Cicogni, frazione di Pecorara, (PC) e a Romagnese (PV)
Maggio a Santo Stefano d’Aveto (GE)
Cantamaggio a Terni (TR)
Maggiolata a Firenze (FI)
Pianta dal Macc a Canzo (CO)
Cantar le uova nell’Alessandrino
Seveso, nella frazione di San Pietro, è presente nella prima domenica e nel primo lunedì di maggio una festa detta di Calendimaggio.
La Maggiolata a Castiglione d’Orcia in provincia di Siena nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio
Ecco Maggio giù ppe’r piano… a Badia Prataglia la notte tra il 30 aprile e il 1 maggio (AR)

In diverse città si è formalizzata in una vera e propria consuetudine dotata di regole interne e a carattere fortemente spettacolare, come la Maggiolata a Firenze o il Calendimaggio ad Assisi.

Caratteristica comune alle feste di Calendimaggio è il cantare degli stornelli, detti Canti del Maggio, cantati da stornellatori chiamati, a seconda della regione di appartenenza, maggiaioli, maggianti o maggerini. I Canti del Maggio sono dei canti dedicati alla prosperità, alla fertilità e alla fortuna. I maggiaioli passano di casa in casa, bussano alla porta delle abitazioni e cantano i Canti di Maggio alle persone che aprono loro la porta in cambio di doni in cibo o denaro.
Canti del Maggio sono cantati in lingua italiana con inflessioni e parole dialettali tipiche del luogo dove si svolge la festa caratterizzati da un’andatura allegra e gioiosa. I Canti del Maggio danno il benvenuto alla Primavera Inoltrata che segna la stabilità della bella stagione e precede l’arrivo dell’Estate. I canti sono accompagnati dalla musica: stornelli, sonetti e tresche suonati con chitarre, violini, strumenti ad ancia, piccole percussioni e strumenti ritmici, che comunque non coprano la voce, ora in coro, ora in solo, che canta il maggio.
I temi dei Canti del Maggio sono incentrati sulla rinascita della vita, sul ritrovato vigore fisico, sull’amore specialmente carnale, sull’allegria e sulla capacità di godere delle gioie della vita.

La festa di Calendimaggio fu soppressa durante la dittatura fascista in Italia.

Natale

Il Natale è la festività cristiana che celebra la nascita di Gesù, si festeggia il 25 dicembre e il 7 gennaio nelle Chiese ortodosse che adottano il calendario giuliano. La parola Natale deriva dal latino “natalis”, che significa “relativo alla nascita”.
La festa cristiana del Natale celebrata il 25 dicembre ha le sue radici e si sovrappone alla festa del Sol Invictus, un festa pagana del Solstizio d’Inverno, che celebrava la rinascita ciclica ed eterna del Sole. Fin dal regno di Settimio Severo, l’adorazione della divinità solare era cresciuta in tutto l’impero; Eliogabalo sfruttò questa popolarità per introdurre El-Gabal, che venne rinominato Deus Sol Invictus, “Dio Sole Invitto”, e posto al di sopra di Giove. Eliogabalo introdusse il culto del Deus Sol Invictus a partire dal 220 e istituì la festa del Sol Invictus da celebrarsi il 25 dicembre. Per rafforzare il legame tra il nuovo dio e la Religione romana, Eliogabalo fece contrarre a Deus Sol Invictus un “matrimonio sacro” (hieros gamos) con Astarte (la dea lunare), con Minerva, e con la dea cartaginese Urania (Dea Caelestis o Tanit).

DEUS SOL INVICTUS

La festa del Deus Sol Invictus raggiunse il picco massimo di popolarità sotto il regno di Aureliano che estese la festività del Sol Invictus a tutto l’impero. Più tardi con la crescente popolarità del Cristianesimo, Gesù di Nazareth fu associato alla divinità più potente e popolare dell’Impero Romano, il Sole Invitto, e la sua festa divenne anche la festa della nascita di Gesù Cristo, e la chiesa Cattolica deciderà via via di sovrapporre le feste cristiane a quelle precedenti pagane.
Natale, Natalis Domini, è una festa del Solstizio d’Inverno istituita il secolo +4 a Roma e il secolo +11 in Inghilterra. Il Natale è una delle feste più popolari per i cristiani e forse quella più celebrata e riconosciuta in tutto il mondo tra le feste del Solstizio d’Inverno. Il Natale celebra la nascita di Gesù Cristo, conosciuto anche come il Figlio di Dio, la seconda entità della Trinità Divina, il Salvatore del Mondo. Il Natale si celebra il 25 dicembre, il giorno del Solstizio d’Inverno nell’antica Roma secondo il calendario Giuliano. La festa si celebra con la messa della notte di Natale, il canto dei canti di Natale, e lo scambio di doni tra familiari e amici che si riuniscono per pranzare tutti insieme il giorno di Natale. La notte della viglia di Natale si racconta che  Babbo Natale arriva in ogni casa per portare dei regaliai bambini buoni.

LA BEFANA

Le feste di Natale durano per dodici giorni per concludersi con la festa della Befana, detta anche festa dell’Epifania, una festa più antica del Natale dove una vecchia signora chiamata Befana, porta dei doni e dei dolci per i bambini buoni e del carbone per quelli che sono stati meno buoni. La Befana rappresenta l’Anziana del villaggio che nei tempi molto antichi, agli albori delle grandi civiltà, all’epoca dei popoli dell’Antica Europa, portava dei doni ai bambini della comunità, di solito fruta, frutta secca e semi.

Il Natale, secondo il calendario liturgico è una solennità al di sopra dell’Ascensione e alla Pentecoste, ma inferiore alla Pasqua che è la festività cristiana più importante. Il Natale resta però la festa più partecipata a livello popolare tra i cristiani di tutto il mondo, un po’ perché riprende una delle feste antiche pre cristiane più importanti e popolari e un po’ perché è una festa molto vissuta anche a livello laico e consumistico per via dei doni da fare a famiglia e amici e per l’usanza diffusa ormai in tutto il mondo, grazie anche alla diffusione dei mezzi di comunicazione di massa e dei film USA, di scrivere delle lettere a Babbo Natale per chiedere dei doni e di aspettare la sua venuta la notte di Natale. A Natale, oltre alla tradizione molto antica, risale almeno agli Antichi Egizi, di decorare un albero di Natale si è affiancata la tradizione medievale di allestire un Presepe, che  la rappresentazione della nascità di Gesù. Il primo Presepe fu un Presepe vivente realizzato nel 1223 da San Francesco d’Assisi.

LA GROTTA E LA NASCITA

Il Natale dei cristiani celebra la nascità di Gesù, figlio di Maria e Giuseppe, a Betlemme, secondo i racconti pervenutici attraverso i Vangeli di Luca e Matteo che narrano l’annuncio dell’Arcangelo Gabriele a Maria del concepimento del figlio di Dio, la nascita di Gesù in una mangiatoia, l’adorazione dei pastori e la visita dei Re Magi che vengono nominati nel vangelo di Matteo con i nomi di tre sacerdoti persiani: Melkon, Gaspar e Balthasar. La grotta e gli animali (bue e asinello) hanno radici molto più antiche di quelle dei Vangeli, l’immagine della grotta è un ricorrente simbolo mistico e religioso per molti popoli, la tradizione della Dea Cibele che si venerava nelle grotte scavate nelle montagne, pare che il nome stesso di Cibele abbia il significato di grotta e la grotta è associata all’utero, al ventre materno che accoglie il bambino prima della nascita al mondo di aria e luce. Cibele veniva rappresentata e adorata anche sotto forma di una pietra. Si credeva che anche Mitra, una divinità persiana venerata anche tra i soldati romani, fosse nato da una pietra o in una grotta.
Il Natale dei cattolici inizia il giorno della vigilia, dai vespri del 24 dicembre per terminare con il battesimo di Gesù e comprende le seguenti messe ritenute molto importanti: la vespertina della vigilia, ad noctem che è la messa della notte, in aurora, in die che è la messa del giorno.
Il periodo antecedente al Natale comprende quattro domeniche di Avvento, che sono sei domeniche di Avvento nel rito Ambrosiano.

Albero di Natale: origine

Le origini dell’Albero di Natale, che veniva decorato in corrispondenza con il Solstizio d’Inverno, periodo della rinascita del Sole, sono molto antiche, notizie storiche della decorazione del primo albero o oggetto a forma di albero, risale all’antico Egitto, dove era associato ai miti di morte e rinascita del Sole nella personificazione della divinità di Osiride e al concetto di albero sacro, datore di vita, legato anche al concetto di axis mundi.

