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May Day Festa del Primo Maggio

May Day è una festa celebrata il primo maggio nell’emisfero settentrionale, è una festa di Primavera, la festa che segna l’inizio della Primavera inoltrata, della stabilità della bella stagione e l’avvento dell’Estate, la vera fine della stagione fredda, dell’Inverno ed è un periodo adatto a festeggiare all’aperto. E’ l’equivalente delle antiche feste pagane di Primavera come Calendimaggio, Beltaine, Walpurgisnacht, Maiuma, Floralia, che, con l’avvento del cristianesimo sono state inglobate e trasformate in feste religiose cristiane oppure sono sopravvissute sotto forma di feste della tradizione popolare. Oggi, con la crescita del Neopaganesimo, molte feste della Tradizione Spirituale pre-cristiana vengono celebrate di nuovo con lo spirito di un tempo, come feste religiose e spirituali.
Nella festa di May Day non possono mancare i fiori, le ghirlande di fiori, i canti e le danze, il Palo di Maggio, il Re e la Regina di Maggio e, a volte, l’accensione di falò.
May Day è una festa che celebra la primavera inoltrata celebrata in paesi e villaggi sin dai tempi più antici quando si smetteva di lavorare nei campi, perchè il periodo di semina era giunto al termine, e nelle fattorie e le persone si riunivano per fare festa insieme e celebrare la fertilità delle Terra, erigendo solitamente il Palo di Maggio, spesso nella piazza principale del paese, palo al quale venivano appesi dei nastri di vari colori, ciascun nastro era tenuto da un danzatore che, danzando in circolo, avvolgeva il nastro attorno al palo. In altre regioni il Palo di Maggio era invece i Palo della Cuccagna, un palo eretto nella piazza principale del paese al quale venivano appesi dei vasi contenenti cibo o denaro, o dei salami e dei prosciutti, o altri generi alimentari e varie, il palo veniva cosparso di grasso e chi voleva si poteva iscrivere per arrampicarsi sul palo e tentare di aggiudicarsi un premio. Il primo di maggio è anche il giorno dedicato ai santi Filippo e Giacomo che sono diventati in Inghilterra i patroni dei lavoratori.
In Gran Bretagna la festa di May Day si celebra innalzando un Palo di Maggio, incoronando la Regina di Maggio e danzando la Morris Dance, una danza popolare inglese basata su passi ritmati e nell’esecuzione di figure coreografiche da gruppi di ballerini. Nella Morris Dance si usano bastoni, spade, e fazzoletti che vengono maneggiati dai danzatori.
La Festa dei Lavoratori, che si celebra in molti paesi del mondo il primo maggio, affonda le sue radici in questa antichissima festa.
Il nome Morris Dance deriva da “Moorish Dance”, “Danza Moresca”, che diventa nel 17° secolo Morris Dance. Questa tradizione deriva principalmente dalle tradizioni pagane celtiche e anglo-sassoni.
La festa di May Day fu soppressa dal parlamento puritano nel periodo dell’Interregno inglese e fu reintrodotta da Carlo II nel 1660. Il 1° maggio 1707 è il giorno in cui entrò in vigore l’Atto di Unione che unì l’Inghilterra alla Scozia nel Regno di Gran Bretagna.

A Oxford è tradizione che a “May Morning”, la festa locale del Primo Maggio, i “festaioli” si riuniscono sotto la Great Tower del Magdalen College alle 6:00 di mattina ad ascoltare il coro del college che canta i madrigali tradizionali in occasione della conclusione delle celebrazioni della notte precedente. La tradizione vuole che, dopo aver ascoltato il coro, alcune persone si tuffino dal Magdalen Bridge (Ponte Magdalen) nel fiume Cherwell. Questa usanza è stata praticata legalmente fino agli anni 1970, poi è stata vietata e il ponte è stato chiuso per evitare che le persone si tuffassero, a causa dall’alto numero di feriti, anche gravi, causato dal basso livello del fiume, solo 61 cm. Nonostante i divieti ci sono ancora delle persone che scavalcano le recinzioni e si tuffano nel fiume e restano feriti.
A Durham, per la festa di May Day, gli studenti dell’Università di Durham si riuniscono sul Ponte di Prebend fino al sorgere del sole festeggiando per tutta la notte con musica folk, danze, cantando madrigali e facendo delle grigliate. Questa di Durham è comunque una tradizione più recente rispetto alle altre tradizioni di May Day.
A Whitstable, nel Kent, la festa di May Day ha un sapore decisamente più tradizionale con le celebrazioni del Jack in the Green festival, ripreso nel 1976, con la sua processione annuale di morris dancers. Un altro Jack in the Green festival si svolge a Hastings dal 1983 ed è diventato un evento di grande importanza per la città; ed un altro ancora si svolge a Rochester, sempre nel Kent, dove Jack in the Green viene svegliato all’alba del Primo maggio dai Morris dancers.
Jack in the Green è un personaggio tradizionale delle parate della festa di May Day, un figurante recita annualmente la parte di Jack in the Green e si traveste con un’ampia tunica di foglie, di forma piramidale o conica, che lo ricopre completamente dalla testa ai piedi. Il nome Jack in the Green si usa anche soltanto per intendere il costume di foglie o alle ghirlande di foglie.

A Edimburgo May Day è celebrata a partire dalla sera del 30 aprile con il Beltane Fire Festival, di cui abbiamo parlato in “Beltaine -parte 4-”. Sempre ad Edimburgo, la tradizione racconta che il Primo Maggio, a May Day, le ragazze si arrampicavano su Arthur’s Seat e si bagnavano il viso con la rugiada del mattino per ottenere una bellezza durevole per tutta la vita.

In Irlanda la festa di May Day coincide con la festa di Beltaine e in Italia con la festa di Calendimaggio. In Germania si celebra la festa della Notte di Valpurga; in Finlandia si celebra la festa di Vappu; in Svezia la festa di Sista April (l’Ultimo di Aprile) o Valborgsmässoafton (Notte di Valpurga).
La festa di May Day è celebrata anche alla Hawaii con il nome di Lei Day, introdotta nel 1920 da un poeta e giornalista locale è stata adottata dallo Stato perché è diventata subito popolare.
Negli Stati Uniti d’America la festa di May Day è celebrata in modi diversi a seconda del posto dove si festeggia e spesso unisce entrambe le feste, quella di tradizione pagana, “Green Root” e quella della tradizione del lavoro “Red Root”, ed è chiamata anche Law Day.
In tutto il mondo la festa di May Day è la Festa dei Lavoratori, detta in italiano anche Primo Maggio.

Calendimaggio

Calendimaggio è una festa stagionale che segna l’inizio della Primavera inoltrata che volge all’Estate, della stagione calda e coincide con l’inizio del mese di maggio, viene da “calendae” (o kalendae) che indicava il primo giorno del mese. La festa di Calendimaggio deriva da antiche feste pagane celebrate ancor prima delle feste dell’Antica Roma di Floralia e Maiuma. I popoli di lingua celtica celebravano, e a volte ancora celebrano, la festa di Beltaine, mentre i popoli di lingua germanica e scandinava celebrano la Notte di Valpurga, chiamata anche Vappu, Sista April e innalzano i Pali di Maggio.
La festa di Calendimaggio è una tradizione ancora viva ai nostri giorni in tutta Italia con tradizioni, nomi e sfumature differenti, segna il ritorno della luce, dell’umidità e del calore che è simbolo della rinascita della vita rigogliosa  sulla Terra, la Primavera inoltrata che annuncia l’arrivo dell’Estate.
La festa di Calendimaggio viene celebrata con maggior attenzione in Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, alcune parti del Lazio, l’Umbria, la zona delle Quattro Province (Piacenza, Pavia, Alessandria e Genova), ma anche in Basilicata dove si prepara l’Albero del Maggio.

Ancora oggi in Basilicata, ad Accettura in provincia di Matera, ci celebra un antichissimo rito nuziale propiziatorio. Nel giorno dell’Ascensione, taglialegna e boscaioli vanno alla ricerca dell’albero più alto e dritto del bosco di Montepiano, l’albero del maggio. Il giorno della Pentecoste, i giovani nei boschi vanno alla ricerca della Cima, un agrifoglio spinoso e ramificato, che diventerà la Sposa del Maggio.

Nei giorni in cui si celebra la Festa del Maggio, vengono intonati poetici canti d’amore e di corteggiamento, per accompagnare l’incontro tra i due sposi. Il martedì successivo, il Maggio viene trasportano da alcuni buoi, mentre la Cima viene portata a spalla, preceduta da una lunga fila di costruzioni votive, le “cende”. Dopo che la cima è innestata sul maggio, questo viene eretto nell’imponenza dei suoi 35 metri.
Come per incanto, la cima fruttifica rapidamente, e gli abitanti iniziano a sparare sui cartellini che vi hanno appeso. L’antica usanza della scalata del maggio, prova di forza e rito di passaggio all’età adulta è andata persa nel tempo, ma la festa mantiene comunque il suggestivo sapore di rituali di fecondazione della natura.

