Calendimaggio è una festa stagionale che segna l’inizio della Primavera inoltrata che volge all’Estate, della stagione calda e coincide con l’inizio del mese di maggio, viene da “calendae” (o kalendae) che indicava il primo giorno del mese. La festa di Calendimaggio deriva da antiche feste pagane celebrate ancor prima delle feste dell’Antica Roma di Floralia e Maiuma. I popoli di lingua celtica celebravano, e a volte ancora celebrano, la festa di Beltaine, mentre i popoli di lingua germanica e scandinava celebrano la Notte di Valpurga, chiamata anche Vappu, Sista April e innalzano i Pali di Maggio.
La festa di Calendimaggio è una tradizione ancora viva ai nostri giorni in tutta Italia con tradizioni, nomi e sfumature differenti, segna il ritorno della luce, dell’umidità e del calore che è simbolo della rinascita della vita rigogliosa sulla Terra, la Primavera inoltrata che annuncia l’arrivo dell’Estate.
La festa di Calendimaggio viene celebrata con maggior attenzione in Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, alcune parti del Lazio, l’Umbria, la zona delle Quattro Province (Piacenza, Pavia, Alessandria e Genova), ma anche in Basilicata dove si prepara l’Albero del Maggio.
Ancora oggi in Basilicata, ad Accettura in provincia di Matera, ci celebra un antichissimo rito nuziale propiziatorio. Nel giorno dell’Ascensione, taglialegna e boscaioli vanno alla ricerca dell’albero più alto e dritto del bosco di Montepiano, l’albero del maggio. Il giorno della Pentecoste, i giovani nei boschi vanno alla ricerca della Cima, un agrifoglio spinoso e ramificato, che diventerà la Sposa del Maggio.
Nei giorni in cui si celebra la Festa del Maggio, vengono intonati poetici canti d’amore e di corteggiamento, per accompagnare l’incontro tra i due sposi. Il martedì successivo, il Maggio viene trasportano da alcuni buoi, mentre la Cima viene portata a spalla, preceduta da una lunga fila di costruzioni votive, le “cende”. Dopo che la cima è innestata sul maggio, questo viene eretto nell’imponenza dei suoi 35 metri.
Come per incanto, la cima fruttifica rapidamente, e gli abitanti iniziano a sparare sui cartellini che vi hanno appeso. L’antica usanza della scalata del maggio, prova di forza e rito di passaggio all’età adulta è andata persa nel tempo, ma la festa mantiene comunque il suggestivo sapore di rituali di fecondazione della natura.
In Campania “Il canto ‘a ffigliola’ è un particolare tipo di canto intonato per le feste dedicate alla Madonna, in special modo per la Madonna di Montevergine e per la Madonna di Castello. Molto meno melismatico e melodico delle ‘fronne’, si presta ad essere cantato sillabicamente e lascia molto più spazio all’improvvisazione degli esecutori.
Con questi canti, nella zona vesuviana si usa offrire nel mese di maggio alla propria donna il caratteristico dono della ‘perticella’, un ramo tagliato al quale sono appesi vari doni e su cui è sempre messa un’immagine della Madonna. In tal caso il canto ‘a ffigliola’ è eseguito sotto le finestre della donna che riceve l’omaggio.
Una volta, specialmente a Napoli, il canto ‘a ffigliola’ era anche tipico e rappresentativo della malavita locale. Con la stessa forma di canto, poi, si sfidavano i cantatori dopo il pellegrinaggio a Montevergine e la competizione veniva fatta a Nola.
Oggi però, quasi scomparso con tale funzione rappresentativa, il canto ‘a ffigliola’ resta essenzialmente legato al solo culto della Madonna nera, Mamma Schiavona, e alla funzione della ‘perticella’.
Nelle province della Montagna pistoiese la festa di Calendimaggioviene celebrata nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio e consiste nell’itinerare lungo il paese cantando i canti del Maggio sotto ogni casa. La tradizione vuole che un ramo molto grosso di ontano venga trasportato dai “Maggerini”, i cantori del maggio, e su di esso vengano appesi i doni dati nelle case. Attorno alla pianta si tenevano danze e l’elezione della Regina del Maggio. Alla fine del percorso questo ramo, a seconda dei luoghi, poteva venire issato con i doni per diventare il palo della cuccagna. Le feste popolari di Calendimaggio furono proibite nel periodo della dittatura fascista e molto probabilmente è anche per questo motivo, oltre al fatto di essere stateassorbite dalle feste in onore della Madonna cristiana, che la tradizione si è persa in alcune province italiane. Il Collettivo Folcloristico Montano ripropone la tradizione sulla Montagna pistoiese dal 1976 come pure da parte di altre forme associative fra le quali i Cantori Appennino Toscano dal 1977.