Le origini dell’Albero di Natale sono di fatto molto più antiche della festa cristiana del Natale, l’ultima in ordine di apparizione, a celebrare la rinascita del Sole al Solstizio d’Inverno. La tradizione dell’antico Egitto consisteva nell’addobbare una piccola sagoma in legno a forma di piramide, a ricordare anche l’abete, alla quale venivano appesi dei bastoncini che venivano bruciati. Se questo Albero di Natale primordiale prendeva fuoco significava che l’anno a venire sarebbe stato molto fortunato. Nell’antico Egitto è proprio tra le fronde di un albero di abete, nella città di Biblo, che Iside nasconde il corpo di Osiride ed è proprio dall’abete che Osiride rinasce.

Quasi tutte le feste antiche di rinascita della vita e del Sole erano celebrate con l’accensione di luci o la decorazione di un albero sempreverde.

L’usanza moderna di decorare un albero sempreverde per la festa del Solstizio d’Inverno viene fatta risalire ad un’usanza germanica del 16° secolo e trae le sue origini dalla festa germanica di Yule con la sua usanza di bruciare un ceppo nel camino. Addobbare l’Albero di Natale con sfere di vetro colorate che riflettono la luce, candele e lumini colorati ricorda i falò che venivano accesi nelle notti del Solstizio d’Inverno per celebrare la rinascita della vita.

Nel 1600 l’usanza dell’Albero di Natale era diffusa in tutta l’Europa Settentrionale e venne ben presto adottata anche dalle popolazioni slave. Fino al XVIII secolo, però, la consuetudine dell’albero natalizio venne guardata con sospetto dai rappresentanti della Chiesa di Roma, che lo consideravano un rituale protestante. Col tempo la tradizione di decorare l’Albero di Natale si diffuse anche nei paesi cattolici dove venne associato alla rinascita di Gesù Cristo.

Nel 1800 decorare l’Albero di Natale era popolare per le famiglie nobili d’Europa e anche in Russia.

La tradizione di allestire e decorare l’Albero di Natale in Italia si diffuse nel 1800, quando la regina Margherita, moglie di Umberto I, ne fece allestire uno in un salone del Quirinale, dove la famiglia reale abitava. La novità piacque moltissimo e l’usanza si diffuse tra le famiglie italiane in breve tempo.

La principessa Henrietta di Nassau Weilburg lo introdusse a Vienna nel 1816 e la nuova moda conquistò nel giro di poco tutti i territori austriaci.

Nel 1840, la principessa Elena di Mecklenburg, moglie del duca di Orleans, lo fece installare per la alle Tuileries.

Nel Regno Unito la prima raffigurazione della famiglia reale ritratta con un abete addobbato a festa fu stampata nel dicembre 1848 sull’”Illustrated London News”.

Il primo Albero di Natale degli Stati Uniti d’America risale, secondo Windsor Lock, al 1777, mentre altri dicono che il primo albero di Natale sia stato allestito da alcuni immigrati tedeschi nel 1816 a Easton, Pennsylvania.

E’ preferibile non comprare alberi recisi per allestire l’Albero di Natale, ma preferire quelli vivi da ripiantare, se vivete in zone climatiche adatte, o decorare uno degli alberi che crescono nel vostro giardino, o ancora acquistarne uno ecologico o realizzare il vostro in cartone o compensato, a memoria dell’Albero di Natale dell’Antico Egitto.

Foto: Flavia Wolfrider

Felice Samhain 2023

Felice Samhain 2023!
Samhain, pronuncia /ˈsaʊ.ɪn/, or /ˈsaʊn/, erroneamente pronunciato /’sam.eɪn/ , era una festa dei popoli gaelici, dei popoli di cultura celtica, celebrata tra il 31 ottobre e il 1° novembre. Samhain dal 19° secolo, dopo l’uscita dei libri di John Rhys e di Frazer, viene conosciuta anche come il “Capodanno Celtico”. Samhain è chiamata anche Samhuinn, dai neodruidi. In italiano si pronuncia ed è chiamata Sauin o Savuin.

Samhain è la Festa dell’Ombra che Cela la Luce, è il tempo in cui le porte tra i mondi si aprono e viene ricordato a tutti che è nel buio che si cela la luce, è un tempo sospeso tra passato e futuro, tra spazio e non spazio, quando le porte tra i mondi si aprono e si possono incontrare con più facilità esseri disincarnati, siano essi gli spiriti dei cari defunti che gli abitanti di altre dimensioni, di altri mondi. Questo è il tempo in cui si accoglie l’ombra della morte e si apre la porta di luce della vita.

La festa di Samhain corrisponde oggi alla festa cattolica di Ognissanti e dei Morti e nei paesi di lingua inglese viene festeggiata in modo più commerciale come la festa di Halloween.

La festa celtica di Samhain segnava la fine dei raccolti, la fine della parte dell’anno della luce e l’inizio della parte dell’anno dell’oscurità. Le celebrazioni si svolgevano in diversi giorni come le celebrazioni della Festa di Ognissanti e dei Morti che celebreranno in seguito i cattolici. A Samhain, come in altre feste antiche, venivano accesi dei falò per illuminare lo spazio sacro della festa di notte e per purificare persone, animali e oggetti, era consuetudine far passare il bestiame e le persone tra due falò come rituale di purificazione. Samhain è oggi una festa celebrata da molti gruppi neopagani.

In irlandese moderno il nome di questa festa è Samhain [ˈsˠaunʲ], in gaelico scozzese è Samhuinn [ˈsaũ.iɲ], in gaelico dell’isola di Man è Sauin e in antico irlandese è Samain[ˈsaṽɨnʲ].

La parola in irlandese moderno “Samhain” deriva dalle parole in antico irlandese “samain”, “samuin”, or “samfuin”, tutte riferite al 1° novembre (latha na samna: ‘samhain day’- giorno di novembre) e alla festa che si teneva anticamente in Irlanda (oenaig na samna: ‘samhain assembly’ – assemblea di novembre). Il significato di Samhain è spiegato con ‘fine dell’estate’, e la pronuncia con la “f” suggerisce l’analisi dell’etimologia popolare con “sam” (estate) e “fuin” (tramonto, fine).

La parola in antico irlandese “sam” (estate) deriva dalla lingua proto-indo-europea “*semo-”; parole affini sono la gallese “haf”, la bretone “hañv”, l’inglese “summer” e la parola in antico norrena “sumar”, tutte parole che significano “estate”, per finire con la parola in sanscrito “ sáma” che significa “stagione”.

Le parole “Samhain” in gaelico irlandese e “t-Samhain” in gaelico scozzese, significano entrambe “novembre”.

Nel 1907, Whitley Stokes indica un’etimologia della parola Samhain dal proto-celtico “*samani” (assemblea), affine alla parola in sanscrito “ sámana” e alla parola in gotico samana.

J. Vendryes sostiene che le parole che contengono la radice “*semo-” (estate) non sono da collegare alla parola Samhain, facendo notare che per i Celti la fine dell’estate era celebrata alla fine di luglio inizio di agosto, con la festa di Lugnasadh, e non a novembre. Si ritiene pertanto che Samhain derivi dalla parola celtica insulare “assemblea”, *samani o *samoni.

Il nome Samhain, che indica il mese di novembre deriva dall’epoca proto-celtica, dalla parola gallica Samon[ios] del calendario di Coligny, e il fatto che la parola venisse associata alla fine dell’estate può derivare dal calendario gallico che divideva l’anno in due parti: la “parte osura” e la “parte chiara” che iniziavano rispettivamente con il mese di Samonios (la lunazione di ottobre/novembre) che segnava la fine della parte di luce, dell’estate, e con il mese di Giamonios (la lunazione di Aprile/Maggio), che segnava la fine della parte dell’oscurità, dell’inverno.

La parola Giamonios, l’inizio della stagione estiva, è chiaramente connessa alla parola che indica l’inverno (winter), dal proto-indo-europeo “*g’hei-men-” (Latino hiems, Lettone ziema, Lituano žiema, Slavo zima, Greco kheimon, Hittita gimmanza), in antico irlandese “gem-adaig” significa “notte d’inverno”. Se ne deduce che in proto-celtico il primo mese della stagione estiva, della parte estiva dell’annno, era chiamato “wintry” (invernale, gelido) e che il primo mese della stagione invernale, della parte invernale dell’anno, “summery” (estivo, caldo), molto probabilmente per ellissi, rispettivamente, [mese alla fine dell’] estate/inverno. Questa osservazione rivaluta l’interpretazione originaria della parola Samhain come “fine dell’estate”.