In Campania “Il canto ‘a ffigliola’ è un particolare tipo di canto intonato per le feste dedicate alla Madonna, in special modo per la Madonna di Montevergine e per la Madonna di Castello. Molto meno melismatico e melodico delle ‘fronne’, si presta ad essere cantato sillabicamente e lascia molto più spazio all’improvvisazione degli esecutori.
Con questi canti, nella zona vesuviana si usa offrire nel mese di maggio alla propria donna il caratteristico dono della ‘perticella’, un ramo tagliato al quale sono appesi vari doni e su cui è sempre messa un’immagine della Madonna. In tal caso il canto ‘a ffigliola’ è eseguito sotto le finestre della donna che riceve l’omaggio.
Una volta, specialmente a Napoli, il canto ‘a ffigliola’ era anche tipico e rappresentativo della malavita locale. Con la stessa forma di canto, poi, si sfidavano i cantatori dopo il pellegrinaggio a Montevergine e la competizione veniva fatta a Nola.
Oggi però, quasi scomparso con tale funzione rappresentativa, il canto ‘a ffigliola’ resta essenzialmente legato al solo culto della Madonna nera, Mamma Schiavona, e alla funzione della ‘perticella’.

Nelle province della Montagna pistoiese la festa di Calendimaggioviene celebrata nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio e consiste nell’itinerare lungo il paese cantando i canti del Maggio sotto ogni casa. La tradizione vuole che un ramo molto grosso di ontano venga trasportato dai “Maggerini”, i cantori del maggio, e su di esso vengano appesi i doni dati nelle case. Attorno alla pianta si tenevano danze e l’elezione della Regina del Maggio. Alla fine del percorso questo ramo, a seconda dei luoghi, poteva venire issato con i doni per diventare il palo della cuccagna. Le feste popolari di Calendimaggio furono proibite nel periodo della dittatura fascista e molto probabilmente è anche per questo motivo, oltre al fatto di essere stateassorbite dalle feste in onore della Madonna cristiana, che la tradizione si è persa in alcune province italiane. Il Collettivo Folcloristico Montano ripropone la tradizione sulla Montagna pistoiese dal 1976 come pure da parte di altre forme associative fra le quali i Cantori Appennino Toscano dal 1977.

La festa di Calendimaggio viene celebrata nella Quattro Province col nome di Cantamaggio e in questa zona è strettamente lagata alle questue, che prendono aspetti e nomi differenti a secondo della località in cui si tengono. Il periodo in cui si svolge sono i primi giorni di maggio, anticipato al sabato prima di Pasqua (Sabato Santo) a Romagnese (PV) o posticipato al 3 maggio, festa della Santa Croce, nella zona fra il passo del Brallo, Bobbio e Corte Brugnatella o alla prima domenica di maggio.
In val Tidone la festa di Calendimaggio si chiama La galina grisa o La galëina grisa, a Marsaglia di Corte Brugnatella in val Trebbia Carlin di maggio, storpiatura di Calendimaggio.

Le celebrazioni della festa di Calendimaggio, chiamata a volte anche Maggiolata o Cantamaggio, iniziano di solito la notte del 30 aprile e si protraggono anche per una settimana.
Ecco alcune delle feste di Calendimaggio che si tengono in Italia:
Calendimaggio ad Assisi (PG)
Calendimaggio a Vernasca (PC), in val d’Arda
Cantar Maggio su tutta la Montagna Pistoiese, dove per tutto il mese si svolge il Festival del Maggio Itinerante,
Carlin di maggio a Corte Brugnatella in val Trebbia, (PC)
Cantamaggio a Prataccio, provincia di Pistoia
Santa Croce, in una zona compresa fra i comuni di Brallo di Pregola, Bobbio e Corte Brugnatella, nelle province di Pavia e Piacenza
E bene venga maggio a Monghidoro (BO)
Galina grisa o Galëina grisa in val Tidone, a Pianello Val Tidone o a Cicogni, frazione di Pecorara, (PC) e a Romagnese (PV)
Maggio a Santo Stefano d’Aveto (GE)
Cantamaggio a Terni (TR)
Maggiolata a Firenze (FI)
Pianta dal Macc a Canzo (CO)
Cantar le uova nell’Alessandrino
Seveso, nella frazione di San Pietro, è presente nella prima domenica e nel primo lunedì di maggio una festa detta di Calendimaggio.
La Maggiolata a Castiglione d’Orcia in provincia di Siena nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio
Ecco Maggio giù ppe’r piano… a Badia Prataglia la notte tra il 30 aprile e il 1 maggio (AR)

In diverse città si è formalizzata in una vera e propria consuetudine dotata di regole interne e a carattere fortemente spettacolare, come la Maggiolata a Firenze o il Calendimaggio ad Assisi.

Caratteristica comune alle feste di Calendimaggio è il cantare degli stornelli, detti Canti del Maggio, cantati da stornellatori chiamati, a seconda della regione di appartenenza, maggiaioli, maggianti o maggerini. I Canti del Maggio sono dei canti dedicati alla prosperità, alla fertilità e alla fortuna. I maggiaioli passano di casa in casa, bussano alla porta delle abitazioni e cantano i Canti di Maggio alle persone che aprono loro la porta in cambio di doni in cibo o denaro.
Canti del Maggio sono cantati in lingua italiana con inflessioni e parole dialettali tipiche del luogo dove si svolge la festa caratterizzati da un’andatura allegra e gioiosa. I Canti del Maggio danno il benvenuto alla Primavera Inoltrata che segna la stabilità della bella stagione e precede l’arrivo dell’Estate. I canti sono accompagnati dalla musica: stornelli, sonetti e tresche suonati con chitarre, violini, strumenti ad ancia, piccole percussioni e strumenti ritmici, che comunque non coprano la voce, ora in coro, ora in solo, che canta il maggio.
I temi dei Canti del Maggio sono incentrati sulla rinascita della vita, sul ritrovato vigore fisico, sull’amore specialmente carnale, sull’allegria e sulla capacità di godere delle gioie della vita.

La festa di Calendimaggio fu soppressa durante la dittatura fascista in Italia.

Felice Beltaine 2024

Felice Beltaine, Festa di Luce, Calore e Umidità!

Beltane (Beltaine) è la forma in inglese moderno della parola in Antico Irlandese Bel(l)taine o Beltine in Irlandese Moderno, Bealltainn in Gaelico Scozzese, il nome indica il mese di maggio e la festa celebrata dal tramonto del 30 aprile al tramponto del 1° maggio. Nell’emisfero sud è celebrata dal tramonto del 31 ottobre al tramonto del 1° novembre. Beltaine segnava l’inizio dell’estate per i popoli Gaeli, e assieme a Samhain erano le date dell’inizio e della fine dell’anno civile nell’Irlanda medievale.
Beltaine era una festa Gaelica celebrata in Gallia, Irlanda, Scozia, nell’Inghilterra Celtica e nell’Isola di Mann. Oggi Beltaine è celebrata in Galless e da diversi gruppi Neopagani e Wicca in tutto il mondo.
La festa di Beltaine è conosciuta anche come Lá Bealtaine, Bealltainn, Beltain, Beltaine, Boaltinn, Boaldyn, Belotenia, Gŵyl Galan Mai, ed è messa in relazione con altre feste simili che cadono nello stesso periodo: la Notte di Walpurga, Calan Mai (il primo giorno d’estate in Galless, chiamato anche Calan Haf) e il festival di primavera di Calendimaggio o Palo di Maggio, che nella seconda metà del 1800 coinciderà con la neonata festa dei Lavoratori.

La festa di Beltaine è celebrata da diversi gruppi Neopagani in modi e con nomi diversi dato che i gruppi Neopagani differiscono anche molto tra le diverse tradizioni e le celebrazioni sono spesso molto diverse tra loro nonostante il nome della festa sia lo stesso. Alcuni gruppi Neopagani dicono di seguire fedelmente le antiche tradizioni, anche se tutto quello che si sa delle antiche tradizioni di popoli dalla cultura orale è stato tramandato attraverso dei libri scritti in epoca ormai cristiana e dai reperti archeologici, che sono comunque interpretai dai vari accademici di turno secondo la loro cultura e le loro conoscenze. Porre pertanto l’enfasi sulla corretta ricostruzione storica di tradizioni così antiche è limitato e limitante e certamente per nulla più valido di quelle Vie Neopagane che vivono le antiche usanze tenendo conto del periodo storico in cui si collocano nella loro esistenza presente e della loro cultura sostenuta dalle conoscenze dell’epoca in cui vivono.

I Neopagani Ricostruzionisti Celtici celebrano Beltaine (Là Bealtaine) quando fiorisce il biancospino nei loro territori, o la prima notte di luna piena più prossima al primo maggio.
Per la festa di Beltaine è tradizione recarsi in pellegrinaggio ai pozzi sacri dove vengono fatte delle offerte e delle preghiere agli Spiriti del Luogo e alle Divinità dei pozzi.
I Wicca a Beltaine celebrano anche l’unione rituale della Signora di Maggio e del Signore di Maggio, e praticano la danza del Palo di Maggio.