La festa di Calendimaggio viene celebrata nella Quattro Province col nome di Cantamaggio e in questa zona è strettamente lagata alle questue, che prendono aspetti e nomi differenti a secondo della località in cui si tengono. Il periodo in cui si svolge sono i primi giorni di maggio, anticipato al sabato prima di Pasqua (Sabato Santo) a Romagnese (PV) o posticipato al 3 maggio, festa della Santa Croce, nella zona fra il passo del Brallo, Bobbio e Corte Brugnatella o alla prima domenica di maggio.
In val Tidone la festa di Calendimaggio si chiama La galina grisa o La galëina grisa, a Marsaglia di Corte Brugnatella in val Trebbia Carlin di maggio, storpiatura di Calendimaggio.
Le celebrazioni della festa di Calendimaggio, chiamata a volte anche Maggiolata o Cantamaggio, iniziano di solito la notte del 30 aprile e si protraggono anche per una settimana.
Ecco alcune delle feste di Calendimaggio che si tengono in Italia:
Calendimaggio ad Assisi (PG)
Calendimaggio a Vernasca (PC), in val d’Arda
Cantar Maggio su tutta la Montagna Pistoiese, dove per tutto il mese si svolge il Festival del Maggio Itinerante,
Carlin di maggio a Corte Brugnatella in val Trebbia, (PC)
Cantamaggio a Prataccio, provincia di Pistoia
Santa Croce, in una zona compresa fra i comuni di Brallo di Pregola, Bobbio e Corte Brugnatella, nelle province di Pavia e Piacenza
E bene venga maggio a Monghidoro (BO)
Galina grisa o Galëina grisa in val Tidone, a Pianello Val Tidone o a Cicogni, frazione di Pecorara, (PC) e a Romagnese (PV)
Maggio a Santo Stefano d’Aveto (GE)
Cantamaggio a Terni (TR)
Maggiolata a Firenze (FI)
Pianta dal Macc a Canzo (CO)
Cantar le uova nell’Alessandrino
Seveso, nella frazione di San Pietro, è presente nella prima domenica e nel primo lunedì di maggio una festa detta di Calendimaggio.
La Maggiolata a Castiglione d’Orcia in provincia di Siena nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio
Ecco Maggio giù ppe’r piano… a Badia Prataglia la notte tra il 30 aprile e il 1 maggio (AR)
In diverse città si è formalizzata in una vera e propria consuetudine dotata di regole interne e a carattere fortemente spettacolare, come la Maggiolata a Firenze o il Calendimaggio ad Assisi.
Caratteristica comune alle feste di Calendimaggio è il cantare degli stornelli, detti Canti del Maggio, cantati da stornellatori chiamati, a seconda della regione di appartenenza, maggiaioli, maggianti o maggerini. I Canti del Maggio sono dei canti dedicati alla prosperità, alla fertilità e alla fortuna. I maggiaioli passano di casa in casa, bussano alla porta delle abitazioni e cantano i Canti di Maggio alle persone che aprono loro la porta in cambio di doni in cibo o denaro.
I Canti del Maggio sono cantati in lingua italiana con inflessioni e parole dialettali tipiche del luogo dove si svolge la festa caratterizzati da un’andatura allegra e gioiosa. I Canti del Maggio danno il benvenuto alla Primavera Inoltrata che segna la stabilità della bella stagione e precede l’arrivo dell’Estate. I canti sono accompagnati dalla musica: stornelli, sonetti e tresche suonati con chitarre, violini, strumenti ad ancia, piccole percussioni e strumenti ritmici, che comunque non coprano la voce, ora in coro, ora in solo, che canta il maggio.
I temi dei Canti del Maggio sono incentrati sulla rinascita della vita, sul ritrovato vigore fisico, sull’amore specialmente carnale, sull’allegria e sulla capacità di godere delle gioie della vita.
La festa di Calendimaggio fu soppressa durante la dittatura fascista in Italia.