L’anno gallico iniziava con la “parte oscura” delle due in cui era diviso, e l’inizio della “parte oscura” del calendario era proprio a Samhain, per questo Samhain è considerata anche oggi per molti gruppi neopagani il “Capodanno”. Il Capodanno vero e proprio veniva celebrato durante le “tre notti di Samonios” (in gallico trinux[tion] samo[nii]), l’inizio del ciclo lunare che cadeva più vicino al punto di mezzo tra l’equinozio di autunno e il solstizio d’inverno. Le lunazioni che segnavano la metà di ciascuna parte dei due cicli dell’anno erano segnate da altre due importanti feste.

Il calendario di Coligny segna poi la luna di mezz’estate: Lughnasadh, ma omette la luna di mezz’inverno: Imbolc. Le stagioni del calendario di Coligny non sono orientate sull’anno solare degli assi Solstizi/Equinozi, perciò la festa di mezz’estate non cadeva al solstizio d’estate, ma un po’ più tardi, verso il 1° agosto circa, cioè a Lughnasadh. Questo calendario era concepito per allineare le lunazioni con il ciclo agricolo di vegetazione e la posizione astrologica esatta del sole a quel tempo era probabilmente considerata di importanza minore, almeno in questo calendario.

Samain o Samuin era l’antico nome della festa di Samhain celebrata fino ai tempi dell’Irlanda medioevale, che segnava la fine della stagione estiva e l’inizio della stagione invernale. La festa di Samhain segnava la fine della stagione dei commerci e delle guerre ed era la data ideale per le assemblee tribali in cui i re locali incontravano il loro popolo.

Si dice che fu Papa Gregorio III (731–741) ad istituire la festa di Ognissanti il 1° novembre per farla coincidere con la precedente festa di Samhain, ma fu solo nell’835 che Ludovico I il Pio che fissò ufficialmente la festa di Ognissanti al I novembre.

Il Ciclo dell’Ulster contiene diversi riferimenti a Samhain. Nel Tochmarc Emire, Samhain è il primo dei quattro “quarter days” dell’anno menzionati dall’eroina Emer. Molte delle avventure e delle campagne intraprese dagli eroi nel Tochmarc Emire iniziano durante la festa della notte di Samhain.

Uno di questi racconti è quello di Echtra Nerai (Le Avventure di Nera) che parla di Nera del Connacht che si sottopone ad una prova di coraggio voluta da re Ailill. Il premio per il superamento della prova è la spada dall’elsa d’oro del Re. La prova consiste nel lasciare la sicurezza e il tepore del palazzo e passare la notte sotto la forca dove erano stati impiccati due prigionieri il giorno prima, annodare un ramoscello sotto l’ascella di uno degli impiccati e tornare alla base. Altri che hanno pensato sono stati tormentati da demoni e spiriti che impediscono loro di portare a termine il loro compito e superare la prova e li costringeva a tornare spaventati e coperti di vergogna nel palazzo di Ailill. Nera portò a termine il compito affidatogli ma rimase intrappolato nel Sidhe fino alla seguente festa di Samhain. Da notare che la parola usata per indicare l’estate nell’Echtra Nerai è “samraid”.

Anche la Cath Maige Tuireadh (la Battaglia di Mag Tuired) si svolge a Samhain, qui le divinità Morrigan e Dagda si incontrano e si uniscono sessualmente prima della battaglia contro i Fomori, così facendo la Morrigan favorisce la vittoria del popolo di Dagda, i Tuatha Dé Danann.

Il racconto The Boyhood Deeds of Fionn (Le Gesta Giovanili di Fionn) include una scena importante ambientata a Samhain, il giovane Fionn Mac Cumhail si reca a Tara dove Aillen the Burner (Aillen l’Incendiario), uno dei Tuatha Dè Danann, a Samhain fa addormentare tutti i presenti e da fuoco a tutto. Fionn resta sveglio e uccide Aillen e conquista il suo posto di capo dei fianna.

La festa di Samhain è sopravvissuta sotto varie forme come festa del raccolto e dei morti e dei santi. In Irlanda e Scozia, il “ Féile na Marbh”, la “festa dei morti”, è il nome usato per la festa cristiana dei Morti.

La notte di Samhain, in irlandese “ Oíche Samhna” e in scozzese “ Oidhche Samhna” è una delle feste più importanti del calendario celtico, cade la notte del 31 ottobre ed è la festa dell’ultimo raccolto e del contatto con le anime dei morti. Halloween ha preso oggi il posto della festa sacra di Samhain ma in Irlanda e Scozia questa festa viene ancora chiamata Oíche/Oidhche Samhna, ed in alcune aree c’è ancora l’usanza di lasciare un posto per i morti per permettere loro di partecipare alla festa e la notte si raccontano le storie degli antenati.

A Samhain venivano immagazzinate le scorte alimentari per l’inverno: grano, frutta, foraggio verdure, e veniva selezionato il bestiame che doveva essere macellato per seccare e conservare parte della carne e quello che doveva essere ricoverato nelle stalle per passare l’inverno. Questa usanza risale al tempo in cui non esisteva il frigorifero e il congelatore e si dovevano mettere in dispensa le scorte di cibo per passare la stagione invernale. Anticamente le popolazioni che abitavano l’Europa a Samhain si preparavano ad affrontare la stagione fredda e si riunivano in una grande assemblea di festa e di lavoro dove tutti contribuivano a stipare le provviste per l’inverno, preparavano il grano da conservare per mangiare e per essere piantato alla prossima semina, preparavano conserve e la frutta da tenere sotto la paglia, e conservavano il fieno al chiuso e macellavano il bestiame in esubero che non avrebbe potuto superare la stagone fredda ed essiccavano, affumicavano e salavano una gran parte della carne, celebravano poi una grande festa godendosi gli ultimi tepori della stagione calda. Alla festa di Samhain si mangiava, si beveva, si cantava, ci si divertiva onorando le forze della vita e della fertilità che stava per essere celata e protetta dall’oscurità.

Alla festa di Samhain si commemoravano i defunti ed era un ottimo periodo per contattare i parenti defunti per chiedere loro un aiuto o un consiglio. Le persone si riunivano attorno ai falò per purificarsi e scaldarsi e le ossa del bestiame macellato a Samhain venivano bruciate nel fuoco sacro e purificatore dei falò in omaggio agli Dei e agli antenati defunti. Quando venivano accesi i falò, tutti i fuochi del villaggio venivano spenti ed ogni famiglia attingeva al fuoco comune dei falò per riaccendere il focolare domestico.

Core è ormai regina del mondo ctonio, regna accanto al Dio agrifoglio, Ade, e sulla terra è chiamata Persefone, (Colei che Porta la Distruzione), o Proserpina (La Temibile), perché sulla Terra la luce cede il passo all’oscurità, la vita rigogliosa e vivace dell’estate lascia spazio alla vita silente dela morte/trasformazione della stagione invernale.

Alla festa di Samhain, come in molte altre feste dei Morti, le persone indossavano dei costumi e delle maschere di solito connesse al tema della morte, forse per allontanare o placare gli spiriti maligni e per esorcizzare la paura della morte e dei morti. In Scozia i morti erano impersonati da ragazzi mascherati, con il volto coperto da un velo o dipinto di nero e vestiti di bianco. Venivano anche accese delle lanterne ricavate da grandi rape svuotate della polpa e intagliate a forma di facce o teschi, queste lanterne venivano messe sulle finestre per cacciare gli spiriti malvagi o dispettosi.

Sempre in Scozia dal 16° e al 19° secolo i bambini andavano di a bussare di porta in porta mascherati e portando le lanterne ricavate dalle rape, cantando, raccontando storie e chiedendo in cambio delle monete o del cibo. Con l’emigrazione di massa dalla Scozia e dall’Irlanda agli Stati Uniti questa tradizione si radicò nel Nuovo Mondo e la festa di Samhain diventò la festa più commerciale di Halloween e le lanterne di rapa furono sostituite da quelle di zucca.

Ma il frutto più importante della festa di Samhain per la tradizione druidica è la mela che veniva usata anche per la divinazione. Se qualcuno celebra la festa di Samhain ancora oggi potrebbe preparare dei dolci con le mele invece che con la zucca. Anche le nocciole erano usate per la preparazione di dolci rituali della festa e per la divinazione.