A Beltaine gli esseri si aprono al calore, alla luce e all’umidità e celebrano nell’unione il mistero della danza della vita. E’ la festa della Primavera al suo massimo splendore e segna l’avvento dell’Estate. In questo periodo le Pleiadi sorgono la mattina poco prima del Sole all’orizzonte. A Samhain le Pleiadi sorgonola sera poco prima del tramonto del Sole all’Orizzonte.
Le Pleiadi sono chiamate anche le Sette Sorelle, sono un ammasso aperto visibile nella costellazione del Toro, costituito da circa duemila stelle poste a circa 380 anni luce dalla Terra. Sono chiamate le Sette Sorelle perché ad occhio nudo sono visibili solo sette stelle più brillanti.
Nella mitologia greca, le Sette Sorelle erano tradizionalmente chiamate Asterope, Merope (o Dryope o Aero), Elettra, Maia, Taigete, Celaeno e Alcyone. Questi nomi sono oggi assegnati a singole stelle dell’ammasso. Erano, secondo la mitologia, ninfe delle montagne (Oreadi), le figlie di Atlante e Pleione, anch’essi rappresentati da stelle nell’ammasso; erano anche nipoti di Giapeto e Climene, e sorelle delle Iadi, di Calipso e Dione. Si suicidarono dopo la morte delle loro sorelle, le Iadi.
Le Ninfe della Mitologia Greca erano suddivise in gruppi distinti:
5 Iadi: “propiziatrici di pioggia”, a loro venne affidato Dioniso, il Dio dei Misteri.
7 Pleiadi: guidate dalla Ninfa Alcyone, figlia di Atlante e Pleione.
3 Esperidi: Espera, Egle, Eriteide, vissute in occidente, figlie di Atlante ed Esperia.
3 Arpie: figlie di Taumante e della Ninfa oceanica Elettra, figlia di Atlante.

Beltaine e Samhain dividono l’anno in due parti, in una prevale la luce, a Beltaine, nell’altra prevale l’oscurità, a Samhain.
Beltaine e Samhain si aprono le porte tra i mondi, questi sono i giorni del “tempo non tempo”, ed è un ottimo periodo per le operazioni magiche.
Beltaine segna il tempo dello sbocciare della maggior parte dei fiori e dell’ sbocciare della sesualità nei giovani che si uniscono nell’atto sessuale per generare nuova vita, e lo sbocciare della forza, del vigore della creatività per praticare un’unione anche su altri piani per generare nuova vita e nuove opere anche su altri piani. E’ il tempo della creatività, sbocciano i fiori dell’Arte che daranno frutto in seguito.

I primi giorni di maggio in molti paesi d’Europa, dal Mediterraneo al Mare del Nord, si celebravano e si celebrano riti di fecondità, le Nozze sacre tra la Dea e il Dio, tra la Sposa e lo Sposo di Maggio che simboleggiavano e garanivano la ciclicità della Vita e la fecondità della Terra.

Il mese di maggio era dedicato dagli Antichi Romani alla Dea Maia, Dea della Terra, figlia di Atlante che con Zeus generò Hermes. Maia era anche una delle Pleiadi e sembra che la Dea dell’Antica Roma sia derivata proprio dalla Maia greca. Maia era associata alla Terra, a Fauna, alla Bona Dea e alla Magna Mater.

Nel periodo che coincide con la festa di Beltaine, nell’Antica Roma, in epoca imperiale, si celebrava una festa orgiastica della durata di 5-7 giorni su un’isoletta del Tevere chiamata Maiuma. Questa festa di maggio era celebrata anche nella Palestina Romana come festa orgiastica di fertilità connessa all’acqua.
Sempre nell’antica Roma, alle calende di Maggio, veniva celebrata la festa di Floralia, conosciuta anche col nome di Florifertum, una festa di fertilità dedicata alla Dea Flora. La festa di Floralia iniziava il 28 aprile e terminava il 2 maggio (Ovidio, Fasti), celebrava il rinnovarsi del ciclo della vita, rappresentato con danze, fiori e consumo di bevande alcoliche, le persone vestivano con vesti colorate, i templi erano decorati con fiori di vario tipo e venivano fatte offerte di latte e miele a Flora, la Dea della Primavera che fa germogliare e crescere le piante, e fa sbocciare i fiori. I riti in onore di Flora erano officiati da un sacerdote che rappresentava lo sposo di Flora, il Flamen Floralis.

Nell’Antica Roma il Pontefice Massimo (che in origine non era associato al Papa dei cristiani) dava l’annuncio delle festività di maggio, le feste di calendimaggio, da “calendae” (o kalendae) che indicava il primo giorno del mese.  Le feste del Calendimaggio consistevano in lunghe processioni nei campi e in riti propiziatori alle divinità agresti. In seguito i cristiani trasformeranno le feste di fertilità del Calendimaggio in processioni dedicate alla loro divinità privandole della parte dell’unione sessuale.
La notte del 30 aprile in molti paesi europei si accendevano i fuochi di maggio che segnavano il culmine delle feste di fertilità e di unione sessuale. I cristiani hanno stravolto anche il significato dei sacri fuochi di fertilità di maggio e la notte del 30 aprile  è diventata la loro notte di Santa Valpurga e i falò sono diventati dei fuochi accesi per cacciare le streghe!

Nel 17° secolo Calendimaggio venne sostituito con il cosiddetto Maggio Sacro della chiesa cattolica, e nel 1889 venne istituita la Festa dei Lavoratori, una festa laica del lavoro fatta coincidere proprio con il giorno del 1° maggio.

Tra il 30 aprile ed il 1° maggio ad assisi e dintorni, gruppi di quattro o cinque uomini detti “maggiaioli” andavano a piedi per le campagne passando di casa in casa, cantando e suonando. Partivanoi subito dopo il tramonto del sole il 30 di aprile e andavano di casa in casa cantando gli stornelli di maggio, tutti dedicati al ritorno della Primavera e della fertilità della terra, e finivano all’alba del 1° maggio. I “maggiaioli” chiedevano un’offerta di uova, pane e vino a tutti coloro che venivano svegliati dai canti di maggio.

A Firenze la festa di Calendimaggio, o del Maggio Sacro, cominciava il 30 aprile e durava per tutto il mese di maggio o quasi. Al suono di liuti e mandole dei gruppi di ragazzi e ragazze con corone di fiori giravano per le vie della città cantando i “Maggi”, stornelli che parlavano di prosperità e di fertilità. Questi gruppi di giovani andavano di casa in casa danzando e cantando e ricevevano dei doni. Erano guidati dalla “Regina di Maggio” ed erano preceduti da un giovane, il “Re di Maggio” che portava il “majo”, un ramo fiorito con nastri intrecciati.
Si racconta che Dante, all’età di 9 anni, durante il Calendimaggio del 1274 incontrò per la prima volta la sua Beatrice, che aveva 8 anni.

Felice Equinozio di Primavera 2024

Felice Equinozio di Primavera! Felice festa di Luce e Calore! Felice Ostara! Passate tutte e tutti una buona festa di Equinozio di Primavera, comunque voi la chiamiate e di qualunque tradizione…

La parola “equinozio” deriva dal latino “equi -noctis” e significa “notte uguale” al giorno. La definizione puramente teorica di lunghezza del giorno si riferisce all’intervallo di tempo compreso fra due intersezioni temporalmente consecutive del centro apparente del disco solare con l’orizzonte del luogo geografico. Usando questa definizione, la lunghezza del dì risulterebbe di 12 ore. In realtà, gli effetti di rifrazione atmosferica, il semidiametro e la parallasse solare fanno sì che negli equinozi la lunghezza del dì ecceda quella della notte. Gli Equinozi di Primavera e d’Autunno sono i due giorni dell’anno nei quali hanno inizio le stagioni di primavera e autunno. Agli equinozi, intesi come giorni di calendario, il Sole sorge quasi esattamente ad est e tramonta quasi esattamente ad ovest; ma non esattamente, in quanto l’equinozio è un preciso istante che quindi può, al massimo, coincidere con uno solo dei due eventi, ma non prodursi due volte nell’arco di 12 ore.
Nell’emisfero settentrionale, l’Equinozio di Primavera cade il 20 o 21 marzo,  e l’equinozio d’autunno cade il 22 o il 23 settembre; nell’emisfero meridionale, questi termini sono invertiti.

Gli equinozi possono essere considerati anche come punti ideali nel cielo. Anche se la luce diurna nasconde le altre stelle, rendendo difficile vedere la posizione del Sole rispetto agli altri corpi celesti, il Sole ha una posizione definita relativa alle altre stelle.

Mentre la Terra gira attorno al Sole, l’apparente posizione del Sole si sposta di un intero cerchio nel periodo di un anno. Questo cerchio è chiamato eclittica, ed è anche il piano dell’orbita della Terra proiettato sulla sfera celeste. Gli altri pianeti visibili ad occhio nudo (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno) sembrano muoversi lungo l’eclittica poiché le loro orbite sono su un piano simile a quello della Terra.

L’altro cerchio nel cielo è l’equatore celeste, ovvero la proiezione dell’equatore terrestre sulla sfera celeste. Poiché l’asse di rotazione della Terra è inclinato rispetto al piano dell’orbita, l’equatore celeste è inclinato rispetto all’eclittica. Due volte l’anno, il Sole incrocia il piano dell’equatore terrestre. Questi due punti sono gli equinozi.

Il punto dell’Equinozio di Primavera dell’emisfero settentrionale è anche chiamato punto vernale (parola derivante da latino, da “ver” che significa “primavera”), punto dell’Ariete o punto gamma (γ), mentre quello dell’equinozio d’autunno è anche chiamato punto della Bilancia (ω). Tuttavia, a causa della precessione degli equinozi, questi punti non si trovano più nella costellazione da cui prendono il nome, anche se va detto che l’astrologia è un sistema basato sulle stagioni (le costellazioni fisse,i 12 segni zodiacali, sono infatti i 12 mesi dell’anno) e sul loro “dialogo” con i pianeti e con le stelle, con il cielo. La Precessione degli Equinozi pertanto non va ad influire sull’interpretazione di un tema natale basato sull’astrologia per come la conosciamo in occidente.

L’istante nel quale il Sole passa attraverso ogni punto di equinozio può essere calcolato accuratamente, così l’equinozio è sempre e solo un particolare istante, e non un giorno intero.

Nell’Equinozio di Primavera:
all’equatore il Sole sorge in linea verticale dall’orizzonte est fino allo zenit, e poi tramonta in linea verticale dallo zenit all’orizzonte ovest;
al Tropico del Cancro il Sole passa a sud, dove giunge alla sua massima altezza per quel giorno che è 66°33′;
al Tropico del Capricorno il Sole passa a nord, dove giunge alla sua massima altezza per quel giorno che è 66°33′;
al polo nord il Sole passa da una notte lunga 6 mesi ad un dì lungo 6 mesi;
al polo sud il Sole passa da un dì lungo 6 mesi ad una notte lunga 6 mesi.

Nell’originale calendario giuliano stabilito da Giulio Cesare, l’Equinozio di Primavera cadeva il 25 marzo. La ragione dell’odierno spostamento al 21 marzo si lega alle motivazioni stesse della messa in essere del calendario gregoriano. Ciò che spinse infatti Gregorio XIII a promulgare la sua riforma non fu infatti un omaggio al dittatore romano, ma il desiderio di riallinearsi alle votazioni del Concilio di Nicea, svoltosi quasi quattro secoli dopo la vita del famoso politico. Il papa deliberò quindi di recuperare l’errore accumulatosi dopo il concilio, ma non ebbe interesse alcuno a fare lo stesso per le date del 29 febbraio degli anni 100, 200 e 300. Dato che un quarto giorno si era già generato a causa del caos nell’applicazione del giorno bisestile intervenuta fra l’omicidio di Cesare e il definitivo decreto di riordino di Augusto dell’anno 8, fu così che l’equinozio fu stabilmente spostato rispetto alla sua data originaria.

Ecco una serie di feste celebrate in occasione dell’Equinozio di Primavera.
Sham El Nessim, celebrata all’Equinozio di Primavera, era un’antica festività egiziana le cui tracce risalgono a circa 4700 anni fa, ed è ancora oggi una delle feste pubbliche Egiziane ed è celebrata il lunedì più prossimo all’Equinozio di Primavera.
La Pasqua ebraica è una festa che coincide con l’Equinozio di Primavera e cade di solito il primo giorno di luna piena seguente all’Equinozio di Primavera, anche se occasionalmente, di solito 7 volte in 19 anni, cade il secondo giorno di luna piena dopo l’Equinozio di Primavera.
La Pasqua cristiana che cade la prima domenica dopo la prima luna piena contemporanea o successiva all’Equinozio di Primavera.
La festa neopagana dell’Equinozio di Primavera, celebrata da molti gruppi neopagani europei e Wicca, che viene chiamata anche Ostara, Alban Eiler (o Alban Eilir) e Dísablót.

L’Equinozio di Primavera segna il primo giorno dell’anno per una varietà di calendari, inclusi il calendario Iraniano, il calendario Bahá’í. Il festival Persiano (Iraniano) del Naw-Ruz viene celebrato all’Equinozio di Primavera. Nell’antica mitologia persiana, Jamshid, il re mitico della Persia, ascese al trono in questo giorno e ogni anno quest’evento viene commemorato con feste per due settimane. Queste feste rievocano la storia della creazione e l’antica cosmologia del popolo Iraniano e Persiano. È un giorno di festa anche per l’Azarbaijan, l’Afganistan, l’India, la Turchia, Zanzibar, l’Albania e diversi paesi dell’Asia Centrale, è festa anche per i Kurdi. È inoltre una festività Zoroastrina, è anche un giorno sacro per i seguaci della Fede Bahá’í e per i musulmani Ismaili Nizari comunemente chiamati come gli Aga Khanis.

In molti paesi arabi la festa della mamma è celebrata all’Equinozio di Primavera.
In Giappone il giorno dell’Equinozio di Primavera (春分の日 Shunbun no hi) è una festa nazionale ufficiale che si trascorre visitando le tombe di famiglia e celebrando le riunioni di famiglia.
Il primo giorno dell’anno per i Tamil e i Bengali segue lo zodiaco Hindu e sono celebrati rispetto al Equinozio di Primavera siderale (14 aprile). Quello Tamil viene festeggiato nello stato dell’India del Sud del Tamil Nadu, l’altro viene festeggiato in Bangladesh e nello stato dell’India dell’est del Bengala Ovest.

Il giorno del Pianeta Terra venne celebrato inizialmente il 21 marzo 1970, giorno dell’equinozio. Attualmente è celebrato in diversi Stati il 22 aprile.
In molti paesi arabi il Giorno della Madre viene celebrato nell’equinozio di marzo.
In Tamil e nel Bengala all’Equinozio di Primavera, che segue lo zodiaco siderale, il 14 aprile, si celebra l’Anno Nuovo. Anche nello stato indiano di Orissa l’anno nuovo, ‘Vishuva Sankranti’, che significa “uguale” in sanscrito, si celebra all’Equinozio di Primavera secondo lo zodiaco siderale.
Nell’Andhra Pradesh, Karnataka e Maharastra l’Anno Nuovo si celebra la prima mattina dopo la prima luna nuova dopo l’Equinozio di Primavera.

Le feste collegate all’Equinozio di Primavera celebrano tutte il risveglio della Natura, il ritorno della luce, del calore e dell’umidità, nel giorno in cui la notte e il giorno sono in equilibrio, ma la luce prevale sull’oscurità e il caldo e l’umidità tornano a scaldare la Terra. In questo periodo si celebra la Conoscenza del Mistero della Danza della Vita, la resurrezione, il risveglio, dei sensi e della scintilla che da la vita. Le piante fioriscono, gli alberi si riempiono di germogli, le prime foglie e i primi fiori sbocciano di nuovo al mondo, gli animali si svegliano definitivamente dal letargo e si risvegliano i loro sensi, si piantano i semi che daranno i frutti del primo raccolto.

Alcuni Neopagani europei e molti gruppi Wicca chiamano l’Equinozio di Primavera “Ostara”. Ostara deriva dal nome di una Dea Germanica associata con la Primavera, Eostre per i Sassoni, secondo quanto riportato da Beda il Venerabile.
Nell’Antica Roma al tempo dell’Equinozio di Primavera si celebrava la festa della Dea Cibele e di Attis il suo sposo nato da una vergine. Attis muore qualche giorno prima e risorge all’Equinozio di Primavera. La festa di Cibele è molto antica ed è stata introdotta e celebrata a Roma nel 204 prima della nascita di Cristo.

A Roma si narrava una storia più antica di quella di Cristo ma molto simile alla sua, la storia del Dio Mitra nato al Solstizio d’Inverno e risorto all’Equinozio di Primavera. Anche Mitra, come Gesù, era noto per aiutare i suoi fedeli ad ascendere al regno di luce dopo la morte.
I popoli Germani celebravano la festa di Ostara o di Eostre la luna piena seguente l’Equinozio di Primavera. La leggenda racconta che Eostre trovò a terra in tardo inverno, un uccello ferito. Per salvargli la vita lo trasformò in una lepre, ma la trasformazione non riuscì alla perfezione perché l’uccello aveva le sembianze di una lepre ma continuava a deporre le uova che la lepre decorava e lasciava in dono per la dea Eostre. Da questa leggenda nasce la storia del coniglio pasquale e delle uova decorate.