A Samhain era consuetudine interrogare gli Dei, gli spiriti e i defunti tramite la pratica della divinazione, si dice che una divinazione effettuata la notte di Samhain sia molto efficace e veritiera. In questa notte magica in cui si aprivano le porte tra i mondi si chiedeva di conoscere l’identità di un possibile partner futuro, di sapere come sarebbe stata la propria nuova casa, e se e quanti bambini si potevano avere o se c’era la possibilità di diventare ricchi.

Una pratica di divinazione consisteva nello sbucciare una mela senza mai spezzare la buccia, una volta pelata la mela si gettava la buccia dietro la spalla sinistra ponendo una domanda e la risposta si evinceva dalla forma che prendeva la buccia cadendo sul terreno, di solito ci si basava sulla forma delle lettere oghamiche e sul loro significato esoterico. Un’altra forma di divinazione di Samhain era tramite le nocciole, si mettevano delle nocciole ad arrostire nella brace e venivano interpretati i loro movimenti di reazione al calore.

Samhain è una festa osservata da molte Tradizioni neopagane in modi a volte molto diversi tra loro nonostante il nome della festa sia lo stesso, perché ogni Tradizione neopagana pur avendo spesso origini comuni alle altre, si sviluppa in modo diverso nell’interpretazione moderna delle opere antiche tramandate sulla spiritualità dei popoli che hanno preceduto il cristianesimo e dalla scelta di applicare le antiche conoscenze spirituali alla vita presente.

Alcune Tradizioni neopagane, a Samhain, celebrano dei rituali per onorare i morti e le divinità associate alla morte connesse alla loro cultura di origine. Altre Tradizioni neopagane celebrano Samhain nel modo che ritengono il più possibile simile a quello delle antiche popolazioni celtiche, basandosi sulle leggende celtiche del loro luogo di origine. Altri ancora celebrano Samhain con dei rituali elaborati basandosi sulle diverse tradizioni che ricordano la festa e sulla tradizione del loro luogo di origine connessa alla festa di Samhain. Per le alcune Tradizioni neopagane, Samhain è, come per la Wicca, una delle Otto Feste della Ruota dell’Anno che vengono da alcuni chiamate Sabbat ed è considerata la festa più importante.

Halloween

Halloween o Hallowe ‘ en è il nome di una festa popolare di origine pre-cristiana, osservata prevalentemente in Irlanda, Scozia, Canada e Stati Uniti d’America, che si celebra la sera del 31 ottobre, ossia alla vigilia della festa di Ognissanti (è questo il significato della parola Halloween). Tuttavia, le sue origini antichissime affondano nel più remoto passato delle tradizioni europee: viene fatta risalire a quando le popolazioni tribali usavano dividere l’anno in due parti in base alla transumanza del bestiame. Nel periodo fra ottobre e novembre, preparandosi la terra all’inverno, era necessario ricoverare il bestiame in luogo chiuso per garantirgli la sopravvivenza alla stagione fredda: è questo il periodo di Halloween.

In Europa la ricorrenza si diffuse con i Celti. Questo popolo festeggiava la fine dell’estate con Samhain, il loro Capodanno. In irlandese antico Samhain significa infatti “fine dell’estate” (Sam, estate, e fuin, fine). A sera tutti i focolari domestici venivano spenti e riaccesi dai druidi che passavano di casa in casa con torce ravvivate presso il falò sacro situato a Tlachtga, vicino alla reale Collina di Tara.

Nella dimensione circolare-ciclica del tempo, caratteristica della cultura celtica, Samhain si trovava in un punto fuori dalla dimensione temporale che non apparteneva né all’anno vecchio e neppure al nuovo; in quel momento il velo che divideva dalla terra dei morti si assottigliava ed i vivi potevano accedervi.

La notte di Halloween, specie negli USA, i bambini vanno in giro mascherati e passano di casa in casa a chiedere ”trick or treat” (dolcetto o scherzetto). Ad Halloween si tengono feste in costume, si intagliano delle zucche a forma di testa antropomorfa con una candela all’interno, chiamate jack o lantern, si visitano case infestate, si accendono i falò, ecc.

Halloween era festeggiata in origine anche in Italia. Anche qui da noi i ragazzini andavano in giro a fare la “questua” di Ognissanti e la tradizione era diffusa in tutta Italia, molto probabilmente a memoria delle feste dell’Antica Roma di Pomona e di Parentalia.

Le radici della festa di Halloween si trovano, secondo alcuni storici, nella festa dell’Antica Roma di “Pomona”, la Dea della frutta e dei semi, o nella festa, sempre dell’Antica Roma, dedicata ai defunti “Parentalia”, altri ancora la fanno discendere dalla festa celtica di Samuin, oggi Samhain, (pronuncia Sauin o Savin) che segnava la fine dell’estate.

La parola Halloween risale al 16° secolo ed è una parola usata per abbreviare la frase originaria “All-Hallows-Even”, dove “even” sta per “evening” (sera), cioè la sera prima di All Hallows Day, il Giorno di Ognisssanti. La frase All-Hallows ha origine nell’Old English (Antico inglese) nella frase “ealra hālgena mæssedæg” (giorno della messa di ognissanti), la frase “All-Hallows-Even” non appare prima del 1556.

La tradizione di Halloween di fare le lanterne svuotando e intagliando delle zucche, le “jack-o’-lanterns” derivano dall’usanza europea di fare delle lanterne svuotando e intagliando le rape per ricordare i parenti e gli amici defunti e le anime del purgatorio. In Irlanda e in Scozia si svuotavano e intagliavano le rape per la festa di Samhain e gli emigranti irlandesi e scozzesi in America del Nord hanno iniziato a fare le lanterne con le zucche, autoctone del Nuovo Mondo e più facili da reperire e lavorare sin dal 1837, ma queste lanterne di zucca erano usate non solo per la celebrazione di Halloeween ma anche per altre feste legate al tempo del raccolto. La tradizione di fare delle lanterne con le zucche solo per Halloween risale alla seconda metà del 19° secolo.

La tradizione della “questua” del “trick-or-treat” (dolcetto o scherzetto) praticata dai bambini negli Stati Uniti d’America ha radici molto antiche che si ritrovano nelle varie forma di “questua” praticate in Europa prima dell’immigrazione verso il Nuovo Mondo. La “questua” di Ognissanti e del Giorno dei Morti era praticata anche in tutta Italia, oltre che in Scozia e in Irlanda.

La notte di Halloween i bambini e i ragazzi vanno a bussare di porta in porta chiedendo un’offerta in dolciumi o a volte anche soldi dicendo “Trick or treat?”, che noi traduciamo con “Dolcetto o Scherzetto”, perché la parola “trick” si riferisce, cela la parola “threat” (minaccia) e la minaccia era quella di fare degli scherzetti dispettosi a coloro che si rifiutavano di fare un’offerta. L’usanza di vestirsi in costume, di travestirsi era praticata un tempo in tutta Europa nel periodo di Ognissanti e del Giorno dei Morti, non solo in Irlanda, Scozia e Gran Bretagna, ma anche e ancor prima, in Italia. Shakespeare la menziona nella commedia The Two Gentlemen of Verona (I Due Gentiluomini di Verona) del 1593.

Credit foto: Mimmo Jodice, Napoli (NA), Italia, 1972

Nel Giorno dei Morti la questua era una delle usanze più diffuse in tutta Italia.

Nel Lazio, a Blera (Bieda), il primo novembre, i bimbi minori di nove anni andavano di casa in casa a chiedere la carità per i morti, e raccoglievano doni sotto forma di derrate alimentari.

In Sardegna i bambini, prima di cena, andavano a bussare alle porte delle case dicendo “Morti, morti” e ne ricevevano dolci, frutta secca e qualche volta anche denaro.

In Abruzzo, invece erano i ragazzi a bussare alle porte delle case chiedendo offerte per le anime dei morti e ricevevevano dolci e frutta fresca e secca.

In Emilia Romagna la questua veniva fatta dai poveri, che bussavano alle porte chiedendo la carità per i morti e ricevendone cibo.

In Puglia ragazzi e contadini bussavano alle case cantando una sorta di serenata alla ricerca dell’aneme de muerte (l’anima dei morti) e venivano fatti entrare in casa e rifocillati con vino, castagne e taralli.

Secondo la cultura tradizionale di molte località italiane, la notte del Giorno dei Morti le anime dei defunti tornerebbero dall’aldilà effettuando delle processioni per le vie del borgo. In alcune zone, conformemente a quanto avviene nel mondo anglosassone in occasione della festa di Halloween, era tradizione scavare e intagliare le zucche e porvi poi una candela all’interno per utilizzarle come lanterne.