L’origine dell’Uovo di Pasqua è collegata al Mito Pelasgico della Creazione, dove la Dea di Tutte le Cose Eurinome danzando sulle onde del mare crea e si accoppia con il Grande Serpente Ofione e depone l’Uovo Universale dal qual nascono tutte le cose.

Margaret Alice Murray, The Witch-Cult in Western Europe: A Study in Anthropology (1921)

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Flavia Wolfrider, Antico Sentiero Europeo Scuola di Draco (1980)

Merlin Stone, When God Was a Woman (1976)

Albero di Natale: origine

Le origini dell’Albero di Natale, che veniva decorato in corrispondenza con il Solstizio d’Inverno, periodo della rinascita del Sole, sono molto antiche, notizie storiche della decorazione del primo albero o oggetto a forma di albero, risale all’antico Egitto, dove era associato ai miti di morte e rinascita del Sole nella personificazione della divinità di Osiride e al concetto di albero sacro, datore di vita, legato anche al concetto di axis mundi.

Le origini dell’Albero di Natale sono di fatto molto più antiche della festa cristiana del Natale, l’ultima in ordine di apparizione, a celebrare la rinascita del Sole al Solstizio d’Inverno. La tradizione dell’antico Egitto consisteva nell’addobbare una piccola sagoma in legno a forma di piramide, a ricordare anche l’abete, alla quale venivano appesi dei bastoncini che venivano bruciati. Se questo Albero di Natale primordiale prendeva fuoco significava che l’anno a venire sarebbe stato molto fortunato. Nell’antico Egitto è proprio tra le fronde di un albero di abete, nella città di Biblo, che Iside nasconde il corpo di Osiride ed è proprio dall’abete che Osiride rinasce.

Quasi tutte le feste antiche di rinascita della vita e del Sole erano celebrate con l’accensione di luci o la decorazione di un albero sempreverde.

L’usanza moderna di decorare un albero sempreverde per la festa del Solstizio d’Inverno viene fatta risalire ad un’usanza germanica del 16° secolo e trae le sue origini dalla festa germanica di Yule con la sua usanza di bruciare un ceppo nel camino. Addobbare l’Albero di Natale con sfere di vetro colorate che riflettono la luce, candele e lumini colorati ricorda i falò che venivano accesi nelle notti del Solstizio d’Inverno per celebrare la rinascita della vita.

Nel 1600 l’usanza dell’Albero di Natale era diffusa in tutta l’Europa Settentrionale e venne ben presto adottata anche dalle popolazioni slave. Fino al XVIII secolo, però, la consuetudine dell’albero natalizio venne guardata con sospetto dai rappresentanti della Chiesa di Roma, che lo consideravano un rituale protestante. Col tempo la tradizione di decorare l’Albero di Natale si diffuse anche nei paesi cattolici dove venne associato alla rinascita di Gesù Cristo.

Nel 1800 decorare l’Albero di Natale era popolare per le famiglie nobili d’Europa e anche in Russia.

La tradizione di allestire e decorare l’Albero di Natale in Italia si diffuse nel 1800, quando la regina Margherita, moglie di Umberto I, ne fece allestire uno in un salone del Quirinale, dove la famiglia reale abitava. La novità piacque moltissimo e l’usanza si diffuse tra le famiglie italiane in breve tempo.

La principessa Henrietta di Nassau Weilburg lo introdusse a Vienna nel 1816 e la nuova moda conquistò nel giro di poco tutti i territori austriaci.

Nel 1840, la principessa Elena di Mecklenburg, moglie del duca di Orleans, lo fece installare per la alle Tuileries.

Nel Regno Unito la prima raffigurazione della famiglia reale ritratta con un abete addobbato a festa fu stampata nel dicembre 1848 sull’”Illustrated London News”.

Il primo Albero di Natale degli Stati Uniti d’America risale, secondo Windsor Lock, al 1777, mentre altri dicono che il primo albero di Natale sia stato allestito da alcuni immigrati tedeschi nel 1816 a Easton, Pennsylvania.

E’ preferibile non comprare alberi recisi per allestire l’Albero di Natale, ma preferire quelli vivi da ripiantare, se vivete in zone climatiche adatte, o decorare uno degli alberi che crescono nel vostro giardino, o ancora acquistarne uno ecologico o realizzare il vostro in cartone o compensato, a memoria dell’Albero di Natale dell’Antico Egitto.

Foto: Flavia Wolfrider

Befana: Perchta, Berchta, Bertha

La Festa di Perchta è una festa che veniva celebrata in prossimità del Solstizio d’Inverno, nella zona delle Alpi e in Germania in onore della Dea Germanica Perchta, Percht, Berctha, in inglese Bertha, il suo nome significa “la splendente”, ed è una delle feste europee della Befana. Perchta viene associata con la Dea germanica Holda e le Dee norrene Frigg e Hela. Perchta e Holda erano entrambe guardiane e protettrici del bestiame, della casa e della vita domestica. Alcune fonti descrivono Perchta come Dea dal duplice aspetto: bellissima e splendente, bianca come la neve, ma anche come un’anziana curva e stanca. Con l’avvento del cristianesimo, in alcune regioni europee, Perchta diventa Santa Lucia.

Perchta è la Dea della luce, protettrice della casa e della vita domestica. In occasione della festa di Perchta venivano cotte al forno delle torte lievitate a forma di scarpe, chiamate le pantofole di Hertha, che venivano riempite di doni, come alla Befana i doni vanno a riempire le calze appese al camino. Come in molte feste del periodo del Solstizio d’Inverno, le case venivano decorate con rami di abete e piante sempreverdi in onore di Hertha per dasrle il benvenuto in occasione della sua visita, che avveniva proprio in occasione della festa di Perchta legata al periodo delle feste del Solstizio d’Inverno. Il fuoco del camino era acceso con rami di abete durante la cena della notte della festa solstiziale di Perchta, allora Hertha scendeva dal camino ed entrava in casa assieme al fumo e ispirava coloro che si dedicavano alla divinazione a predire il futuro per i partecipanti alla festa. La festa di Perchta è chiamata anche Berchtentag e corrisponde alla festa della Befana che si tiene il 6 gennaio.

Felice Solstizio d’Inverno 2019

Felice Solstizio d’Inverno 2019, Festa di Rinnovamento e Rinascita del Ciclo della Vita!

Nel periodo del Solstizio d’Inverno, la maggior parte dei popoli del mondo, si riuniscono per celebrare la ri/nascita della vita e del Sole.

Sin dal Neolitico gli esseri umani hanno considerato il solstizio un momento di particolare importanza nel ciclo dell’anno. Anticamente i solstizi, come gli equinozi e le altre quattro feste stagionali, segnavano il ciclo della vita degli umani sulla Terra, regolavano i raccolti e l’allevamento del bestiame e hanno generato molte tradizioni e molti racconti mitologici legati al sole, alla luna e alle stagioni. Esistono inoltre molti siti archeologici del Neolitico legati ai Solstizi, come Poggio Rota in Italia, Stonenge in Gran Bretagna e Newgrange in Irlanda.

Il Solstizio d’Inverno era ed è associato alla ri/nascita del Sole e di tutte le divinità connesse al Sole, perché proprio dal giorno seguente le giornate cominciano lentamente ad allungarsi ed il Sole comincia lentamente a “crescere”, a scaldare sempre un po’ di più la Terra, dapprima in modo impercettibile fino a culminare con il suo massimo vigore nei mesi estivi successivi al lento accorciarsi del giorno a favore dell’allungarsi della notte al Solstizio d’Estate.

Nella mitologia Greca le divinità si incontrano ai Solstizi ed in questo periodo ad Ade è concesso di entrare nell’Olimpo.

Nel periodo del Solstizio d’Inverno si celebravano, tra le tante feste, Saturnalia, Bruma, Yule, Alban Arthuan, Natale. E’ una festa connessa al parto, alla ri/nascita, all’incarnazione, all’ispirazione. Nella Rosa dei Venti corrisponde alla Tramontana.

Il Solstizio d’Inverno viene festeggiato dai cristiani non ortodossi come la festa della nascita del Cristo, il Natale, il 25 dicembre perché questa era la data fissata dal Calendario Giuliano nel 46 aC per il Solstizio d’Inverno che segnava la festa del Sol Invictus, il Sole Invitto dispensatore di vita che verrà identificato in seguito con Gesù Cristo.

Il Solstizio d’Inverno è per molti neopagani, la festa di ri/nascita del Sole e la festa di ri/nascita della Vita. La Dea che era “Morte in Vita” al Solstizio d’Estate è ora la Dea connessa alla “Vita in Morte”. Core è ora Persefone, Colei che Porta la Distruzione, la Bianca signora dell’Inverno, Regina della fredda Oscurità che cela in sé il calore del nuovo Sole.