L’immaginario della festa di Halloween è tutto rivolto verso le storie di fantasmi, di vampiri, i film horror, i racconti che fanno paura, tutto ciò che fa paura e che è legato al mondo dei morti e dei fantasmi, di questo tipo di sovrannaturale, un soprannaturale snaturato dalle superstizioni e dalle menzogne del bigottismo cristiano, tipo tutte le storie legate alle streghe malvagie e al diavolo con i gatti neri come simbolo del diavolo e portatore di sfortuna, discostandosi di molto dalla festa originaria di Samhain. Anche se il senso della morte è stato distorto come il senso della festa stessa, la morte rimane presente nella festa di Halloween, la morte e gli spiriti degli antenati che, in questa festa moderna, non tornano a dare consigli ai loro cari rimasti in vita, ma tornano in questa dimensione spazio-temporale solo per fare paura, per fare del male e tutte le stupidate tipiche della cultura cristiana superstiziosa e bigotta.

A Halloween le case vengono decorate con gli elementi e i colori tipici della stagione autunnale, specialmente con quelli tipici del Nuovo Mondo tipo le zucche ed il colore arancione, ma si trovano anche elementi provenienti dalla originaria festa di Samhain come le mele, le castagne, le nocciole, il colore rosso e il nero e anche il marrone e il verde bosco.

Per la festa di Halloween negli USA si producono centinaia di migliaia di cartoline a tema, cartacee e virtuali tutte sempre piene dei soliti luoghi comuni di fantasmi, streghe malvage vestite di nero, gatti neri portasfortuna e morte maligna. Tutte queste superstizioni ignoranti hanno portato all’usanza disgustosa e allucinante, praticata purtroppo anche in Italia, di uccidere dei gatti neri sia perchè portano sfortuna e sono il simbolo del diavolo dei cristiani, sia perché vengono sacrificati da satanisti dell’ultim’ora per ottenere i favori del satana/diavolo prodotto DOC della cultura cristiana.

Anche ad Halloween come a Samhain vengono praticate diverse forme di divinazione, ma più per gioco superstizioso e scaramantico, più per scherzo, che come vera e propria divinazione, compresa l’evocazione degli spiriti con la famosa Tavola Ouija.

Ad Halloween, oltre alla zucca, si mangiano le “candy apples”, le “mele stregate”, delle mele caramellate con aggiunta di un colorante alimentare rosso.

Alcuni cristiani accettano la festa di Halloween come momento per i bambini per conoscere parlare della morte, del male e del diavolo in modo divertente, ma molti altri invece pensano che sia solo una festa consumistica, la mettono in cattiva luce come simbolo del consumismo o dell’occulto o come memoria di tradizioni pagane o la ignorano e si impegnano a promuovere e diffondere le usanze delle diverse chiese cristiane.

Befana: Perchta, Berchta, Bertha

La Festa di Perchta è una festa che veniva celebrata in prossimità del Solstizio d’Inverno, nella zona delle Alpi e in Germania in onore della Dea Germanica Perchta, Percht, Berctha, in inglese Bertha, il suo nome significa “la splendente”, ed è una delle feste europee della Befana. Perchta viene associata con la Dea germanica Holda e le Dee norrene Frigg e Hela. Perchta e Holda erano entrambe guardiane e protettrici del bestiame, della casa e della vita domestica. Alcune fonti descrivono Perchta come Dea dal duplice aspetto: bellissima e splendente, bianca come la neve, ma anche come un’anziana curva e stanca. Con l’avvento del cristianesimo, in alcune regioni europee, Perchta diventa Santa Lucia.

Perchta è la Dea della luce, protettrice della casa e della vita domestica. In occasione della festa di Perchta venivano cotte al forno delle torte lievitate a forma di scarpe, chiamate le pantofole di Hertha, che venivano riempite di doni, come alla Befana i doni vanno a riempire le calze appese al camino. Come in molte feste del periodo del Solstizio d’Inverno, le case venivano decorate con rami di abete e piante sempreverdi in onore di Hertha per dasrle il benvenuto in occasione della sua visita, che avveniva proprio in occasione della festa di Perchta legata al periodo delle feste del Solstizio d’Inverno. Il fuoco del camino era acceso con rami di abete durante la cena della notte della festa solstiziale di Perchta, allora Hertha scendeva dal camino ed entrava in casa assieme al fumo e ispirava coloro che si dedicavano alla divinazione a predire il futuro per i partecipanti alla festa. La festa di Perchta è chiamata anche Berchtentag e corrisponde alla festa della Befana che si tiene il 6 gennaio.

Felice Solstizio d’Inverno 2019

Felice Solstizio d’Inverno 2019, Festa di Rinnovamento e Rinascita del Ciclo della Vita!

Nel periodo del Solstizio d’Inverno, la maggior parte dei popoli del mondo, si riuniscono per celebrare la ri/nascita della vita e del Sole.

Sin dal Neolitico gli esseri umani hanno considerato il solstizio un momento di particolare importanza nel ciclo dell’anno. Anticamente i solstizi, come gli equinozi e le altre quattro feste stagionali, segnavano il ciclo della vita degli umani sulla Terra, regolavano i raccolti e l’allevamento del bestiame e hanno generato molte tradizioni e molti racconti mitologici legati al sole, alla luna e alle stagioni. Esistono inoltre molti siti archeologici del Neolitico legati ai Solstizi, come Poggio Rota in Italia, Stonenge in Gran Bretagna e Newgrange in Irlanda.

Il Solstizio d’Inverno era ed è associato alla ri/nascita del Sole e di tutte le divinità connesse al Sole, perché proprio dal giorno seguente le giornate cominciano lentamente ad allungarsi ed il Sole comincia lentamente a “crescere”, a scaldare sempre un po’ di più la Terra, dapprima in modo impercettibile fino a culminare con il suo massimo vigore nei mesi estivi successivi al lento accorciarsi del giorno a favore dell’allungarsi della notte al Solstizio d’Estate.

Nella mitologia Greca le divinità si incontrano ai Solstizi ed in questo periodo ad Ade è concesso di entrare nell’Olimpo.

Nel periodo del Solstizio d’Inverno si celebravano, tra le tante feste, Saturnalia, Bruma, Yule, Alban Arthuan, Natale. E’ una festa connessa al parto, alla ri/nascita, all’incarnazione, all’ispirazione. Nella Rosa dei Venti corrisponde alla Tramontana.

Il Solstizio d’Inverno viene festeggiato dai cristiani non ortodossi come la festa della nascita del Cristo, il Natale, il 25 dicembre perché questa era la data fissata dal Calendario Giuliano nel 46 aC per il Solstizio d’Inverno che segnava la festa del Sol Invictus, il Sole Invitto dispensatore di vita che verrà identificato in seguito con Gesù Cristo.

Il Solstizio d’Inverno è per molti neopagani, la festa di ri/nascita del Sole e la festa di ri/nascita della Vita. La Dea che era “Morte in Vita” al Solstizio d’Estate è ora la Dea connessa alla “Vita in Morte”. Core è ora Persefone, Colei che Porta la Distruzione, la Bianca signora dell’Inverno, Regina della fredda Oscurità che cela in sé il calore del nuovo Sole.

Nell’Antico Egitto la ri/nascita del Sole e la ri/nascita della vita segnata dal Solstizio d’Inverno, viene descritta da un rituale nel quale Iside gira intorno al santuario di Osiride cantando i lamenti funebri per la morte del suo sposo. Questo rituale rappresenta il viaggio della Dea Iside alla ricerca del corpo del Dio Osiride. Osiride era stato ucciso dal fratello Set che era geloso di lui e voleva regnare al suo posto. Set aveva gettato le parti del corpo di Osiride ai quattro angoli della Terra, ma Iside ne aveva conservata una parte. Iside recupera le parti del corpo di Osiride con l’uso dei suoi poteri magici, lo riporta alla vita e concepisce suo figlio, Horus che verrà partorito al Solstizio d’Inverno.Horus è considerato lo stesso Osiride riportato alla vita. Esistono delle statue di Iside che allatta Horus e la Dea è rappresentata con un copricapo a forma di corna di mucca con il disco solare tra le corna.

Sir James George Frazer, nel suo lavoro “Il Ramo d’Oro” e Robert Graves, nei suoi lavori “La Dea Bianca” e “I Miti Greci”, hanno descritto una cerimonia rituale che veniva secondo loro praticata nell’Antica Roma e in altre culture antiche europee: la lotta rituale tra il Re Agrifoglio e il Re Quercia. Il Re Agrifoglio corrisponde alla parte oscura dell’anno, all’inverno e il Re Quercia invece alla parte di luce dell’anno, l’estate. Il Re Agrifoglio e il Re Quercia combattono ai solstizi e a turno uno prevale sull’altro garantendo così l’alternarsi delle stagioni invernale e estiva.