Nell’Antico Egitto la ri/nascita del Sole e la ri/nascita della vita segnata dal Solstizio d’Inverno, viene descritta da un rituale nel quale Iside gira intorno al santuario di Osiride cantando i lamenti funebri per la morte del suo sposo. Questo rituale rappresenta il viaggio della Dea Iside alla ricerca del corpo del Dio Osiride. Osiride era stato ucciso dal fratello Set che era geloso di lui e voleva regnare al suo posto. Set aveva gettato le parti del corpo di Osiride ai quattro angoli della Terra, ma Iside ne aveva conservata una parte. Iside recupera le parti del corpo di Osiride con l’uso dei suoi poteri magici, lo riporta alla vita e concepisce suo figlio, Horus che verrà partorito al Solstizio d’Inverno.Horus è considerato lo stesso Osiride riportato alla vita. Esistono delle statue di Iside che allatta Horus e la Dea è rappresentata con un copricapo a forma di corna di mucca con il disco solare tra le corna.

Sir James George Frazer, nel suo lavoro “Il Ramo d’Oro” e Robert Graves, nei suoi lavori “La Dea Bianca” e “I Miti Greci”, hanno descritto una cerimonia rituale che veniva secondo loro praticata nell’Antica Roma e in altre culture antiche europee: la lotta rituale tra il Re Agrifoglio e il Re Quercia. Il Re Agrifoglio corrisponde alla parte oscura dell’anno, all’inverno e il Re Quercia invece alla parte di luce dell’anno, l’estate. Il Re Agrifoglio e il Re Quercia combattono ai solstizi e a turno uno prevale sull’altro garantendo così l’alternarsi delle stagioni invernale e estiva.

La cerimonia rituale della lotta ai solstizi del Re Quercia e del Re Agrifoglio è un’ottimo simbolo dell’alternarsi delle stagioni invernale ed estiva ed è stata ripresa, praticata e resa popolare da molti culti neopagani, alcuni dei quali che associano il Re Quercia e il Re Agrifoglio alla Divinità maschile, alla polarità maschile che si esprime come figlio e sposo della Dea.

Nell’antica Grecia nel periodo corrispondente all’incirca al Solstizio d’Inverno si celebrava la Festa di Lenaea, la Festa delle Donne Selvagge; nell’Antica Roma si celebravano Brumalia, Saturnalia e Juvenalia, in seguito si celebrava anche la festa del Sole Invitto; i neodruidi celebrano Alban Arthuan; gli Inca celebrano la festa di Inti Raymi; in Iran Shabe Yalda; gli ebrei celebrano il Festival delle Luci di Hanukkah; i neopagani celebrano la festa di Yule; nei paesi celtici si celebrava la festa di Lá an Dreoilín; in Cornovaglia si celebra Mummer’s Day; in Sardegna a gennaio c’è la processione dei Mamuthones. I Dogon del Mali festeggiano la festa del Solstizio d’Inverno e la chiamano Goru, questa è la festa dell’ultimo raccolto e celebra l’arrivo dell’umanità creata dal Dio Amma che a sua volta fu creato dal Dio Nommo, nell’Aduno Koro, o “Arca del Mondo”. Lohri è la festa del Solstizio d’Inverno celebrata in India, nel Punjab, è stata unita alla festa di Makar Sankranti che cade un giorno dopo Lohri ed è conosciuta come Maghi. Soyal, o Soyalangwul è il nome della cerimonia del Solstizio d’Inverno dei nativi del Nord America Zuni e Hopitu Shinumu, “I Pacifici”, conosciuti con il nome più semplice di Hopi. La Festa del Solstizio d’Inverno di Soyal, o Soyalangwul si tiene in 21 dicembre, il giorno più corto dell’anno. Ziemassvētki che significa festa d’inverno in antico Lettone, era una delle feste del Solstizio d’Inverno celebrata in Lettonia e nel Baltico, il 21 dicembre ed era una delle feste più importanti celebrate in quelle regioni assieme alla festa di Jāņi, la festa del Solstizio d’Estate. Karachun, Korochun o Kračún era una festa slava nella quale il Dio Nero e gli spiriti maligni erano molto potenti ed era celebrata la notte più lunga dell’anno, la notte del Solstizio d’Inverno, quando il Sole, Hor è più debole e il giorno è più corto. La notte del Solstizio d’Inverno Hors viene sconfitto dal Dio Nero. In onore di Hors gli slavi danzavano un girotondo, una danza circolare chiamata horo, ancora oggi le danze circolari tradizionali in Bulgaria sono chiamate horo, mentre in Russia e in Ucraina sono chiamate khorovod. Il 23 dicembre Hors risorge come il nuovo Sole con il nome di Koleda, e gli slavi dei territori occidentali accendevano dei falò nei cimiteri per tenere al caldo i loro cari defunti e organizzavano dei banchetti in onore dei morti per non far soffrire loro la fame. Sempre il 23 dicembre venivano accesi dei ciocchi di legno ai crocevia. Kaleda, Koleda, Коляда, Sviatki, Dazh Boh, sono altri nomi dati ad una festa del Solstizio d’Inverno celebrata dai popoli Slavi Orientali e Sarmati. La festa di Kaleda iniziava al Solstizio d’Inverno e durava dieci giorni. Ogni famiglia accendeva il fuoco nel camino e invitava i propri numi familiari ad unirsi alle feste. I bambini si travestivano e la sera andavano di casa in casa a cantare canzoni di buona fortuna e ricevevano in cambio dei regali. La Festa di Beiwe, Beaivi, Beiwe, Bievve, Beivve or Biejje, è una festa Sami (Finlandia e Norvegia) dedicata alla Dea del Sole che porta lo stesso nome della festa, alcune fonti ci descrivono anche un Dio del Sole dallo stesso nome. Il Midwinterblót, “Sacrificio di Mezz’Inverno”, era una festa del periodo del Solstizio d’Inverno, celebrata in Svezia e in altri paesi norreni politeisti, durante la quale si facevano dei sacrifici animali in onore degli Dei. Hogmanay è una festa scozzese della vigilia dell’anno nuovo connessa alle feste del Solstizio d’Inverno per celebrare la rinascita della vita, l’inizio della fine dell’inverno e il ritorno del sole. Le origini di Hogmanay sembra risalgano alla festa del Solstizio d’Inverno di Yule celebrata dagli invasori norreni, unita alle cdelebrazioni per l’anno nuovo di Samhain per i popoli celtici. Festa di Perchta è una festa che veniva celebrata in prossimità del Solstizio d’Inverno, nella zona delle Alpi e in Germania in onore della Dea Germanica Perchta, Percht, Berctha, in inglese Bertha, il suo nome significa “la splendente”. Viene associata con la Dea germanica Holda e le Dee norrene Frigg e Hela. Perchta e Holda erano entrambe guardiane e protettrici del bestiame, della casa e della vita domestica. Alcune fonti descrivono Perchta come Dea dal duplice aspetto: bellissima e splendente, bianca come la neve, ma anche come un’anziana curva e stanca. Con l’avvento del cristianesimo, in alcune regioni europee, Perchta diventa Santa Lucia.

Molti pagani e molti esoteristi tendono ad attribuire una polarità messa in relazione con la sessualità ad una o ad un’altra festa della Ruota della Vita, anche ai Solstizi. Sull’attribuzione delle festività ad una o ad un’altra polarità messa in relazione con la sessualità ho un’opinione diversa, non ritengo che una festa possa essere attribuita ad una sola polarità ma ad entrambe, sempre e comunque, tenendo ovviamente conto che le polarità sessuali non hanno nulla a che spartire con i ruoli di genere. Il Sole inoltre non è sempre messo in relazione con una divinità maschile, in molti paesi del mondo è messo in relazione con una divinità di sesso femminile ed il nome che definisce il sole è coniugato al femminile.

Quest’anno il Solstizio d’Inverno cade il il 22 dicembre alle ore 04 e 19 minuti TU (ore 05:19 TMEC).

La festa di Santa Lucia

La festa di Santa Lucia è una festa del periodo del Solstizio d’Inverno che corrisponde alla Befana e alla festa di Perchta. La festa di Santa Lucia viene celebrata in tutta Italia, ma anche in molte altre nazioni d’Europa. La festa di Santa Lucia ricorre oggi il 13 dicembre, ma prima dell’introduzione del calendario moderno, nel 1582, la festa di Santa Lucia cadeva in prossimità del Solstizio d’Inverno, infatti esiste ancora un detto legato proprio al Solstizio d’Inverno: “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”.

Santa Lucia è l’aspetto cristiano della Dea Perchta, Berchta, Holda, connessa allo splendore e alla luce, Santa Lucia è infatti la protettrice della vista e degli occhi, di tutto ciò che è connesso alla vista, che è strettamente connessa alla luce.
Santa Lucia riporta il Sole lentamente al suo vigore estivo, le notti cominciano ad essere sempre più corte, i giorni sempre più lunghi e il Sole sempre più caldo.
Santa Lucia, nei giorni legati alle feste del Solstizio d’Inverno, si aggira di notte tra le case abitate dai bambini per ritirare le lettere nelle quali questi hanno scritto o fatto scrivere i loro desideri, oppure per riceverli di persona, captandoli nei sogni. Lucia non vuol essere vista e si annuncia ai bimbi ancora svegli dopo l’imbrunire con un campanellino, per invitarli ad andare a dormire. Se qualcuno, ostinato, si attarda nella veglia, rischia di prendersi una manciata di cenere negli occhi.

Santa Lucia e la Befana

La Festa di Santa Lucia deriva dall’antica festa della Befana, la festa delle civiltà matrilineari dell’Antica Europa, dove la Befana è la Dea Madre che porta i doni per il ritorno della luce, una festa del periodo del Solstizio d’Inverno come la festa di Perchta. La Festa di Santa Lucia viene celebrata in tutta Italia, ma anche in molte altre nazioni d’Europa. La Festa di Santa Lucia ricorre oggi il 13 dicembre, ma prima dell’introduzione del calendario moderno, nel 1582, la Festa di Santa Lucia coincideva con il Solstizio d’Inverno, infatti esiste ancora un detto legato proprio al Solstizio d’Inverno: “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”.

Santa Lucia è l’aspetto cristiano della Dea Perchta, Berchta, Holda, connessa allo splendore e alla luce, Santa Lucia è infatti la protettrice della vista e degli occhi, di tutto ciò che è connesso alla vista, che è strettamente connessa alla luce. Santa Lucia riporta il Sole lentamente al suo vigore estivo, le notti cominciano ad essere sempre più corte, i giorni sempre più lunghi e il Sole sempre più caldo.

Santa Lucia, nei giorni legati alle feste del Solstizio d’Inverno, come la Befana, si aggira di notte tra le case abitate dai bambini per ritirare le lettere nelle quali questi hanno scritto o fatto scrivere i loro desideri, oppure per riceverli di persona, captandoli nei sogni. Lucia non vuol essere vista e si annuncia ai bimbi ancora svegli dopo l’imbrunire con un campanellino, per invitarli ad andare a dormire. Se qualcuno, ostinato, si attarda nella veglia, rischia di prendersi una manciata di cenere negli occhi. La Befana invece lascia del carbone al posto dei doloci, per i bambini che non si sono comportati bene nel corso dell’anno.
Buona Befana!

Felice Samhain 2019

Felice Samhain 2019!

Samhain, pronuncia /ˈsaʊ.ɪn/, or /ˈsaʊn/, erroneamente pronunciato /’sam.eɪn/ , era una festa dei popoli gaelici, dei popoli di cultura celtica, celebrata tra il 31 ottobre e il 1° novembre. Samhain dal 19° secolo, dopo l’uscita dei libri di John Rhys e di Frazer, viene conosciuta anche come il “Capodanno Celtico”. Samhain è chiamata anche Samhuinn, dai neodruidi. In italiano si pronuncia ed è chiamata Sauin o Savuin.

Samhain è la Festa dell’Ombra che Cela la Luce, è il tempo in cui le porte tra i mondi si aprono e viene ricordato a tutti che è nel buio che si cela la luce, è un tempo sospeso tra passato e futuro, tra spazio e non spazio, quando le porte tra i mondi si aprono e si possono incontrare con più facilità esseri disincarnati, siano essi gli spiriti dei cari defunti che gli abitanti di altre dimensioni, di altri mondi. Questo è il tempo in cui si accoglie l’ombra della morte e si apre la porta di luce della vita.

La festa di Samhain corrisponde oggi alla festa cattolica di Ognissanti e dei Morti e nei paesi di lingua inglese viene festeggiata in modo più commerciale come la festa di Halloween.

La festa celtica di Samhain segnava la fine dei raccolti, la fine della parte dell’anno della luce e l’inizio della parte dell’anno dell’oscurità. Le celebrazioni si svolgevano in diversi giorni come le celebrazioni della Festa di Ognissanti e dei Morti che celebreranno in seguito i cattolici. A Samhain, come in altre feste antiche, venivano accesi dei falò per illuminare lo spazio sacro della festa di notte e per purificare persone, animali e oggetti, era consuetudine far passare il bestiame e le persone tra due falò come rituale di purificazione. Samhain è oggi una festa celebrata da molti gruppi neopagani.

In irlandese moderno il nome di questa festa è Samhain [ˈsˠaunʲ], in gaelico scozzese è Samhuinn [ˈsaũ.iɲ], in gaelico dell’isola di Man è Sauin e in antico irlandese è Samain[ˈsaṽɨnʲ].

La parola in irlandese moderno “Samhain” deriva dalle parole in antico irlandese “samain”, “samuin”, or “samfuin”, tutte riferite al 1° novembre (latha na samna: ‘samhain day’- giorno di novembre) e alla festa che si teneva anticamente in Irlanda (oenaig na samna: ‘samhain assembly’ – assemblea di novembre). Il significato di Samhain è spiegato con ‘fine dell’estate’, e la pronuncia con la “f” suggerisce l’analisi dell’etimologia popolare con “sam” (estate) e “fuin” (tramonto, fine).

La parola in antico irlandese “sam” (estate) deriva dalla lingua proto-indo-europea “*semo-”; parole affini sono la gallese “haf”, la bretone “hañv”, l’inglese “summer” e la parola in antico norrena “sumar”, tutte parole che significano “estate”, per finire con la parola in sanscrito “ sáma” che significa “stagione”.

Le parole “Samhain” in gaelico irlandese e “t-Samhain” in gaelico scozzese, significano entrambe “novembre”.

Nel 1907, Whitley Stokes indica un’etimologia della parola Samhain dal proto-celtico “*samani” (assemblea), affine alla parola in sanscrito “ sámana” e alla parola in gotico samana.

J. Vendryes sostiene che le parole che contengono la radice “*semo-” (estate) non sono da collegare alla parola Samhain, facendo notare che per i Celti la fine dell’estate era celebrata alla fine di luglio inizio di agosto, con la festa di Lugnasadh, e non a novembre. Si ritiene pertanto che Samhain derivi dalla parola celtica insulare “assemblea”, *samani o *samoni.

Il nome Samhain, che indica il mese di novembre deriva dall’epoca proto-celtica, dalla parola gallica Samon[ios] del calendario di Coligny, e il fatto che la parola venisse associata alla fine dell’estate può derivare dal calendario gallico che divideva l’anno in due parti: la “parte osura” e la “parte chiara” che iniziavano rispettivamente con il mese di Samonios (la lunazione di ottobre/novembre) che segnava la fine della parte di luce, dell’estate, e con il mese di Giamonios (la lunazione di Aprile/Maggio), che segnava la fine della parte dell’oscurità, dell’inverno.

La parola Giamonios, l’inizio della stagione estiva, è chiaramente connessa alla parola che indica l’inverno (winter), dal proto-indo-europeo “*g’hei-men-” (Latino hiems, Lettone ziema, Lituano žiema, Slavo zima, Greco kheimon, Hittita gimmanza), in antico irlandese “gem-adaig” significa “notte d’inverno”. Se ne deduce che in proto-celtico il primo mese della stagione estiva, della parte estiva dell’annno, era chiamato “wintry” (invernale, gelido) e che il primo mese della stagione invernale, della parte invernale dell’anno, “summery” (estivo, caldo), molto probabilmente per ellissi, rispettivamente, [mese alla fine dell’] estate/inverno. Questa osservazione rivaluta l’interpretazione originaria della parola Samhain come “fine dell’estate”.

L’anno gallico iniziava con la “parte oscura” delle due in cui era diviso, e l’inizio della “parte oscura” del calendario era proprio a Samhain, per questo Samhain è considerata anche oggi per molti gruppi neopagani il “Capodanno”. Il Capodanno vero e proprio veniva celebrato durante le “tre notti di Samonios” (in gallico trinux[tion] samo[nii]), l’inizio del ciclo lunare che cadeva più vicino al punto di mezzo tra l’equinozio di autunno e il solstizio d’inverno. Le lunazioni che segnavano la metà di ciascuna parte dei due cicli dell’anno erano segnate da altre due importanti feste.

Il calendario di Coligny segna poi la luna di mezz’estate: Lughnasadh, ma omette la luna di mezz’inverno: Imbolc. Le stagioni del calendario di Coligny non sono orientate sull’anno solare degli assi Solstizi/Equinozi, perciò la festa di mezz’estate non cadeva al solstizio d’estate, ma un po’ più tardi, verso il 1° agosto circa, cioè a Lughnasadh. Questo calendario era concepito per allineare le lunazioni con il ciclo agricolo di vegetazione e la posizione astrologica esatta del sole a quel tempo era probabilmente considerata di importanza minore, almeno in questo calendario.

Samain o Samuin era l’antico nome della festa di Samhain celebrata fino ai tempi dell’Irlanda medioevale, che segnava la fine della stagione estiva e l’inizio della stagione invernale. La festa di Samhain segnava la fine della stagione dei commerci e delle guerre ed era la data ideale per le assemblee tribali in cui i re locali incontravano il loro popolo.