La cerimonia rituale della lotta ai solstizi del Re Quercia e del Re Agrifoglio è un’ottimo simbolo dell’alternarsi delle stagioni invernale ed estiva ed è stata ripresa, praticata e resa popolare da molti culti neopagani, alcuni dei quali che associano il Re Quercia e il Re Agrifoglio alla Divinità maschile, alla polarità maschile che si esprime come figlio e sposo della Dea.

Nell’antica Grecia nel periodo corrispondente all’incirca al Solstizio d’Inverno si celebrava la Festa di Lenaea, la Festa delle Donne Selvagge; nell’Antica Roma si celebravano Brumalia, Saturnalia e Juvenalia, in seguito si celebrava anche la festa del Sole Invitto; i neodruidi celebrano Alban Arthuan; gli Inca celebrano la festa di Inti Raymi; in Iran Shabe Yalda; gli ebrei celebrano il Festival delle Luci di Hanukkah; i neopagani celebrano la festa di Yule; nei paesi celtici si celebrava la festa di Lá an Dreoilín; in Cornovaglia si celebra Mummer’s Day; in Sardegna a gennaio c’è la processione dei Mamuthones. I Dogon del Mali festeggiano la festa del Solstizio d’Inverno e la chiamano Goru, questa è la festa dell’ultimo raccolto e celebra l’arrivo dell’umanità creata dal Dio Amma che a sua volta fu creato dal Dio Nommo, nell’Aduno Koro, o “Arca del Mondo”. Lohri è la festa del Solstizio d’Inverno celebrata in India, nel Punjab, è stata unita alla festa di Makar Sankranti che cade un giorno dopo Lohri ed è conosciuta come Maghi. Soyal, o Soyalangwul è il nome della cerimonia del Solstizio d’Inverno dei nativi del Nord America Zuni e Hopitu Shinumu, “I Pacifici”, conosciuti con il nome più semplice di Hopi. La Festa del Solstizio d’Inverno di Soyal, o Soyalangwul si tiene in 21 dicembre, il giorno più corto dell’anno. Ziemassvētki che significa festa d’inverno in antico Lettone, era una delle feste del Solstizio d’Inverno celebrata in Lettonia e nel Baltico, il 21 dicembre ed era una delle feste più importanti celebrate in quelle regioni assieme alla festa di Jāņi, la festa del Solstizio d’Estate. Karachun, Korochun o Kračún era una festa slava nella quale il Dio Nero e gli spiriti maligni erano molto potenti ed era celebrata la notte più lunga dell’anno, la notte del Solstizio d’Inverno, quando il Sole, Hor è più debole e il giorno è più corto. La notte del Solstizio d’Inverno Hors viene sconfitto dal Dio Nero. In onore di Hors gli slavi danzavano un girotondo, una danza circolare chiamata horo, ancora oggi le danze circolari tradizionali in Bulgaria sono chiamate horo, mentre in Russia e in Ucraina sono chiamate khorovod. Il 23 dicembre Hors risorge come il nuovo Sole con il nome di Koleda, e gli slavi dei territori occidentali accendevano dei falò nei cimiteri per tenere al caldo i loro cari defunti e organizzavano dei banchetti in onore dei morti per non far soffrire loro la fame. Sempre il 23 dicembre venivano accesi dei ciocchi di legno ai crocevia. Kaleda, Koleda, Коляда, Sviatki, Dazh Boh, sono altri nomi dati ad una festa del Solstizio d’Inverno celebrata dai popoli Slavi Orientali e Sarmati. La festa di Kaleda iniziava al Solstizio d’Inverno e durava dieci giorni. Ogni famiglia accendeva il fuoco nel camino e invitava i propri numi familiari ad unirsi alle feste. I bambini si travestivano e la sera andavano di casa in casa a cantare canzoni di buona fortuna e ricevevano in cambio dei regali. La Festa di Beiwe, Beaivi, Beiwe, Bievve, Beivve or Biejje, è una festa Sami (Finlandia e Norvegia) dedicata alla Dea del Sole che porta lo stesso nome della festa, alcune fonti ci descrivono anche un Dio del Sole dallo stesso nome. Il Midwinterblót, “Sacrificio di Mezz’Inverno”, era una festa del periodo del Solstizio d’Inverno, celebrata in Svezia e in altri paesi norreni politeisti, durante la quale si facevano dei sacrifici animali in onore degli Dei. Hogmanay è una festa scozzese della vigilia dell’anno nuovo connessa alle feste del Solstizio d’Inverno per celebrare la rinascita della vita, l’inizio della fine dell’inverno e il ritorno del sole. Le origini di Hogmanay sembra risalgano alla festa del Solstizio d’Inverno di Yule celebrata dagli invasori norreni, unita alle cdelebrazioni per l’anno nuovo di Samhain per i popoli celtici. Festa di Perchta è una festa che veniva celebrata in prossimità del Solstizio d’Inverno, nella zona delle Alpi e in Germania in onore della Dea Germanica Perchta, Percht, Berctha, in inglese Bertha, il suo nome significa “la splendente”. Viene associata con la Dea germanica Holda e le Dee norrene Frigg e Hela. Perchta e Holda erano entrambe guardiane e protettrici del bestiame, della casa e della vita domestica. Alcune fonti descrivono Perchta come Dea dal duplice aspetto: bellissima e splendente, bianca come la neve, ma anche come un’anziana curva e stanca. Con l’avvento del cristianesimo, in alcune regioni europee, Perchta diventa Santa Lucia.

Molti pagani e molti esoteristi tendono ad attribuire una polarità messa in relazione con la sessualità ad una o ad un’altra festa della Ruota della Vita, anche ai Solstizi. Sull’attribuzione delle festività ad una o ad un’altra polarità messa in relazione con la sessualità ho un’opinione diversa, non ritengo che una festa possa essere attribuita ad una sola polarità ma ad entrambe, sempre e comunque, tenendo ovviamente conto che le polarità sessuali non hanno nulla a che spartire con i ruoli di genere. Il Sole inoltre non è sempre messo in relazione con una divinità maschile, in molti paesi del mondo è messo in relazione con una divinità di sesso femminile ed il nome che definisce il sole è coniugato al femminile.

Quest’anno il Solstizio d’Inverno cade il il 22 dicembre alle ore 04 e 19 minuti TU (ore 05:19 TMEC).

La festa di Santa Lucia

La festa di Santa Lucia è una festa del periodo del Solstizio d’Inverno che corrisponde alla Befana e alla festa di Perchta. La festa di Santa Lucia viene celebrata in tutta Italia, ma anche in molte altre nazioni d’Europa. La festa di Santa Lucia ricorre oggi il 13 dicembre, ma prima dell’introduzione del calendario moderno, nel 1582, la festa di Santa Lucia cadeva in prossimità del Solstizio d’Inverno, infatti esiste ancora un detto legato proprio al Solstizio d’Inverno: “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”.

Santa Lucia è l’aspetto cristiano della Dea Perchta, Berchta, Holda, connessa allo splendore e alla luce, Santa Lucia è infatti la protettrice della vista e degli occhi, di tutto ciò che è connesso alla vista, che è strettamente connessa alla luce.
Santa Lucia riporta il Sole lentamente al suo vigore estivo, le notti cominciano ad essere sempre più corte, i giorni sempre più lunghi e il Sole sempre più caldo.
Santa Lucia, nei giorni legati alle feste del Solstizio d’Inverno, si aggira di notte tra le case abitate dai bambini per ritirare le lettere nelle quali questi hanno scritto o fatto scrivere i loro desideri, oppure per riceverli di persona, captandoli nei sogni. Lucia non vuol essere vista e si annuncia ai bimbi ancora svegli dopo l’imbrunire con un campanellino, per invitarli ad andare a dormire. Se qualcuno, ostinato, si attarda nella veglia, rischia di prendersi una manciata di cenere negli occhi.

Santa Lucia e la Befana

La Festa di Santa Lucia deriva dall’antica festa della Befana, la festa delle civiltà matrilineari dell’Antica Europa, dove la Befana è la Dea Madre che porta i doni per il ritorno della luce, una festa del periodo del Solstizio d’Inverno come la festa di Perchta. La Festa di Santa Lucia viene celebrata in tutta Italia, ma anche in molte altre nazioni d’Europa. La Festa di Santa Lucia ricorre oggi il 13 dicembre, ma prima dell’introduzione del calendario moderno, nel 1582, la Festa di Santa Lucia coincideva con il Solstizio d’Inverno, infatti esiste ancora un detto legato proprio al Solstizio d’Inverno: “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”.

Santa Lucia è l’aspetto cristiano della Dea Perchta, Berchta, Holda, connessa allo splendore e alla luce, Santa Lucia è infatti la protettrice della vista e degli occhi, di tutto ciò che è connesso alla vista, che è strettamente connessa alla luce. Santa Lucia riporta il Sole lentamente al suo vigore estivo, le notti cominciano ad essere sempre più corte, i giorni sempre più lunghi e il Sole sempre più caldo.

Santa Lucia, nei giorni legati alle feste del Solstizio d’Inverno, come la Befana, si aggira di notte tra le case abitate dai bambini per ritirare le lettere nelle quali questi hanno scritto o fatto scrivere i loro desideri, oppure per riceverli di persona, captandoli nei sogni. Lucia non vuol essere vista e si annuncia ai bimbi ancora svegli dopo l’imbrunire con un campanellino, per invitarli ad andare a dormire. Se qualcuno, ostinato, si attarda nella veglia, rischia di prendersi una manciata di cenere negli occhi. La Befana invece lascia del carbone al posto dei doloci, per i bambini che non si sono comportati bene nel corso dell’anno.
Buona Befana!

Felice Samhain 2019

Felice Samhain 2019!

Samhain, pronuncia /ˈsaʊ.ɪn/, or /ˈsaʊn/, erroneamente pronunciato /’sam.eɪn/ , era una festa dei popoli gaelici, dei popoli di cultura celtica, celebrata tra il 31 ottobre e il 1° novembre. Samhain dal 19° secolo, dopo l’uscita dei libri di John Rhys e di Frazer, viene conosciuta anche come il “Capodanno Celtico”. Samhain è chiamata anche Samhuinn, dai neodruidi. In italiano si pronuncia ed è chiamata Sauin o Savuin.

Samhain è la Festa dell’Ombra che Cela la Luce, è il tempo in cui le porte tra i mondi si aprono e viene ricordato a tutti che è nel buio che si cela la luce, è un tempo sospeso tra passato e futuro, tra spazio e non spazio, quando le porte tra i mondi si aprono e si possono incontrare con più facilità esseri disincarnati, siano essi gli spiriti dei cari defunti che gli abitanti di altre dimensioni, di altri mondi. Questo è il tempo in cui si accoglie l’ombra della morte e si apre la porta di luce della vita.

La festa di Samhain corrisponde oggi alla festa cattolica di Ognissanti e dei Morti e nei paesi di lingua inglese viene festeggiata in modo più commerciale come la festa di Halloween.

La festa celtica di Samhain segnava la fine dei raccolti, la fine della parte dell’anno della luce e l’inizio della parte dell’anno dell’oscurità. Le celebrazioni si svolgevano in diversi giorni come le celebrazioni della Festa di Ognissanti e dei Morti che celebreranno in seguito i cattolici. A Samhain, come in altre feste antiche, venivano accesi dei falò per illuminare lo spazio sacro della festa di notte e per purificare persone, animali e oggetti, era consuetudine far passare il bestiame e le persone tra due falò come rituale di purificazione. Samhain è oggi una festa celebrata da molti gruppi neopagani.

In irlandese moderno il nome di questa festa è Samhain [ˈsˠaunʲ], in gaelico scozzese è Samhuinn [ˈsaũ.iɲ], in gaelico dell’isola di Man è Sauin e in antico irlandese è Samain[ˈsaṽɨnʲ].

La parola in irlandese moderno “Samhain” deriva dalle parole in antico irlandese “samain”, “samuin”, or “samfuin”, tutte riferite al 1° novembre (latha na samna: ‘samhain day’- giorno di novembre) e alla festa che si teneva anticamente in Irlanda (oenaig na samna: ‘samhain assembly’ – assemblea di novembre). Il significato di Samhain è spiegato con ‘fine dell’estate’, e la pronuncia con la “f” suggerisce l’analisi dell’etimologia popolare con “sam” (estate) e “fuin” (tramonto, fine).

La parola in antico irlandese “sam” (estate) deriva dalla lingua proto-indo-europea “*semo-”; parole affini sono la gallese “haf”, la bretone “hañv”, l’inglese “summer” e la parola in antico norrena “sumar”, tutte parole che significano “estate”, per finire con la parola in sanscrito “ sáma” che significa “stagione”.

Le parole “Samhain” in gaelico irlandese e “t-Samhain” in gaelico scozzese, significano entrambe “novembre”.

Nel 1907, Whitley Stokes indica un’etimologia della parola Samhain dal proto-celtico “*samani” (assemblea), affine alla parola in sanscrito “ sámana” e alla parola in gotico samana.

J. Vendryes sostiene che le parole che contengono la radice “*semo-” (estate) non sono da collegare alla parola Samhain, facendo notare che per i Celti la fine dell’estate era celebrata alla fine di luglio inizio di agosto, con la festa di Lugnasadh, e non a novembre. Si ritiene pertanto che Samhain derivi dalla parola celtica insulare “assemblea”, *samani o *samoni.

Il nome Samhain, che indica il mese di novembre deriva dall’epoca proto-celtica, dalla parola gallica Samon[ios] del calendario di Coligny, e il fatto che la parola venisse associata alla fine dell’estate può derivare dal calendario gallico che divideva l’anno in due parti: la “parte osura” e la “parte chiara” che iniziavano rispettivamente con il mese di Samonios (la lunazione di ottobre/novembre) che segnava la fine della parte di luce, dell’estate, e con il mese di Giamonios (la lunazione di Aprile/Maggio), che segnava la fine della parte dell’oscurità, dell’inverno.

La parola Giamonios, l’inizio della stagione estiva, è chiaramente connessa alla parola che indica l’inverno (winter), dal proto-indo-europeo “*g’hei-men-” (Latino hiems, Lettone ziema, Lituano žiema, Slavo zima, Greco kheimon, Hittita gimmanza), in antico irlandese “gem-adaig” significa “notte d’inverno”. Se ne deduce che in proto-celtico il primo mese della stagione estiva, della parte estiva dell’annno, era chiamato “wintry” (invernale, gelido) e che il primo mese della stagione invernale, della parte invernale dell’anno, “summery” (estivo, caldo), molto probabilmente per ellissi, rispettivamente, [mese alla fine dell’] estate/inverno. Questa osservazione rivaluta l’interpretazione originaria della parola Samhain come “fine dell’estate”.

L’anno gallico iniziava con la “parte oscura” delle due in cui era diviso, e l’inizio della “parte oscura” del calendario era proprio a Samhain, per questo Samhain è considerata anche oggi per molti gruppi neopagani il “Capodanno”. Il Capodanno vero e proprio veniva celebrato durante le “tre notti di Samonios” (in gallico trinux[tion] samo[nii]), l’inizio del ciclo lunare che cadeva più vicino al punto di mezzo tra l’equinozio di autunno e il solstizio d’inverno. Le lunazioni che segnavano la metà di ciascuna parte dei due cicli dell’anno erano segnate da altre due importanti feste.

Il calendario di Coligny segna poi la luna di mezz’estate: Lughnasadh, ma omette la luna di mezz’inverno: Imbolc. Le stagioni del calendario di Coligny non sono orientate sull’anno solare degli assi Solstizi/Equinozi, perciò la festa di mezz’estate non cadeva al solstizio d’estate, ma un po’ più tardi, verso il 1° agosto circa, cioè a Lughnasadh. Questo calendario era concepito per allineare le lunazioni con il ciclo agricolo di vegetazione e la posizione astrologica esatta del sole a quel tempo era probabilmente considerata di importanza minore, almeno in questo calendario.

Samain o Samuin era l’antico nome della festa di Samhain celebrata fino ai tempi dell’Irlanda medioevale, che segnava la fine della stagione estiva e l’inizio della stagione invernale. La festa di Samhain segnava la fine della stagione dei commerci e delle guerre ed era la data ideale per le assemblee tribali in cui i re locali incontravano il loro popolo.

Si dice che fu Papa Gregorio III (731–741) ad istituire la festa di Ognissanti il 1° novembre per farla coincidere con la precedente festa di Samhain, ma fu solo nell’835 che Ludovico I il Pio che fissò ufficialmente la festa di Ognissanti al I novembre.