Si dice che fu Papa Gregorio III (731–741) ad istituire la festa di Ognissanti il 1° novembre per farla coincidere con la precedente festa di Samhain, ma fu solo nell’835 che Ludovico I il Pio che fissò ufficialmente la festa di Ognissanti al I novembre.

Il Ciclo dell’Ulster contiene diversi riferimenti a Samhain. Nel Tochmarc Emire, Samhain è il primo dei quattro “quarter days” dell’anno menzionati dall’eroina Emer. Molte delle avventure e delle campagne intraprese dagli eroi nel Tochmarc Emire iniziano durante la festa della notte di Samhain.

Uno di questi racconti è quello di Echtra Nerai (Le Avventure di Nera) che parla di Nera del Connacht che si sottopone ad una prova di coraggio voluta da re Ailill. Il premio per il superamento della prova è la spada dall’elsa d’oro del Re. La prova consiste nel lasciare la sicurezza e il tepore del palazzo e passare la notte sotto la forca dove erano stati impiccati due prigionieri il giorno prima, annodare un ramoscello sotto l’ascella di uno degli impiccati e tornare alla base. Altri che hanno pensato sono stati tormentati da demoni e spiriti che impediscono loro di portare a termine il loro compito e superare la prova e li costringeva a tornare spaventati e coperti di vergogna nel palazzo di Ailill. Nera portò a termine il compito affidatogli ma rimase intrappolato nel Sidhe fino alla seguente festa di Samhain. Da notare che la parola usata per indicare l’estate nell’Echtra Nerai è “samraid”.

Anche la Cath Maige Tuireadh (la Battaglia di Mag Tuired) si svolge a Samhain, qui le divinità Morrigan e Dagda si incontrano e si uniscono sessualmente prima della battaglia contro i Fomori, così facendo la Morrigan favorisce la vittoria del popolo di Dagda, i Tuatha Dé Danann.

Il racconto The Boyhood Deeds of Fionn (Le Gesta Giovanili di Fionn) include una scena importante ambientata a Samhain, il giovane Fionn Mac Cumhail si reca a Tara dove Aillen the Burner (Aillen l’Incendiario), uno dei Tuatha Dè Danann, a Samhain fa addormentare tutti i presenti e da fuoco a tutto. Fionn resta sveglio e uccide Aillen e conquista il suo posto di capo dei fianna.

La festa di Samhain è sopravvissuta sotto varie forme come festa del raccolto e dei morti e dei santi. In Irlanda e Scozia, il “ Féile na Marbh”, la “festa dei morti”, è il nome usato per la festa cristiana dei Morti.

La notte di Samhain, in irlandese “ Oíche Samhna” e in scozzese “ Oidhche Samhna” è una delle feste più importanti del calendario celtico, cade la notte del 31 ottobre ed è la festa dell’ultimo raccolto e del contatto con le anime dei morti. Halloween ha preso oggi il posto della festa sacra di Samhain ma in Irlanda e Scozia questa festa viene ancora chiamata Oíche/Oidhche Samhna, ed in alcune aree c’è ancora l’usanza di lasciare un posto per i morti per permettere loro di partecipare alla festa e la notte si raccontano le storie degli antenati.

A Samhain venivano immagazzinate le scorte alimentari per l’inverno: grano, frutta, foraggio verdure, e veniva selezionato il bestiame che doveva essere macellato per seccare e conservare parte della carne e quello che doveva essere ricoverato nelle stalle per passare l’inverno. Questa usanza risale al tempo in cui non esisteva il frigorifero e il congelatore e si dovevano mettere in dispensa le scorte di cibo per passare la stagione invernale. Anticamente le popolazioni che abitavano l’Europa a Samhain si preparavano ad affrontare la stagione fredda e si riunivano in una grande assemblea di festa e di lavoro dove tutti contribuivano a stipare le provviste per l’inverno, preparavano il grano da conservare per mangiare e per essere piantato alla prossima semina, preparavano conserve e la frutta da tenere sotto la paglia, e conservavano il fieno al chiuso e macellavano il bestiame in esubero che non avrebbe potuto superare la stagone fredda ed essiccavano, affumicavano e salavano una gran parte della carne, celebravano poi una grande festa godendosi gli ultimi tepori della stagione calda. Alla festa di Samhain si mangiava, si beveva, si cantava, ci si divertiva onorando le forze della vita e della fertilità che stava per essere celata e protetta dall’oscurità.

Alla festa di Samhain si commemoravano i defunti ed era un ottimo periodo per contattare i parenti defunti per chiedere loro un aiuto o un consiglio. Le persone si riunivano attorno ai falò per purificarsi e scaldarsi e le ossa del bestiame macellato a Samhain venivano bruciate nel fuoco sacro e purificatore dei falò in omaggio agli Dei e agli antenati defunti. Quando venivano accesi i falò, tutti i fuochi del villaggio venivano spenti ed ogni famiglia attingeva al fuoco comune dei falò per riaccendere il focolare domestico.

Core è ormai regina del mondo ctonio, regna accanto al Dio agrifoglio, Ade, e sulla terra è chiamata Persefone, (Colei che Porta la Distruzione), o Proserpina (La Temibile), perché sulla Terra la luce cede il passo all’oscurità, la vita rigogliosa e vivace dell’estate lascia spazio alla vita silente dela morte/trasformazione della stagione invernale.

Alla festa di Samhain, come in molte altre feste dei Morti, le persone indossavano dei costumi e delle maschere di solito connesse al tema della morte, forse per allontanare o placare gli spiriti maligni e per esorcizzare la paura della morte e dei morti. In Scozia i morti erano impersonati da ragazzi mascherati, con il volto coperto da un velo o dipinto di nero e vestiti di bianco. Venivano anche accese delle lanterne ricavate da grandi rape svuotate della polpa e intagliate a forma di facce o teschi, queste lanterne venivano messe sulle finestre per cacciare gli spiriti malvagi o dispettosi.

Sempre in Scozia dal 16° e al 19° secolo i bambini andavano di a bussare di porta in porta mascherati e portando le lanterne ricavate dalle rape, cantando, raccontando storie e chiedendo in cambio delle monete o del cibo. Con l’emigrazione di massa dalla Scozia e dall’Irlanda agli Stati Uniti questa tradizione si radicò nel Nuovo Mondo e la festa di Samhain diventò la festa più commerciale di Halloween e le lanterne di rapa furono sostituite da quelle di zucca.

Ma il frutto più importante della festa di Samhain per la tradizione druidica è la mela che veniva usata anche per la divinazione. Se qualcuno celebra la festa di Samhain ancora oggi potrebbe preparare dei dolci con le mele invece che con la zucca. Anche le nocciole erano usate per la preparazione di dolci rituali della festa e per la divinazione.

A Samhain era consuetudine interrogare gli Dei, gli spiriti e i defunti tramite la pratica della divinazione, si dice che una divinazione effettuata la notte di Samhain sia molto efficace e veritiera. In questa notte magica in cui si aprivano le porte tra i mondi si chiedeva di conoscere l’identità di un possibile partner futuro, di sapere come sarebbe stata la propria nuova casa, e se e quanti bambini si potevano avere o se c’era la possibilità di diventare ricchi.

Una pratica di divinazione consisteva nello sbucciare una mela senza mai spezzare la buccia, una volta pelata la mela si gettava la buccia dietro la spalla sinistra ponendo una domanda e la risposta si evinceva dalla forma che prendeva la buccia cadendo sul terreno, di solito ci si basava sulla forma delle lettere oghamiche e sul loro significato esoterico. Un’altra forma di divinazione di Samhain era tramite le nocciole, si mettevano delle nocciole ad arrostire nella brace e venivano interpretati i loro movimenti di reazione al calore.

Samhain è una festa osservata da molte Tradizioni neopagane in modi a volte molto diversi tra loro nonostante il nome della festa sia lo stesso, perché ogni Tradizione neopagana pur avendo spesso origini comuni alle altre, si sviluppa in modo diverso nell’interpretazione moderna delle opere antiche tramandate sulla spiritualità dei popoli che hanno preceduto il cristianesimo e dalla scelta di applicare le antiche conoscenze spirituali alla vita presente.

Alcune Tradizioni neopagane, a Samhain, celebrano dei rituali per onorare i morti e le divinità associate alla morte connesse alla loro cultura di origine. Altre Tradizioni neopagane celebrano Samhain nel modo che ritengono il più possibile simile a quello delle antiche popolazioni celtiche, basandosi sulle leggende celtiche del loro luogo di origine. Altri ancora celebrano Samhain con dei rituali elaborati basandosi sulle diverse tradizioni che ricordano la festa e sulla tradizione del loro luogo di origine connessa alla festa di Samhain. Per le alcune Tradizioni neopagane, Samhain è, come per la Wicca, una delle Otto Feste della Ruota dell’Anno che vengono da alcuni chiamate Sabbat ed è considerata la festa più importante.