Il Ciclo dell’Ulster contiene diversi riferimenti a Samhain. Nel Tochmarc Emire, Samhain è il primo dei quattro “quarter days” dell’anno menzionati dall’eroina Emer. Molte delle avventure e delle campagne intraprese dagli eroi nel Tochmarc Emire iniziano durante la festa della notte di Samhain.

Uno di questi racconti è quello di Echtra Nerai (Le Avventure di Nera) che parla di Nera del Connacht che si sottopone ad una prova di coraggio voluta da re Ailill. Il premio per il superamento della prova è la spada dall’elsa d’oro del Re. La prova consiste nel lasciare la sicurezza e il tepore del palazzo e passare la notte sotto la forca dove erano stati impiccati due prigionieri il giorno prima, annodare un ramoscello sotto l’ascella di uno degli impiccati e tornare alla base. Altri che hanno pensato sono stati tormentati da demoni e spiriti che impediscono loro di portare a termine il loro compito e superare la prova e li costringeva a tornare spaventati e coperti di vergogna nel palazzo di Ailill. Nera portò a termine il compito affidatogli ma rimase intrappolato nel Sidhe fino alla seguente festa di Samhain. Da notare che la parola usata per indicare l’estate nell’Echtra Nerai è “samraid”.

Anche la Cath Maige Tuireadh (la Battaglia di Mag Tuired) si svolge a Samhain, qui le divinità Morrigan e Dagda si incontrano e si uniscono sessualmente prima della battaglia contro i Fomori, così facendo la Morrigan favorisce la vittoria del popolo di Dagda, i Tuatha Dé Danann.

Il racconto The Boyhood Deeds of Fionn (Le Gesta Giovanili di Fionn) include una scena importante ambientata a Samhain, il giovane Fionn Mac Cumhail si reca a Tara dove Aillen the Burner (Aillen l’Incendiario), uno dei Tuatha Dè Danann, a Samhain fa addormentare tutti i presenti e da fuoco a tutto. Fionn resta sveglio e uccide Aillen e conquista il suo posto di capo dei fianna.

La festa di Samhain è sopravvissuta sotto varie forme come festa del raccolto e dei morti e dei santi. In Irlanda e Scozia, il “ Féile na Marbh”, la “festa dei morti”, è il nome usato per la festa cristiana dei Morti.

La notte di Samhain, in irlandese “ Oíche Samhna” e in scozzese “ Oidhche Samhna” è una delle feste più importanti del calendario celtico, cade la notte del 31 ottobre ed è la festa dell’ultimo raccolto e del contatto con le anime dei morti. Halloween ha preso oggi il posto della festa sacra di Samhain ma in Irlanda e Scozia questa festa viene ancora chiamata Oíche/Oidhche Samhna, ed in alcune aree c’è ancora l’usanza di lasciare un posto per i morti per permettere loro di partecipare alla festa e la notte si raccontano le storie degli antenati.

A Samhain venivano immagazzinate le scorte alimentari per l’inverno: grano, frutta, foraggio verdure, e veniva selezionato il bestiame che doveva essere macellato per seccare e conservare parte della carne e quello che doveva essere ricoverato nelle stalle per passare l’inverno. Questa usanza risale al tempo in cui non esisteva il frigorifero e il congelatore e si dovevano mettere in dispensa le scorte di cibo per passare la stagione invernale. Anticamente le popolazioni che abitavano l’Europa a Samhain si preparavano ad affrontare la stagione fredda e si riunivano in una grande assemblea di festa e di lavoro dove tutti contribuivano a stipare le provviste per l’inverno, preparavano il grano da conservare per mangiare e per essere piantato alla prossima semina, preparavano conserve e la frutta da tenere sotto la paglia, e conservavano il fieno al chiuso e macellavano il bestiame in esubero che non avrebbe potuto superare la stagone fredda ed essiccavano, affumicavano e salavano una gran parte della carne, celebravano poi una grande festa godendosi gli ultimi tepori della stagione calda. Alla festa di Samhain si mangiava, si beveva, si cantava, ci si divertiva onorando le forze della vita e della fertilità che stava per essere celata e protetta dall’oscurità.

Alla festa di Samhain si commemoravano i defunti ed era un ottimo periodo per contattare i parenti defunti per chiedere loro un aiuto o un consiglio. Le persone si riunivano attorno ai falò per purificarsi e scaldarsi e le ossa del bestiame macellato a Samhain venivano bruciate nel fuoco sacro e purificatore dei falò in omaggio agli Dei e agli antenati defunti. Quando venivano accesi i falò, tutti i fuochi del villaggio venivano spenti ed ogni famiglia attingeva al fuoco comune dei falò per riaccendere il focolare domestico.

Core è ormai regina del mondo ctonio, regna accanto al Dio agrifoglio, Ade, e sulla terra è chiamata Persefone, (Colei che Porta la Distruzione), o Proserpina (La Temibile), perché sulla Terra la luce cede il passo all’oscurità, la vita rigogliosa e vivace dell’estate lascia spazio alla vita silente dela morte/trasformazione della stagione invernale.

Alla festa di Samhain, come in molte altre feste dei Morti, le persone indossavano dei costumi e delle maschere di solito connesse al tema della morte, forse per allontanare o placare gli spiriti maligni e per esorcizzare la paura della morte e dei morti. In Scozia i morti erano impersonati da ragazzi mascherati, con il volto coperto da un velo o dipinto di nero e vestiti di bianco. Venivano anche accese delle lanterne ricavate da grandi rape svuotate della polpa e intagliate a forma di facce o teschi, queste lanterne venivano messe sulle finestre per cacciare gli spiriti malvagi o dispettosi.

Sempre in Scozia dal 16° e al 19° secolo i bambini andavano di a bussare di porta in porta mascherati e portando le lanterne ricavate dalle rape, cantando, raccontando storie e chiedendo in cambio delle monete o del cibo. Con l’emigrazione di massa dalla Scozia e dall’Irlanda agli Stati Uniti questa tradizione si radicò nel Nuovo Mondo e la festa di Samhain diventò la festa più commerciale di Halloween e le lanterne di rapa furono sostituite da quelle di zucca.

Ma il frutto più importante della festa di Samhain per la tradizione druidica è la mela che veniva usata anche per la divinazione. Se qualcuno celebra la festa di Samhain ancora oggi potrebbe preparare dei dolci con le mele invece che con la zucca. Anche le nocciole erano usate per la preparazione di dolci rituali della festa e per la divinazione.

A Samhain era consuetudine interrogare gli Dei, gli spiriti e i defunti tramite la pratica della divinazione, si dice che una divinazione effettuata la notte di Samhain sia molto efficace e veritiera. In questa notte magica in cui si aprivano le porte tra i mondi si chiedeva di conoscere l’identità di un possibile partner futuro, di sapere come sarebbe stata la propria nuova casa, e se e quanti bambini si potevano avere o se c’era la possibilità di diventare ricchi.

Una pratica di divinazione consisteva nello sbucciare una mela senza mai spezzare la buccia, una volta pelata la mela si gettava la buccia dietro la spalla sinistra ponendo una domanda e la risposta si evinceva dalla forma che prendeva la buccia cadendo sul terreno, di solito ci si basava sulla forma delle lettere oghamiche e sul loro significato esoterico. Un’altra forma di divinazione di Samhain era tramite le nocciole, si mettevano delle nocciole ad arrostire nella brace e venivano interpretati i loro movimenti di reazione al calore.

Samhain è una festa osservata da molte Tradizioni neopagane in modi a volte molto diversi tra loro nonostante il nome della festa sia lo stesso, perché ogni Tradizione neopagana pur avendo spesso origini comuni alle altre, si sviluppa in modo diverso nell’interpretazione moderna delle opere antiche tramandate sulla spiritualità dei popoli che hanno preceduto il cristianesimo e dalla scelta di applicare le antiche conoscenze spirituali alla vita presente.

Alcune Tradizioni neopagane, a Samhain, celebrano dei rituali per onorare i morti e le divinità associate alla morte connesse alla loro cultura di origine. Altre Tradizioni neopagane celebrano Samhain nel modo che ritengono il più possibile simile a quello delle antiche popolazioni celtiche, basandosi sulle leggende celtiche del loro luogo di origine. Altri ancora celebrano Samhain con dei rituali elaborati basandosi sulle diverse tradizioni che ricordano la festa e sulla tradizione del loro luogo di origine connessa alla festa di Samhain. Per le alcune Tradizioni neopagane, Samhain è, come per la Wicca, una delle Otto Feste della Ruota dell’Anno che vengono da alcuni chiamate Sabbat ed è considerata la festa più importante.